Il film Amazonia in 3D si è aggiudicato il premio ambiente WWF

Il film Amazonia in 3D si è aggiudicato il premio ambiente WWF, consegnato oggi  alla Mostra del Cinema di Venezia al regista Thierry Ragobert . 

#cinema

“Amazonia è la storia di una piccola scimmia - un giovane cebo cappuccino - che, sfuggita alla cattività, attraversa per la prima volta l'incredibile bellezza delle foreste  e delle acque amazzoniche – ha detto Isabella Pratesi, direttore conservazione internazionale del Wwf Italia, riportando la motivazione del premio ambiente Wwf

Un'odissea in 3D nella foresta pluviale più famosa del mondo: la Foresta Amazzonica. In seguito a un incidente aereo Saï, una scimmia cappuccina nata e cresciuta in cattività, si ritrova sola e smarrita nella giungla amazzonica. Impreparata, la scimmietta non sa che farsene dell'improvvisa libertà. Nell'affrontare un nuovo mondo in cui tutto è ricoperto da una vegetazione fitta e lussureggiante, Saï deve trovare la strada e proteggersi dalle trappole che la Natura le riserva. Si trova faccia a ... [continua a leggere]faccia con animali di tutti i tipi: giaguari, coccodrilli, boa, tapiri, lontre giganti... Saï capisce alla svelta che la sua unica speranza di sopravvivere è trovare altre scimmie cappuccine e farsi adottare da loro.

Dal Il Piccolo del 13 agosto 2013, l’intervista alla triestina Manuela Mandler.

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E “Amazonia”, il film che chiude il Festival di Venezia?

«Il progetto è nato come docu-fiction ma in realtà si sviluppa come una vera e propria fiction. È ambientato nella foresta amazzonica e i personaggi principali sono animali, ma c’è un plot. Lo abbiamo girato in 3D ed è stata davvero una grande avventura. Girare nella foresta implica di per sé enormi difficoltà, facendolo in 3D è stato ancora più complicato, e per di più è interpretato da animali. Figurati… Ci sono voluti tre anni per realizzarlo. Dovevamo anche girare nei diversi periodi dell’anno anche per descrivere la realtà della foresta amazzonica con la piena delle acque, la secca, eccetera…».

Di cosa parla il film?

«La storia comincia da un piccolo aereo che parte per l’Amazzonia. Durante una tempesta c’è un’avaria che fa precipitare l’aereo e il pilota muore. Dentro l’aereo però c’è una scimmietta, Saï. Lei non ha mai vissuto nella foresta, è la scimmietta di un circo e rimane lì da sola dovendo imparare a sopravvivere in un ambiente a lei sconosciuto. Dovrà imparare a vivere nella foresta e quindi ritrovare la sua vera natura. Seguiamo il suo percorso, il suo incontro con diversi animali, le sue avventure, le sfide e le conquiste fino all’incontro con il branco di scimmie grazie al quale scopre la sua dimensione. Ma la cosa più importante, che ci tengo a sottolineare, è che ovviamente è un film schierato a difesa della tutela della foresta».

Il regista è Thierry Ragobert, il suo nome è legato a quello di Jacques Cousteau e fa venire subito in mente i documentari sulla natura. È stato scelto per la sua dimestichezza con questo tipo di riprese?

«È andata così: il progetto è della società francese Biloba, il ramo che segue il cinema all’interno del gruppo Gedeon. L’idea è stata loro, ci hanno contattati ed è nata questa co-produzione. Ragobert lo abbiamo scelto insieme, lo avevano proposto i francesi perché è il regista di un altro film che hanno prodotto che si chiamava “Pianeta bianco”. È vero che lui viene da esperienze soprattutto in ambito documentario e infatti una delle cose che abbiamo portato noi è proprio la dimensione “fiction”. Abbiamo coinvolto uno sceneggiatore per dare un’impronta forte e abbiamo fatto scelte precise in questa direzione. Per esempio il film non ha nessuna voce off che guida il racconto. Il sonoro è fatto solo di musica e dei suoni della natura».

Uscirà nelle sale italiane?

«Uscirà sicuramente all’estero, il film è già stato acquistato da più di venti paesi ma non abbiamo ancora un distributore in Italia. Speriamo che si faccia avanti qualcuno a Venezia».

Per l’intervista integrale, link

 



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