Jannis Kounellis (Pireo, 1936) è un pittore e scultore greco. Esponente di primo piano di quella che il critico Germano Celant ha definito "arte povera".

 

 

Il suo linguaggio poetico ed espressivo, così come la sua specifica modalità operativa di utilizzare, accumulare ed assemblare oggetti e materiali poveri, riconducibili soprattutto alle attività dei cantieri, al mondo delle merci e del commercio, sono legati in primo luogo ai ricordi di un’infanzia trascorsa nel porto di Atene (Pireo)

Con un gesto pittorico unico, risolutore, l’artista affronta il grande spazio restituendo dall’abbandono frammenti e memorie di un passato di fervida laboriosità, dando così vita ad una suggestione che rimanda con forza all’immaginario dei luoghi e delle tradizioni del mare. Pietre e corde, come filze di grani di enormi rosari, raccontano allo spettatore il dramma e la sacralità delle storie dei naviganti.

Resti consunti di barche di legno, oggi inutilizzate, emarginate, rivivono nell’intervento di Kounellis come metafore dell’incapacità a navigare il mare del cambiamento che prelude alla fine. L’utilizzo di un gran numero di sedie mette infine in scena la tragedia restituendo l’antico valore teatrale alla rappresentazione dell’artista.

In ogni opera, l’uso di materiali antitetici - elementi organici e inorganici, pesanti e leggeri, robusti e fragili come pietre e vetro, carbone e sacchi di iuta, cotone e strutture di ferro, legno e cumuli di caffè, piante, animali e oggetti trovati – apre una dialettica problematica in relazione alla vita umana e alla società contemporanea come riflesso della civiltà urbana e industriale di massa che pur conserva un saldo legame con i valori tradizionali, individuali, storici e ancestrali.

Artista senza confini, lui ama definirsi: «Noi degli anni Sessanta, siamo una generazione del tardo dopoguerra, abbiamo visto la Germania divisa, abbiamo assistito a cose di grande drammaticità e forse l’uscita dal quadro è maturata in questo clima. Abbiamo verificato per primi la trasparenza dei confini, senza per questo essere nomadi. Io sono un avventuriero, non sono un nomade». 

 

Fino al 6 gennaio 2014, Trieste ospita negli spazi del Salone degli Incanti | Ex Pescheria un nuovo progetto espositivo di Jannis Kounellis, a cura di Davide Sarchioni e Marco Lorenzetti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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