SO2, un gas tossico nell’atmosfera che causa danni respiratori, piogge acide e danni alle foreste.
L'anidride solforosa (SO₂) inquina l'aria. Fa male alla salute e causa piogge acide. In Italia è diminuita, ma resta un pericolo.
L'anidride solforosa (SO₂) è un gas inquinante con un odore forte. Si forma quando si bruciano combustibili fossili e durante le eruzioni dei vulcani. Questo gas fa male alla nostra salute, causando problemi ai polmoni e al cuore. Inoltre, è una delle cause principali delle piogge acide, che danneggiano l'ambiente, le foreste e i monumenti. In Italia, la quantità di anidride solforosa nell'aria è diminuita grazie a regole più severe e all'uso di combustibili più puliti. Però, dobbiamo continuare a ridurre le emissioni di anidride solforosa per proteggere la nostra salute e l'ambiente. La combustione di carbone e alcuni processi industriali sono le fonti principali di anidride solforosa. Anche se a livello mondiale le emissioni stanno diminuendo, l'anidride solforosa resta un pericolo per tutti.
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Anidride solforosa: la fonte delle piogge acide
Un inquinante davvero problematico: l'anidride solforosa, la sua sigla chimica è SO₂. Questa sostanza è la principale responsabile di un fenomeno che sentiamo spesso nominare, la pioggia acida. La pioggia acida è in grado di scombussolare l'ambiente che ci circonda. Ad esempio può cambiare l'acqua dei fiumi e dei laghi rendendola inadatta alla vita dei pesci. Oppure modifica le caratteristiche del terreno rendendo più difficile la crescita delle foreste. Ma non finisce qui: la pioggia acida attacca anche i vecchi palazzi e le statue fatte di pietra calcarea o di marmo, un po' come se li dissolvesse lentamente.
Ma l'anidride solforosa non fa male solo all'ambiente, può essere un problema anche per la nostra salute. Se la respiriamo direttamente, può peggiorare malattie come l'asma e la bronchite. Però, il suo impatto maggiore sulla nostra salute è indiretto. Infatti, l'SO₂ si trasforma nell'aria in particelle piccolissime. Anche se non sappiamo il numero esatto, si pensa che l'anidride solforosa contribuisca in modo significativo alla formazione di questo particolato, e purtroppo sappiamo che queste piccole particelle sono legate a milioni di morti ogni anno. Per farla breve, si stima che centinaia di migliaia di decessi all'anno siano collegati proprio all'anidride solforosa.
Ma da dove arriva tutta questa anidride solforosa? Principalmente da quando bruciamo dei combustibili che contengono zolfo. Nel 2022, la produzione di energia è stata una grande fonte di questo inquinante. Questo succede soprattutto perché per produrre energia si usa ancora molto carbone, e il carbone spesso contiene impurità di zolfo che vengono liberate quando lo bruciamo.
Anche l'industria ha la sua parte di responsabilità, in particolare quando si lavorano i metalli. Molti dei minerali che servono per produrre i metalli, come ad esempio la pirite, sono ricchi di zolfo. Quando questi minerali vengono riscaldati ad alte temperature per estrarre il metallo, lo zolfo si libera nell'aria.
Poi c'è da considerare che anche il petrolio contiene zolfo. Ecco perché anche i trasporti su strada, le navi e gli aerei contribuiscono a questo problema. In particolare, negli ultimi anni si è parlato molto delle emissioni delle navi, che però sono diminuite parecchio, di oltre il 70% nel 2020, grazie a nuove regole più severe sui carburanti marittimi.
Per fortuna, a livello globale le emissioni di anidride solforosa hanno raggiunto il loro punto massimo nel 1979 e da allora si sono quasi dimezzate. Questo è successo grazie all'introduzione di sistemi per controllare l'inquinamento, soprattutto in Europa, Nord America e Cina. Un modo per ridurre l'SO₂ che esce dalle ciminiere delle centrali a carbone è usare delle tecnologie che filtrano o "puliscono" lo zolfo prima che finisca nell'atmosfera. Questo, insieme al fatto che in Europa e Nord America si usa sempre meno carbone, ha portato a una rapida diminuzione delle emissioni.
Il grafico mostra la provenienza delle emissioni globali e l'evoluzione di questi settori nel tempo.
Che cos’è il biossido di zolfo?
Il biossido di zolfo (SO2), noto anche come anidride solforosa o diossido di zolfo, è un gas incolore dall'odore pungente e acre, classificato come uno degli inquinanti atmosferici più aggressivi e pericolosi per i suoi effetti diretti ed indiretti sulla salute umana e sull'ambiente.
Quali sono le principali fonti di emissione?
