Il duca Vectari e la nuova incursione degli Slavi.  Il ducato di Ferdulfo.

 

 

 

Dopo la morte del Duca Lupo, suo figlio Arnefrido tentò di prendere il potere del ducato ma, temendo le forze di Grimoaldo, si rifugiò nell’attuale Carinzia. Da qui mosse, alla testa degli stessi Slavi, verso l'Italia, con l'intenzione di riconquistare il ducato; furono però gli stessi Longobardi friulani a fermarlo, assalendolo e uccidendolo presso il castello di Nimis, non lontano da Cividale (663). Al suo posto, Grimoaldo insediò come duca il fedele Vectari.

Assalito e ucciso dai friulani Arnefrido e insediato Vectari, gli Slavi tentarono nuovamente di occupare il ducato, approfittando di un viaggio del duca nella capitale del regno, Pavia.

 Gli invasori progettavano di mettere sotto assedio la capitale del ducato, Cividale, con il forte esercito che avevano raccolto e accampato presso la città (a Broxas, sul Natisone).

Vectari, tuttavia, era rientrato a Cividale ("per divina disposizione", scrive ancora Paolo Diacono) la sera prima dell'attacco. La gran parte del suo seguito era però già tornato alle proprie residenze sparse sul territorio, così il duca si risolse a marciare contro gli Slavi con soli venticinque guerrieri. Gli invasori schernirono lo sparuto drappello, paragonandolo a un gruppo di chierici; quando però Vectari si tolse l'elmo e si rese riconoscibile (grazie alla sua caratteristica calvizie), gli Slavi si turbarono, interpretando anch'essi il suo improvviso apparire come un segno divino. Atterriti, si diedero alla fuga; nello scompiglio che ne seguì, Vectari e i suoi uomini poterono infierire contro di loro, uccidendone un gran numero, secondo Paolo Diacono, un tanto ragguardevole quanto inverosimile numero di cinquemila.

A Vectari successe il duca Landari.  Poco dopo divenne duca Rodoaldo.

Durante il regno di Cuniperto, intorno al 695, Rodoaldo subì l'usurpazione da parte di Ansfrido, che agì senza il consenso del re il quale, tuttavia, parve in un primo momento tollerare l'avvicendamento di Cividale.  Rodoaldo fuggì in Istria, raggiunse via mare Ravenna e, da lì, si recò a Pavia presso la corte di Cuniperto. Dopo la definitiva deposizione di Ansfrido, che si era ribellato anche al re, Cuniperto affidò il ducato al fratello di Rodoaldo, Adone.

Cuniperto aveva eliminato il ribelle Ansfrido poco tempo prima della sua morte nel 700. Dopo la sua morte Rodoaldo fu implicato nelle lotte per la successione, e non poté pertanto abbandonare Pavia, la capitale contesa. In questi disordini Adone prese il potere in Friuli per poter conservare il titolo ducale al fratello e una posizione dominante alla sua famiglia. Egli tra l'altro evidenzia questo intento designando se stesso semplicemente come lociservator (luogotenente), benché fosse a tutti gli effetti in possesso del ducato. Rodoaldo, per motivi che restano sconosciuti, neanche successivamente riuscì a tornare in Friuli, cosicché Adone mantenne il governo ancora mentre perdurava la lotta che oppose i re Raginperto e suo figlio Ariperto II al figlio di Cuniperto, l'ancora minorenne Liutperto, e al suo mentore Ansprando. 

 

Adone resse il ducato per un anno e sette mesi e morì a Cividale. Gli successe Ferdulfo.

