Luc Jacquet ci riporta nelle regioni antartiche per seguire il viaggio, in condizioni estreme, di un pinguino imperatore e la sua prole.

 

Un pinguino imperatore, dopo aver covato l'uovo che conteneva suo figlio e aver poi tenuto al caldo il figlio stesso dalla nascita fino al raggiungimento di una dimensione ragguardevole, deve insegnargli a diventare adulto e avviarlo verso il viaggio in direzione del Mare Antartico dove il pulcino dovrà imparare a nuotare e a procurarsi il cibo come ogni altro membro del branco. Questo processo di iniziazione non è privo di incognite o di pericoli, dalle tempeste di neve ai crepacci ai predatori, ma papà pinguino non si ferma davanti a nulla e consegna junior al destino per cui è stato messo al mondo.

 

Più che un nuovo film, La marcia dei pinguini 2 appare quasi un upgrade del precedente. Si resta  a bocca aperta al cospetto della potenza e della bellezza delle immagini che il regista ci mostra, mentre ci emozioniamo e divertiamo per le disavventure del protagonista da quando rompe il guscio del suo uovo a quando trova il coraggio di tuffarsi per la prima volta in mare insieme ai suoi compagni di viaggio.

Il titolo del film è quasi lo stesso, ma alle quattro parole del precedente lungometraggio si aggiunge un plus: il richiamo. È questa la tecnica usata dal buffo oviparo dei ghiacci, l’istintivo legame con l’oceano, seguendo il quale l’animale percorre chilometri e chilometri per raggiungere l’acqua, scoprendola quando è ancora giovane, o pescando in essa quando da adulto deve procurare il cibo per la prole.

Sorprende la determinazione dei pinguini ad allevare e a sopravvivere a temperature di -50°C ed è sicuramente una delle più impressionanti performance della natura. Una scena memorabile ci porta sotto il ghiaccio per mostrare come i pinguini, una volta in acqua, si trasformano nuotando come gli altri uccelli possono volare.

 

 

 

 

 

Nonostante le immagini favolose, il regista è stato criticato perché non affronta in modo sufficiente il problema del cambiamento climatico e di come potrebbe influenzare la loro esistenza.  

 

 “Il cinema, la fotografia e l'arte sono linguaggi fortissimi. Credo che chiunque operi in questi settori abbia il dovere di raccontare la verità sulla bellezza e la forza della natura e sui danni che la l'uomo sta recando al pianeta".( Luc Jacquet)