Fortificazioni, Cultura e Società di un Popolo Antico

 I Castellieri: Sentinelle di Pietra nell'Antico  Friuli Venezia Giulia

La cultura dei castellieri si sviluppò inizialmente in Istria nell'età del bronzo medio per espandersi successivamente in Friuli Venezia Giulia, Dalmazia, Veneto e zone limitrofe. Durò oltre un millennio (dal XV al III secolo a.C. circa) ed ebbe termine solo con la conquista romana.

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Argomenti trattati

L’epoca dei castellieri in Friuli Venezia Giulia

   Che cosa erano i castellieri?

   Il castelliere più importante: Nesactium

   Il castelliere di Udine

   La vita nei castellieri

   I castellieri nelle pianure friulane



L’insediamento nel territorio risale a tempi antichi. Con l’aumento della popolazione e l’organizzazione delle comunità, circa 4000 anni fa, durante l’Età del Bronzo antico, emerse il fenomeno dei castellieri. Questi erano particolari abitati fortificati, diffusi in gran parte dell’Europa e con una presenza significativa tra i fiumi Timavo e Isonzo nel nostro territorio.

Oltre a servire come strutture difensive, i castellieri fungevano anche da punti strategici per il controllo del territorio, in un’epoca caratterizzata da intensi movimenti di persone e merci.

Che cosa erano i castellieri?

Erano dei borghi fortificati, generalmente situati su montagne e colline o, più raramente, in pianura (Friuli sud-orientale), e costituiti da una o più cinte murarie concentriche, dalla forma rotonda, ellittica (Istria e Venezia Giulia), o quadrangolare (Friuli), all'interno delle quali si sviluppava l'abitato.

Lo spessore delle mura poteva raggiungere anche i quattro o i cinque metri, mentre per quanto riguarda l'altezza questa era generalmente compresa fra i cinque e i sette metri. Erano dunque delle cinte piuttosto massicce il cui perimetro poteva misurare anche due o tre chilometri. La tecnica costruttiva era a sacco: venivano edificati due muri paralleli costituiti da grandi blocchi di pietra e riempiti, nello spazio interno, da piccole pietre, terra ed altri materiali residuali. Le case di abitazione, generalmente di modeste dimensioni e dalla forma circolare (spesso a trullo) avevano una base di pietra calcarea o arenaria e per il resto erano costruite con materiali deperibili, soprattutto legno.

In Istria, Friuli, e Venezia Giulia sono rimaste alcune centinaia di castellieri fra cui quello di Leme, in Istria centro-occidentale, di Elleri, nei pressi di Muggia, di Monte Giove, in prossimità di Prosecco (Trieste), di Slivia, frazione del comune di Duino-Aurisina, e di S.Polo, (o della Gradiscata) non lontano da Monfalcone.

Distribuzione dei castellieri nel Caput Adriae

Distribuzione dei castellieri nel Caput Adriae

Il castelliere più importante: Nesactium

Il castelliere più importante e popoloso era quello di Nesactium (Nesazio), nell'Istria meridionale, a pochi chilometri da Pola. Nesactium era circondata da una doppia cinta muraria e fu anche, per lungo tempo, capitale e massimo centro religioso della nazione degli Istri. Dopo la conquista romana, Nesactium, come molti altri castellieri istriani, giuliani e friulani venne trasformato in roccaforte militare.

Il castelliere di Udine

Recentemente a Udine, nel corso dei lavori di ristrutturazione di Palazzo Mantica, sede della Società Filologica Friulana, sono state trovate tracce del castelliere della città di Udine (datato alla media età del Bronzo).

La vita nei castellieri

Tutte le popolazioni che, nel corso dei secoli, si succedettero nella regione, avevano un carattere stanziale ed erano dedite, in prevalenza, ad attività primarie come l'agricoltura (cereali) e l'allevamento (suini, ovini e caprini soprattutto, scarsi i bovini). Anche i campi destinati alla coltivazione venivano spesso delimitati da mura ed erano cosparsi di castellieri dalle dimensioni ridotte che con ogni probabilità venivano adibiti a rifugio o a deposito.

