Episodio 4. Leonardo e Lucia: Un Legame che Trasforma
di Roberta Di Monte
Leonardo, giovane costruttore, trova l’amore in Lucia, che risveglia in lui il sogno di edificare emozioni. Un incontro, una svolta inattesa.
Leonardo, giovane talentuoso e dedito alla costruzione, afferma la sua fama a Venezia grazie al lavoro tenace e a una mente geniale. A 25 anni apre una bottega nel cuore della città, dove ogni mattina ammira Lucia, una ragazza semplice ma affascinante. Un fortuito incontro causato dal vento dà inizio a un legame inatteso, che accende in lui un nuovo desiderio: costruire qualcosa di più profondo, fatto di emozioni. Come evolverà il loro incontro?
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Episodio 04
Da quel giorno, ogni mattina, l'attesa del passaggio di Lucia divenne un rituale sacro per Leonardo. Lasciava per un momento i suoi disegni e i suoi calcoli, si assestava vicino alla porta della bottega, fingendo di riordinare attrezzi o osservare il canale, ma in realtà i suoi occhi erano fissi sulla calle.
Col passare dei giorni, la curiosità si trasformò in una delicata consuetudine. E fu così che, attraverso brevi scambi di saluti, un sorriso reciproco, un cenno del capo, Leonardo scoprì chi fosse Lucia. Era figlia di un locandiere, e lei stessa aiutava il padre nella gestione della locanda di famiglia, un mestiere che, seppur umile, spiegava la sua familiarità con le strade e la sua innata praticità. Questa nuova consapevolezza, anziché diminuire il suo interesse, non fece che accrescerlo, aggiungendo strati di ammirazione per la sua laboriosità e dedizione.
Lucia aveva un viso dai lineamenti dolci, ma allo stesso tempo marcati dalla fatica del lavoro. I suoi capelli castani e lisci erano raccolti in una pratica treccia, lasciando scoperta la curva aggraziata del collo e una mascella decisa. I suoi occhi, di un castano intenso e profondo, evocavano una curiosità innata e una circospezione attenta. Indossava abiti semplici e funzionali: una tunica e un grembiule di tessuto grezzo, che mostravano i segni del lavoro.
Cresciuta all'ombra dei canali veneziani, aveva imparato a navigare con destrezza nelle complesse acque sociali della città. Tenera di cuore, nutriva un debole per i più deboli della società, in particolare i gatti randagi che spesso la seguivano fino a casa, quasi a chiedere protezione. Il suo modo di parlare era intriso del dialetto schietto delle calli veneziane, ma sapeva passare con disinvoltura a un tono più raffinato e misurato quando aveva a che fare con l'aristocrazia che si recava in locanda per i suoi vini pregiati. In segreto, Lucia nutriva un amore profondo per la poesia e l'arte del sonetto, versi che sussurrava tra sé e sé nei rari momenti di solitudine, trovandovi conforto e ispirazione. Il suo arguto ingegno e la sua natura attenta la rendevano una conversatrice formidabile, sebbene spesso preferisse il silenzio, considerandolo la parte migliore del suo valore. Soprattutto, Lucia apprezzava la lealtà e l'onestà, valori che riteneva il vero fondamento di ogni relazione umana.
Qualche giorno dopo l'episodio del fazzoletto. Leonardo, come al solito, è in attesa del passaggio di Lucia, magari sta fingendo di sistemare qualcosa fuori dalla bottega. Lucia si avvicina con la sua cesta, forse un po' meno di fretta del solito, notando la presenza di Leonardo.
"Buongiorno, Lucia." La voce di Leonardo, solitamente ferma, era un po' più morbida e con un tono leggermente scherzoso. "Il vento non vi ha giocato altri scherzi oggi, spero."
Lucia sorrise, un'ombra di divertimento nei suoi occhi castani. "Buon giorno a voi, mastro Leonardo. No, oggi il fazzoletto è rimasto al suo posto. Sembra che il vento abbia deciso di dar tregua." Fece un piccolo cenno verso la bottega. "Sempre indaffarato con le vostre costruzioni, vedo."
Leonardo volse lo sguardo verso il suo laboratorio, i suoi occhi che si posavano con un accenno di orgoglio misto a nervosismo sulle pietre appena sbozzate. Poi tornò a guardare Lucia. "Sì, sempre. C'è sempre qualcosa da ideare, da plasmare. Ogni giorno è una nuova sfida per dare forma alla pietra." Esitò un attimo, poi aggiunse, quasi a bassa voce, un filo di passione nella voce: "È... una passione, capite?"
Lucia, con i suoi occhi castani che si soffermavano sugli schizzi appesi alla parete interna, visibili dalla porta aperta, mormorò: "Capisco. A volte mi fermo un istante, passando, e mi chiedo come da un semplice blocco di pietra possa nascere tanta bellezza." Il suo sguardo si posò nuovamente su Leonardo, con un'espressione pensierosa. "Deve essere come dare vita a qualcosa che prima non c'era."
Leonardo, sorpreso dalla sua osservazione così acuta e profonda, sentì i suoi occhi azzurri illuminarsi. "Esattamente! È proprio così. Vedere il disegno prendere forma, mattone dopo mattone... È una magia, in un certo senso." Poi, sentendosi un po' più a suo agio di fronte a quella inaspettata comprensione, si azzardò: "Voi... voi amate la bellezza, Lucia?"
Lucia, con un velo di modestia che le attraversò il viso ma con gli occhi che brillavano di una luce interna, rispose: "Amo la bellezza che si trova nelle cose semplici, mastro Leonardo. In un fiore che sboccia nonostante i ciottoli, nella luce del sole sui canali... o in una rima ben costruita." L'ultima frase la disse quasi sottovoce, come un segreto prezioso.