La principale fonte di emissione di SO2 è la combustione di combustibili fossili che contengono zolfo, come carbone, petrolio e gasolio. Altri importanti contributori includono:
- Attività industriali: Fusione di metalli, produzione di cemento, raffineria del petrolio
- Eruzioni vulcaniche: Emettono SO2 in grandi quantità durante le eruzioni
- Incendi boschivi: Rilasciano SO2 in atmosfera durante la combustione della vegetazione
Qual è l’impatto sulla salute?
L'esposizione al biossido di zolfo può causare una serie di problemi di salute, tra cui:
- Irritazione delle vie respiratorie
- Ridotta funzionalità polmonare.
- Aumento del rischio di infezioni respiratorie.
- Problemi cardiovascolari.
- Aggregazioni piastriniche.
Qual è l’impatto sull’ambiente?
Oltre agli effetti sulla salute umana, il biossido di zolfo ha anche un impatto significativo sull'ambiente:
- Piogge acide: Reagisce con l'acqua e l'ossigeno nell'atmosfera per formare acido solforico e acido solforoso, che cadono a terra sotto forma di piogge acide. Le piogge acide possono danneggiare foreste, ecosistemi acquatici e infrastrutture.
- Eutrofizzazione: Può favorire la crescita eccessiva di alghe nei corsi d'acqua, con conseguenze negative sulla qualità dell'acqua e sulla vita acquatica.
- Danni alle foreste: Può danneggiare le foglie degli alberi, riducendo la loro capacità di fotosintetizzare e crescere.
- Deposito di particolato: Può contribuire alla formazione di particolato atmosferico (PM), che può causare problemi respiratori e altri problemi di salute.
Le emissioni atmosferiche di SO2 in Italia
Le emissioni atmosferiche nazionali di ossidi di zolfo sono diminuite notevolmente negli ultimi anni, come avvenuto in quasi tutti i Paesi dell’UNECE (United Nations Economic Commission for Europe).
Dal 1990 al 2022, c’è stato un calo delle emissioni da da 1.784 Gg a 88 Gg.
Il trend decrescente è stato determinato principalmente dalla riduzione delle emissioni da combustione nel settore energetico (-99%) e nell’industria (-91%), che rappresentano al 2022 rispettivamente circa il 16% e il 32% del totale.
Anche le emissioni derivanti dagli impianti di combustione non industriali e dai trasporti stradali mostrano un forte calo (rispettivamente -89% e -100%), tali emissioni rappresentano circa il 10% e lo 0,5% del totale al 2022.
Anche i processi produttivi e le altre fonti mobili e macchinari presentano un andamento decrescente, incidendo sul totale per il 24% e il 13% e calando rispettivamente di circa -85% e -88%.
Il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti rappresentano il 4% del totale nazionale in diminuzione di circa -70% rispetto al 1990.
Vengono stimate anche le emissioni di SOX provenienti dall’agricoltura e dall’uso di solventi e altri prodotti, ma il loro contributo è irrilevante.
La combustione nelle industrie energetiche e di trasformazione
L'andamento delle emissioni di questo settore mostra una riduzione nei primi anni ottanta dovuta principalmente all'utilizzo del gas naturale in sostituzione del carbone nella produzione di energia e all'attuazione della Direttiva CEE 75/716 (CE, 1975) che introduce vincoli più restrittivi sul contenuto di zolfo dei combustibili liquidi.
Nel corso degli anni 1985-1990 si è verificato un aumento dei consumi energetici che, non sufficientemente frenato da misure aggiuntive, ha portato ad un aumento delle emissioni del settore e di conseguenza dei livelli totali di SOX.
Negli anni novanta si è invece assistito ad un trend inverso dovuto all'introduzione di due strumenti normativi: il DPR 203/88 (Decreto del Presidente della Repubblica del 24 maggio 1988), recante norme in materia di autorizzazione degli impianti, e il Decreto Ministeriale Decreto 12 luglio 1990 che ha introdotto limiti alle emissioni degli impianti. Anche la Direttiva Europea 88/609/CEE (CE, 1988) relativa alla limitazione degli inquinanti specifici provenienti dai grandi impianti di combustione, recepita in Italia dal DM 8 maggio 1989 (Decreto Ministeriale 8 maggio 1989) ha dato un contributo alla riduzione degli emissioni del settore.
Infine, negli ultimi anni, un ulteriore passaggio al gas naturale al posto dell’olio combustibile e un’ulteriore riduzione dell’uso dei combustibili a base di carbone hanno contribuito a una diminuzione delle emissioni.
Le emissioni atmosferiche di SO2 nel mondo
Le centrali elettriche sono la principale fonte di anidride solforosa negli Stati Uniti, in India, Cina ed Europa. La fusione è la fonte principale in Canada. Un complesso di fonderie in Russia e una provincia di estrazione del carbone in Sudafrica sono i maggiori emettitori di anidride solforosa al mondo.
ISPRA, Italian Emission Inventory 1990 – 2022 Informative Inventory Report 2024
our world in data, Global sulphur dioxide (SO₂) emissions by world region
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