
(RDM-AI09_25)
Il matrimonio di Leonardo e Lucia segna l’inizio di una nuova vita, tra simboli, promesse e speranza condivisa per il futuro
L’episodio precedente…. Lucia accetta di seguire Leonardo lontano da Venezia, sfidando le convenzioni. Leonardo, emozionato ma inesperto, affronta Alvise, padre di Lucia, per chiedere la sua mano. Dopo un confronto sincero e rispettoso, ottiene la fiducia dell’uomo. Il fidanzamento viene celebrato con il rito del “parentà” e formalizzato con un contratto matrimoniale che sancisce la dote e la controdote. L’amore e l’onore uniscono le due famiglie in una festa carica di significato
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Episodio 08.
L'autunno stava facendo capolino e, a differenza degli anni precedenti, la stagione fredda si fece sentire presto. I canali si ammantarono di una luce più tenue e l'aria frizzante profumava di salmastro e di legna che brucia. Ma per Leonardo e Lucia, la temperatura e il tempo non importavano: oggi avrebbero fatto la loro promessa davanti a Dio.
Quasi a fare un buon augurio, dopo giorni di rumori ovattati a causa della nebbia, un raggio di sole mattutino filtrò tra le imposte della camera da letto di Lucia. Il raggio di sole si posò sul suo volto, svegliandola di soprassalto con il cuore che batteva forte.
Dalla cucina, sentì il profumo del pane appena sfornato e un leggero canticchiare. Era sua sorella Agnese, già sveglia, che in quel piccolo gesto di routine le stava silenziosamente ricordando che la giornata sarebbe stata speciale. Troppo speciale. Il cuore di Lucia, che aveva battuto forte al risveglio, ora martellava nel petto, un ritmo ansioso che le toglieva il respiro.
I suoi occhi si posarono sulla sedia accanto al letto. Lì, piegato con una cura che le sembrava quasi sacra, c'era il suo abito da sposa. Un abito lungo di lino grezzo, cucito con pazienza, aiutata da sua madre e dalla sorella. Il colore tenue di un blu profondo, con i particolari di un tessuto verde, evocava la serenità della laguna e la fertilità della terra. Ma in quel momento, Lucia non vedeva la serenità. Vedeva solo un abito che l’avrebbe portata lontano da casa, lontano da Venezia. Le maniche strette, il busto cinto da una fascia che ne esaltava la figura con grazia sobria, le sembravano quasi una prigione. Accanto, un velo leggero, ricamato con piccoli fiori di rosmarino, e la collana di vetro soffiato, il dono di sua madre. Lucia prese il velo tra le dita tremanti, lo portò al viso e, cercando di non farsi sopraffare dall'emozione, mormorò: "Profuma di casa". Ma non era solo un profumo, era un addio.
Ma appena sentì i passi leggeri di Agnese e la sua spensieratezza, ogni dubbio svanì come d'incanto. Il senso di ansia e paura della partenza si sciolse, sostituito da una calma improvvisa.
Sua sorella entrò con una ciotola d'acqua profumata alla lavanda. "Oggi non sei locandiera," disse con un sorriso che le illuminò il viso. "Sei sposa. Lascia che ti pettini." Lucia si sedette davanti allo specchio di rame, mentre le mani esperte della sorella intrecciavano i suoi capelli in una corona semplice, fermata da fili di lana rossa, simboli di fertilità e prosperità. Era un gesto di amore e un augurio per una vita felice.
Nel frattempo, Leonardo si preparava nella sua bottega. Aveva lucidato le scarpe di cuoio la sera prima, e ora indossava la sua tunica di lana blu scuro, la migliore che possedeva. La cintura in pelle, fatta da lui stesso con grande cura, era nuova e robusta. Guardandosi allo specchio, si passò una mano tra i capelli. "Non sono un patrizio," mormorò tra sé, "ma oggi voglio sembrare almeno un uomo degno del suo amore."
Leonardo uscì dalla bottega e si incamminò verso la locanda. Il sole illuminava i canali, e l'acqua sembrava un mosaico scintillante. Le gondole si muovevano più lente, come se anche Venezia sapesse che quel giorno era speciale. Il cuore di Leonardo era un misto di emozione e orgoglio. Ogni passo lo avvicinava al suo futuro.
Lucia, finalmente pronta, scese le scale della locanda. I vicini si erano già radunati fuori, portando fiori freschi, pane e vino per festeggiare insieme. Un mormorio di ammirazione si alzò dalla folla, e lo sguardo di tutti si posò su di lei. Quando Leonardo la vide, si fermò. Per un attimo, il mondo intero scomparve. C'era solo Lucia, avvolta nel suo abito blu e verde, con il velo che aveva ricamato diligentemente. La sua bellezza era semplice, ma autentica e profonda, un'opera d'arte creata non dalla mano dell'uomo, ma dal cuore.
Il cuore di Leonardo batteva forte, ma per allentare la tensione del momento, si avvicinò a lei con un sorriso furbo. "Mastro Lucia," disse con un tono scherzoso, "dovete ammettere che oggi superate di gran lunga ogni mia opera."
