confronto tra tutela dell’ambiente e non(RDM-AI09_25; CC BY 4.0)

Racconto. La deforestazione distrugge la biodiversità e il microclima, ma delle donne riforestano offrendo speranza, salute e resilienza alle comunità colpite

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 E’ possibile, attraverso i racconti, spiegare i dati scientifici che vengono pubblicate nelle più importanti riviste scientifiche? Questo racconto nasce da uno studio pubblicato su Nature Climate Change e riportato anche in questo sito . Ho immaginato che Madre Natura potesse parlare, raccontando la sua trasformazione sotto l’effetto del riscaldamento globale. Una voce narrativa per dare corpo a dati che spesso restano astratti.”



 

Non è più come una volta. 

Ricordo quando il mio sole, seppur alto e potente, non riusciva a toccare il suolo. Le mie chiome millenarie si intrecciavano per creare un manto di un verde così profondo da sembrare velluto, un'ombra fresca e protettiva per tutti i miei figli.

Sotto quel tetto di foglie, la vita fioriva in un'esplosione di colori e suoni. Fiori di orchidea appesi come gioielli, rossi, viola e gialli, brillavano tra la penombra. L'aria vibrava del canto incessante degli uccelli, del verso profondo dei giaguari e del richiamo giocoso delle scimmie.

Ogni giorno, la foresta era una sinfonia di colori e di vita. Gli alberi erano il rifugio dei tucani dal becco variopinto, le liane erano le autostrade per i bradipi, e i miei corsi d'acqua ospitavano i delfini rosa e i pesci più vivaci. Ogni creatura era un pezzo del mio cuore, un frammento del mio respiro. Ma ora, quel canto è diventato un sussurro, e i colori sbiadiscono sotto un sole che brucia senza pietà.

Ma ora, quel canto è diventato un sussurro, e i colori sbiadiscono sotto un sole che brucia senza pietà.

Il mio respiro si fa affannoso, e il mio cuore brucia sotto questo calore spietato. Vedo Ana, una delle mie figlie più forti, camminare su un sentiero dove una volta c'era solo vita. Le sue mani di madre stringono forte quelle del suo bambino, mentre il suolo che prima accoglieva le radici dei miei giganti, ora le ustiona i piedi. L'aria, un tempo profumata di vita e di pioggia imminente, ora trattiene un gemito.

"Non era così caldo prima," mormora Ana, stringendo la mano del figlio. "Quando c’erano gli alberi, si poteva lavorare fino a mezzogiorno. Adesso, dopo le nove, il corpo non regge più."

Ho dato loro tutto: frutti, riparo, erbe per curarsi. E loro, in cambio, mi hanno sempre rispettata. Ana, con il suo coraggio, è il mio ultimo baluardo contro questa oscurità.

La deforestazione ha portato via più della legna. Ha strappato via il fresco, la protezione, la vita. Con ogni albero abbattuto, il villaggio ha perso un pezzo della sua capacità di resistere. Le malattie cardiache sono aumentate, il lavoro nei campi si è ridotto e la povertà si è fatta più profonda.

Ana ricordava le storie del nonno, un tempo piene di saggezza: “La foresta è la nostra casa, ma anche il nostro scudo.” Ora, quel scudo era spezzato. E con esso, anche la speranza di adattarsi a un mondo che si stava scaldando troppo in fretta.

Ma Ana non si è arresa. Insieme alle altre donne del villaggio, ha iniziato a piantare alberi lungo il fiume.

Non posso fare a meno di sorridere, anche se il mio cuore è ancora ferito. Vedo le mani di Ana e delle altre donne, mani che hanno sofferto, ma che ora piantano con amore. Giorno dopo giorno, lottano contro la terra arida, offrendo al mio corpo esausto un barlume di speranza. Non potevano fermare tutto, ma hanno scelto di ricominciare da lì, e ogni loro gesto è un balsamo per la mia pelle lacerata.

"Questo è solo l'inizio," sussurra Ana, e le sue parole risuonano in ogni angolo del mio essere. Sapevano che la strada era lunga e difficile, ma con ogni seme piantato stavano costruendo una nuova ombra, un pezzettino alla volta. E io le ringrazio per questo.

Non so se la mia biodiversità tornerà mai quella di prima. Il canto degli uccelli non sarà più così assordante, i giaguari non torneranno subito a ruggire. Ma queste donne hanno risvegliato in me la speranza. Mi hanno mostrato che il mio spirito non è ancora morto. Con la loro forza e la loro determinazione, mi stanno aiutando a ricostruire, a guarire. Il mio futuro non è più un'ombra perduta, ma un cammino che, insieme, stiamo ricominciando a percorrere.

 

 “La giustizia climatica comincia con un seme.”

Biosost – La deforestazione come fattore di disuguaglianza

 © Roberta Di Monte - Riproduzione vietata senza consenso scritto.



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