Il Goal 14 ha come obiettivo la conservazione degli oceani, dei mari e delle risorse marine, elementi fondamentali per la salute e la salvaguardia del pianeta.
Il clima, la disponibilità d’acqua e di cibo, persino l’aria che respiriamo, sono regolati dal mare; oceani sani e produttivi preservano gli ecosistemi marini e costieri, garantendo prosperità ai paesi e alle popolazioni che ne usufruiscono. Le forme di tutela si fondano sulla protezione, recupero e ripristino degli ecosistemi, contrastando gli effetti negativi provocati dai cambiamenti climatici, l’inquinamento proveniente dalle attività terrestri e le pratiche di pesca intensive. Le attività umane non regolamentate provocano l’esaurimento delle riserve ittiche e la perdita degli habitat naturali. È, quindi, necessario applicare rigorosamente politiche di gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo, adottando nel contempo misure di protezione per la conservazione della biodiversità marina e delle coste.
L'oceano assorbe circa il 23 per cento delle emissioni annuali di anidride carbonica di origine antropica nell'atmosfera, contribuendo ad alleviare gli impatti dei cambiamenti climatici sul pianeta, con conseguente diminuzione del pH e acidificazione dell'oceano.
La sostenibilità delle risorse ittiche globali continua a diminuire.
Le aree marine protette
Le Aree marine comprese nella rete Natura 2000 sono il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione della biodiversità.
L’indicatore di balneabilità consente di valutare la qualità complessiva delle acque marinocostiere. L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di acque di balneazione – circa un quarto del totale Ue - la maggior parte delle quali con livelli di qualità più che sufficienti. Nel 2018 la costa marina balneabile era pari al 66,5% della lunghezza complessiva della costa italiana. La quota di costa non balneabile comprende le zone che presentano rischi di natura igienico sanitaria o di sicurezza, le aree militari, i porti, le foci di fiumi e le aree naturali soggette a tutela.
Percentuale di stock ittici entro livelli biologicamente sostenibili
La pesca intensiva determina uno sfruttamento eccessivo degli stock ittici rispetto alla loro capacità di autorigenerazione, con effetti negativi sugli ecosistemi e sulla produttività delle attività economiche legate alla pesca. I fenomeni indotti dai cambiamenti climatici, quali l’acidificazione, il riscaldamento delle acque, l’aumento del livello del mare hanno effetti sull’ecosistema marino e aggravano l’insostenibilità della pesca intensiva. Per garantire la rigenerazione ittica, lo sfruttamento degli stock ittici deve rientrare nei livelli biologicamente sostenibili per garantirne la riproduzione.
Nel Mediterraneo occidentale la pesca avviene in condizioni di sovrasfruttamento.
Dati del Friuli Venezia Giulia (SDGS 2019)