 

 

Il ponte romano di Vernasso

Paolo Diacono narra questa mitica vittoria militare ottenuta dal Duca Vettari, all’incirca nel 665-670 d.C., a discapito delle popolazioni Slave che provenivano da nord. Il racconto degli scontri, seppur molto romanzato (si narra infatti che 25 cavalieri longobardi riuscirono a sconfiggere 5000 slavi) è invece molto preciso riguardo al luogo della battaglia, identificato con il Ponte in località Broxas. Di questo luogo non si conosce la reale ubicazione, e sino ad oggi si è potuto fare solamente delle ipotesi, associando, in maniera forse un po’ forzata, il nome Broxas con i paesi di Brischis e di Brocchiana in comune di Pulfero.

Questo ponte sembrava dovesse rimanere un mistero irrisolto, fino a quando Meraldo Monai, è riuscito a trovare delle tracce. Si ipotizza che i romani costruirono un ponte in pietra, a volta unica, per attraversare il Natisone approfittando del punto dove da distanza fra le sponde era più ridotta. La posizione risulta coerente con i ritrovamenti archeologici avvenuti a S.Pietro, presso la vicina chiesetta di S.Quirino, ove si trovava un tempio dedicato a Diana e dove sono state rinvenute numerose sepolture.

Questa scoperta apre un nuovo scenario storico nell‘area di S.Pietro, ma non risolve in maniera definitiva il mistero della battaglia di Broxas. Anche se molto probabile, non esistono riscontri oggettivi che possano confermare che Paolo Diacono, citando la località di Broxas, si stesse riferendo proprio al ponte di Vernasso, ma piuttosto ad un attraversamento più modesto, magari ad una passerella in legno.

 


Il ducato di Ferdulfo

Secondo Paolo Diacono, Ferdulfo fu successore di Adone che aveva governato per un anno e mezzo il ducato come luogotenente, dopo che re Cuniperto (688-700) aveva sconfitto ed esiliato il duca ribelle Ansfrido.

Alla morte di Liutperto, Ariperto II, che nel frattempo aveva sconfitto tutti i suoi nemici, poté riconquistare anche il controllo del ducato del Friuli. Per rafforzare la propria influenza in quei luoghi, seguendo una regola già ampiamente sperimentata, vi collocò un dux forestiero, Ferdulfo, che secondo la testimonianza di Paolo Diacono proveniva dalla Liguria. Questa nomina sarebbe avvenuta al principio della signoria unica e indiscussa di Ariperto, quindi probabilmente durante la seconda metà del 701 o nei primi mesi dell'anno seguente.

Sul governo di Ferdulfo non si sa quasi nulla e sconosciuta è anche la sua famiglia. Paolo Diacono traccia un ritratto estremamente negativo della sua personalità: lo caratterizza come "viscido e superbo". Inoltre, secondo il racconto di Paolo, il suo comportamento avrebbe condotto il ducato alla catastrofe.

Per potersi fregiare di una vittoria sugli Slavi, Ferdulfo avrebbe indotto con il denaro i suoi vicini ad invadere il Friuli. Gli Slavi posero il loro campo fortificato in cima ad un erto colle di difficile accesso ed iniziarono a razziare il bestiame. In questa situazione Argait, uno "sculdahis" (funzionario) longobardo che il duca aveva ingiustamente offeso, esortò il duca ad attaccare gli Slavi nella loro roccaforte: così si sarebbe potuto scoprire chi dei due fosse veramente un vigliacco. Il duca raccolse la sfida e condusse la sua armata alla rovina, poiché dall'alto del colle gli Slavi poterono annientare facilmente gli aggressori longobardi facendo rotolare grosse pietre e usando altri simili mezzi. Paolo afferma che in questa battaglia, in cui anche Ferdulgo perse la vita, cadde l'intera nobiltà del Friuli.

Il nucleo storico di questa leggenda consiste probabilmente in una pesante sconfitta subita dall'armata ducale contro gli Slavi, una disfatta che costò la vita a molti guerrieri longobardi e al loro duca e che verosimilmente fu causata da un grave errore tattico di Ferdulfo.

 

Francesco di Manzano. Annali del Friuli. Volume 1. 1858

Treccani, Ferdulfo

 

 

 

 

 

 

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