La peste del 1630 fu un'epidemia di peste bubbonica diffusasi in Italia nel periodo tra il 1629 e il 1633 

La peste del 1630 fu un'epidemia di peste bubbonica diffusasi in Italia nel periodo tra il 1629 e il 1633 che colpì diverse zone del Settentrione, il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e la Svizzera, con la massima diffusione nell'anno 1630. In Friuli, la peste fu dichiarata debellata il 21 novembre 1631

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Nel periodo 1627 - 1629 la popolazione dell'Italia settentrionale era afflitta da una delle ricorrenti carestie tipiche di un paese sovrappopolato al tempo della "piccola era glaciale". A causa di una migrazione dalle campagne alla città ed il conseguente declino delle già scarse condizioni igieniche urbane preparò un fertile terreno per il diffondersi di malattie: Roma, per es., fu flagellata nel 1629 da un'epidemia di tifo che decimò i poveri ed i deboli.

Nel medesimo periodo, l'Italia si trovò direttamente invischiata negli eventi bellici del grande conflitto che andava flagellando da un decennio l'Europa Continentale e Settentrionale: la Guerra dei trent'anni. La morte di Vincenzo II Gonzaga nel 1628 innescò la Guerra di successione di Mantova e del Monferrato, spostando verso la Pianura Padana un gran numero di truppe francesi e tedesche che saccheggiarono quelle terre, sottraendo cibo alla popolazione e diffondendo il morbo della peste contratto nei territori di provenienza.

La peste del 1630 fu un'epidemia di peste bubbonica diffusasi in Italia nel periodo tra il 1629 e il 1633 che colpì diverse zone del Settentrione, il Granducato di Toscana, la Repubblica di Lucca e la Svizzera, con la massima diffusione nell'anno 1630. Il Ducato di Milano, e quindi la sua capitale, fu uno degli Stati più gravemente colpiti. Si stima che in Italia settentrionale tra il 1630 e il 1631 morirono per la peste 1.100.000 persone su una popolazione complessiva di circa 4 milioni.

L'epidemia è nota in Italia come peste manzoniana perché venne ampiamente descritta da Alessandro Manzoni nel romanzo I promessi sposi.

Le cronache friulane del tempo descrisse questo periodo di calamità.

 La situazione in Friuli

All’inizio del 1627  ci fu un lungo periodo di scirocco che provocò caldo e molte piogge. Questo clima durò tre anni. In questo periodo, a causa delle piogge insistenti e del poco sole, la terra non produceva a sufficienza provocando una importante carestia.

A Udine e nei dintorni non si trovava nulla da mangiare e i contadini mangiavano erba e radici cotte senza olio e sale. Le cronache raccontano che la gente moriva con l’erba in bocca. Alcuni raggiungevano le città per chiedere un po’ di cibo.

La carestia continuava, sempre più contadini e montanari, con le proprie famiglie, migrarono a Udine occupando le chiese e le strade. Molti di essi morivano di stenti per le strade della città. Il governo della città e i commercianti cercarono di aiutare la povera gente.

Per i poveri fu allestito un ricovero a San Gottardo, nel qual loco sempre li fu provvisto non solo del vitto et vestito ma anco di buoni et santi confessori.

IL ricovero accolse 1348 poveri. Ad ogni persona furono dati abiti nuovi e bruciati quei vecchi ma l’epidemia uccise più di mille.

Nel 1628, a causa dei numerosi morti di fame e il tempo inclemente favorirono una nuova epidemia. A Udine provocarono la morte di 4000 persone, sia poveri ma anche cittadini e ricchi.

Nell’anno della Guerra di successione di Mantova e del Monferrato (1628) iniziò una tremenda peste che distrusse e rovinò quasi tutte le città italiane.

La pestilenza apparve nella Laguna di Venezia nel 1630 come strascico diretto della Guerra di successione di Mantova e del Monferrato che coinvolgeva direttamente Venezia.

Si tramanda che a portare il morbo in Laguna sia stato l'ambasciatore di Carlo I di Gonzaga-Nevers cioè il contendente alla successione mantovana appoggiato dai veneziani. Il diplomatico, già infettato dal morbo, si recò a Venezia per svolgere la propria missione: benché messo in quarantena, le misure precauzionali evidentemente non vennero gestite con efficacia. Il diplomatico mantovano avrebbe contagiato alcuni veneziani con i quali era venuto in contatto, i quali a loro volta, avendo libero accesso alla città, diffusero il morbo tra la popolazione. La peste prese così rapidamente ad infuriare.

Dopo Venezia, la peste si diffuse anche in Friuli. Sono citate le località di Portogruaro, alla Motta, Latisana, Monfalcone, Resiutta, molti luoghi della Carnia, Cistera. Molte località, fortunatamente, furono risparmiate, inclusa Udine.

La peste fu infine dichiarata debellata il 21 novembre 1631.  

Come voto per la fine della terribile pestilenza il governo di Venezia decretò che si erigesse la basilica di Santa Maria della Salute, terminata nel 1687.

 

 

Pagine friulane n.6 1888

 

 

 

 

 

 

 

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