Leonardo, colto di sorpresa da quell'accenno alla rima, un mondo a lui sconosciuto al di fuori dei suoi progetti tecnici e delle solidità materiali, chiese con una curiosità visibile: "Una rima? Voi... leggete poesie, Lucia?"
Lucia, con un sorriso timido ma complice che si disegnò sulle sue labbra, annuì. "A volte. Ne trovo conforto, e... diletto." Fece un piccolo passo, ma si fermò, voltandosi leggermente, il suo sguardo che prometteva un'invito non ancora espresso. "Ma devo andare ora, il mercato mi aspetta e mio padre mi vorrà in locanda." Riprese il cammino, ma dopo pochi passi si girò di nuovo, il sorriso più aperto. "Sarà interessante vedere quale altra magia creerete oggi, mastro Leonardo."
Leonardo rimase immobile sulla soglia della sua bottega, il cuore un po' più leggero e la mente ora animata da una nuova, affascinante domanda: una rima ben costruita? Era meravigliato, quasi incantato, di come quella giovane donna, apparentemente così semplice, celasse in realtà molto più di quanto non mostrasse. E mentre Lucia si allontanava lungo la calle, la sua voce melodiosa lo raggiunse, portata con delicatezza dal vento mattutino. "Se vi capitasse di avere sete o fame, mastro Leonardo," disse, la sua voce come una dolce promessa, "la nostra locanda è a due passi. Saremmo lieti di accogliervi." Il suo sorriso fu l'ultimo, prezioso regalo prima di svoltare l'angolo, lasciando Leonardo con una promessa che risuonava nella sua anima più dolce di qualsiasi melodia.
Leonardo non tardò a scoprire che la locanda di Lucia era incredibilmente vicina al suo laboratorio, a malapena un paio di passi lungo la stessa calle. E così, quasi senza rendersene conto, per quell'attrazione silenziosa e quel nascente amore che lo legava a Lucia, cambiò le sue abitudini radicate. Quando non era impegnato in un cantiere o chino sui suoi progetti e disegni, il richiamo della locanda divenne irresistibile. Iniziò a frequentarla, non solo per la speranza di incrociare lo sguardo di Lucia o scambiare qualche parola, ma anche scoprendo, con sua grande sorpresa, un nuovo e inatteso lato del suo carattere.
La locanda di Lucia si ergeva lungo una calle non troppo trafficata, un rifugio accogliente e vivace in un angolo della Venezia dell’epoca. Non era un palazzo sfarzoso, ma un edificio robusto, con mattoni a vista e finestre ad arco, alcune delle quali adornate da semplici fioriere di terracotta che aggiungevano un tocco di colore al grigiore dei muri. Un'insegna di legno sbiadito, oscillante al vento, raffigurava forse un pesce sorridente o un grappolo d'uva, segni distintivi per i forestieri e i locali.
Entrando, si veniva avvolti da un misto di odori: il fumo denso e acre del camino acceso anche nelle serate più miti, il profumo speziato di carne arrostita e pesce fritto, il sentore dolce e pungente del vino che fermentava nelle botti e l'aroma acre di sudore e lana bagnata dei frequentatori. L'ambiente era rustico ma funzionale, con un grande bancone di legno scuro, segnato da innumerevoli bicchieri e da chiacchiere notturne, dove il locandiere, o Lucia stessa, serviva vino e idromele in brocche di terracotta o stagno.
Le pareti interne erano spoglie e lungo le pareti, panche di legno massiccio invitavano a sedersi, affiancate da tavoli robusti, anch'essi in legno, dove i clienti si radunavano per mangiare, bere e giocare a dadi. L'illuminazione era fioca, fornita principalmente dalla luce tremolante delle candele di sego e dalle lanterne appese alle travi annerite dal fumo.
L'atmosfera era un calderone di voci: le risate sguaiate dei marinai appena sbarcati, le discussioni animate dei mercanti sulle rotte e i prezzi delle merci, i racconti esagerati di soldati di ventura e il dialetto stretto dei veneziani del popolo. La locanda era un crocevia di umanità, un luogo dove le notizie si diffondevano più velocemente di qualsiasi editto dogale, e dove si potevano udire storie di terre lontane, di guerre e di pace, di amori e tradimenti.
Al piano superiore si trovavano alcune stanze semplici e spartane, offerte per il riposo dei viandanti più stanchi, con letti di paglia e coperte di lana grezza. La locanda non era solo un posto dove mangiare e bere; era un punto di incontro, e per alcuni, come Leonardo, una finestra inaspettata sul vasto mondo oltre la laguna.
Nella locanda, tra il chiacchiericcio dei viandanti, il tintinnio dei boccali e il profumo di vino e cibo, Leonardo si ritrovava ad ascoltare storie. Storie di mercanti che tornavano da terre lontane, di marinai che narravano di mari tempestosi e porti esotici, di soldati che parlavano di conflitti e alleanze oltre i confini della Serenissima. Il suo mondo, prima confinato tra le mura della sua bottega e i cantieri veneziani, si espanse. Iniziò a sviluppare un interesse genuino e profondo per gli eventi che accadevano lontano dalla sua amata Venezia, per le politiche dei regni confinanti, per le rotte commerciali che si estendevano fino all'Oriente. La locanda non era più solo il luogo dove incontrare Lucia; era diventata una finestra sul mondo, un crocevia di informazioni e prospettive che alimentavano la sua mente curiosa, ben oltre la sua arte di costruttore. E in questo nuovo interesse, trovava un ulteriore, inaspettato, punto di contatto con la vivacità e l'apertura mentale di Lucia.
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