Per quanto riguarda le attività secondarie, grande sviluppo ebbe la siderurgia, curiosamente legata, almeno fino al V secolo a.C., più alla lavorazione del bronzo che non a quella del ferro. 

I castellieri nelle pianure friulane

Tra il Bronzo Antico e il Bronzo Medio (1900-1500 a.C. circa), vennero fondati i primi castellieri nelle pianure friulane.

Essi sorsero lungo le lavie e i torrenti in quanto garantivano l’approvvigionamento idrico per uomini, animali e campi.

Lo sfruttamento dei boschi iniziò a farsi più intenso grazie all’introduzione e alla diffusione delle leghe di bronzo che permisero di ottenere asce più robuste e funzionali.

I boschi erano probabilmente cedui, ossia erano sottoposti a tagli regolari. In questo modo lo sviluppo degli alberi era tenuto sotto controllo. Era così più facile ricavarne il legno per la costruzione dei sistemi difensivi, i terrapieni, e delle abitazioni nonché il legname per il fuoco e per fabbricare attrezzi e stoviglie. Il bosco offriva anche numerose varietà di frutti selvatici, il fogliame e le ghiande di cui si nutrivano il bestiame e la selvaggina che era in modo occasionale cacciata per ottenere, oltre alla carne, pelli e corna. Ai margini dei boschi si trovavano i campi coltivati.

Verso il Bronzo Antico la diffusione in Friuli della ruota e dell’aratro permisero agli abitanti dei castellieri di facilitare e velocizzare il trasporto verso i villaggi di materiale edilizio come il legno, la terra e i ciottoli e di estendere le aree coltivate.

Successivamente le acque di lavie e torrenti vennero in alcuni casi incanalate verso i fossati dei castellieri o in rogge che scorrevano nelle loro vicinanze, per creare delle riserve idriche facilmente raggiungibili e sempre disponibili.

Con il passare del tempo l’intervento dell’uomo sull’ambiente si fece più incisivo, le tecniche agricole migliorarono e di conseguenza la popolazione diventò più numerosa. Sorsero nuovi abitati fortificati e aumentò il bisogno di legname per rafforzare le difese degli abitati. Le zone adibite a coltura aumentarono.

A nord della linea delle risorgive  vennero fondati su dossi poco rilevati nuovi castellieri che controllavano la pista e utilizzavano i fiumi navigabili di risorgiva.

I terrapieni, composti di legno, terra e ghiaia, furono ampliati o ristrutturati più volte. Il legname dei boschi della pianura fu sfruttato in modo così intenso da portare ad una diminuzione significativa dell’estensione delle selve.

Con il passaggio dall’età del bronzo all’età del ferro si registra un peggioramento climatico. Le temperature diminuiscono mentre le precipitazioni aumentano. Per questo motivo vengono privilegiate alcune colture più resistenti, come ad esempio l’orzo. Nel corso dell’VIII secolo a.C. molti tra i castellieri che erano sorti nella pianura friulana durante l’età del bronzo furono abbandonati.

La popolazione si concentrò in pochi abitati fortificati che controllavano un territorio vasto dove vi erano non solo campi e pascoli ma anche frutteti coltivati, orti e, probabilmente, capanne isolate: qui trovavano riparo contadini e pastori che qui verosimilmente lavoravano il latte e i prodotti della terra.

L’aspetto del paesaggio fu modificato radicalmente in epoca romana. Una buona parte del territorio fu suddiviso in lotti (quadrati di circa 50 ettari) lungo i cui assi furono realizzate le prime strade strutturate; questo tipo di organizzazione prende il nome di centuriazione.

 

 

Nota. La fascia delle risorgive (che divide anche la pianura friulana in alta e bassa) si estende, a sinistra del Tagliamento, da Codroipo al Carso Monfalconese e, alla destra del Tagliamento, da Codroipo a Sacile, dove raggiunge le polle del Livenza, ai piedi del Cansiglio.

 

 

FVG. La vita quotidiana nei villaggi protostorici.

 

 

 

 

 

 



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