Lucia, con gli occhi che le brillavano, non riuscì a trattenere una risata. "Mastro Leonardo," rispose dolcemente, "dite così perché non avete ancora visto l'opera che costruiremo insieme a Chioggia."
Si guardarono, poi si presero per mano. E mentre le campane cominciavano a suonare, si avviarono insieme, tra la gente, verso la chiesa più vicina. Non c'erano carrozze, né musiche nobili. Solo i loro passi, i sorrisi, e il profumo del rosmarino, che si spandeva nell'aria come una promessa.
La chiesa parrocchiale, con le sue pietre consumate dal tempo e il profumo d'incenso che aleggiava tra le navate, era il cuore spirituale del sestiere. Quel giorno, le campane suonarono con un ritmo lento e solenne, annunciando che due giovani stavano per unirsi davanti a Dio e alla comunità.
Lucia avanzava con passo misurato, il cuore che le batteva all'unisono con quello di Leonardo. La mano di lui, forte e sicura, stringeva la sua. Insieme, varcarono la soglia della chiesa, lasciandosi alle spalle il frastuono della calle. Il sacerdote li accolse con uno sguardo benevolo e la cerimonia, seppur breve, fu un momento di intensa emozione. Quando si scambiarono il consenso, le loro voci risuonarono chiare e sincere, pronunciando parole che non erano solo formule, ma promesse scolpite nel cuore. Il parroco benedisse la loro unione, tracciando il segno della croce sulle loro fronti, sigillando un legame che sentivano destinato a durare per sempre.
Non ci furono anelli d'oro, ma un piccolo nastro intrecciato, che la sposa legò al polso dello sposo, un gesto antico che simboleggiava il legame indissolubile. I presenti, raccolti in silenzio, si scambiarono sguardi commossi.
Fuori dalla chiesa, ad attenderli c'era una piccola folla festante. Il padre di Lucia, Alvise, era lì, con gli occhi umidi e un sorriso radioso che gli illuminava il volto. Strinse la mano di Leonardo, un gesto che valeva più di mille parole, e abbracciò Lucia, la sua voce incrinata dall'emozione. "Che tu sia felice, figlia mia," mormorò.
La festa si spostò nella locanda, dove il banchetto nuziale, preparato da Alvise, era pronto. La musica riempiva l'aria, e i canti e le risate si mescolavano al tintinnio dei boccali. Leonardo e Lucia, seduti al centro della sala, si scambiarono uno sguardo. Il loro viaggio era appena iniziato.
All'interno della locanda, il profumo del pane fresco e delle erbe aromatiche riempiva l'aria. Alvise, il padre di Lucia, aveva dato fondo alla sua dispensa: zuppe calde, pesce della laguna, polenta fumante e dolci di miele erano disposti su lunghe tavole di legno, coperte da tovaglie ricamate a mano. Il vino rosso, versato in brocche di terracotta, scaldava gli animi e scioglieva le timidezze.
La musica non proveniva da strumenti nobili, ma da pifferi e tamburelli suonati da giovani del quartiere. Le danze iniziarono spontanee: i più anziani battevano le mani a ritmo, mentre i bambini correvano felici tra le gambe degli adulti. Lucia, ancora nel suo abito blu, fu invitata a ballare da una zia, e poco dopo anche Leonardo si unì a lei, impacciato ma visibilmente felice.
Durante la festa, amici e parenti portarono piccoli doni, spesso fatti a mano: una coperta di lana, un mestolo di legno intagliato, un cesto di frutta fresca. Erano segni di benedizione e di sostegno concreto per la nuova casa che avrebbero costruito. Qualcuno raccontava storie, altri intonavano antiche ballate che parlavano di amori e avventure. Ogni gesto era carico di affetto, ogni parola un augurio sincero.
A un certo punto della serata, il notaio fece ritorno con la pergamena firmata, mostrando il documento agli invitati come prova ufficiale dell’unione. Gli applausi furono sinceri e il padre della sposa alzò il bicchiere, la sua voce risuonò forte e chiara rivolgendosi ai due sposi: “Che questa unione sia forte come le fondamenta di un palazzo, e dolce come il vino che oggi ci unisce.”
La festa continuò fino al calar del sole, quando la laguna si tinse d’oro e le luci delle candele tremolavano sulle pareti. Non c’erano gemme né sete preziose, ma c’era tutto ciò che serviva per costruire una vita insieme: amore, comunità e una promessa solida e autentica.
Ormai a sera inoltrata, i due novelli sposi si avviarono verso la porta, salutando tutti gli invitati.
Lucia: "Grazie a tutti per essere venuti, siete la nostra famiglia. Siete voi che rendete questa giornata davvero indimenticabile."
Leonardo: "Perdono se non ho avuto parole per ognuno, ma il cuore è pieno e la gioia è grande. Ci auguriamo di vedervi presto!"
Il padre di Lucia abbracciò la figlia con le lacrime agli occhi, sussurrandole all'orecchio: "Sono orgoglioso di te."
Mentre si avviavano verso il laboratorio di Leonardo, dove al primo piano c’era un piccolo appartamento, Lucia e Leonardo si tenevano per mano. Quella sarebbe stata la loro dimora fino al giorno in cui sarebbero partiti per Chioggia, pronti per iniziare la loro nuova vita insieme.
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