La Lotta per l'Egemonia sulla Terraferma nel Trecento

Venezia e Padova: La Genesi di una Rivalità Secolare

Rappresentazione delle due città medievali: Venezia e Padova (DMR-AI_10_25; CC BY 4.0)

 

Tra il 1356 e il 1373 Venezia consolidò il potere terrestre, sconfisse Padova e pose le basi per il suo futuro dominio sulla città.

Tra il 1356 e il 1373 Venezia emerse come potenza terrestre, scontrandosi con Padova dei Carraresi. Dopo la Prima Guerra (1356–1370) e la Pace di Zara (1358), la tensione sfociò nella Guerra dei Confini (1372–1373), causata da fortificazioni e violazioni degli accordi. Venezia vinse con forza, imponendo dure condizioni a Francesco I da Carrara e ponendo le basi per il futuro dominio su Padova.

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Venezia e la Battaglia per la Terraferma

Attorno al 1360, la Repubblica di Venezia era una potenza marittima. Si concentrava sulla protezione delle sue rotte commerciali vitali, fonte della sua ricchezza. Ma i pericoli venivano dalla terra. Nell'entroterra, signorie potenti, un tempo amiche, espandevano i loro domini, minacciando l'equilibrio della zona.

Per Venezia, la sicurezza era cruciale. Non si trattava solo di difendere i confini, ma di proteggere il fragile ecosistema lagunare. Ogni minaccia esterna metteva a rischio le scorte di cibo, la gestione delle acque e la vera identità della città. Non si poteva aspettare.

Lo Scontro con i Carraresi

Iniziò così la “guerra dei confini”. Venezia si scontrò con i Carraresi, signori di Padova. Questi, pur essendo stati alleati, divennero nemici giurati. Volevano strappare a Venezia il controllo dei territori tra i fiumi Brenta e Piave.

Il conflitto andò oltre il campo di battaglia. Fu una lotta di influenza, di alleanze instabili e di manovre economiche. Venezia usò la sua potente flotta e la diplomazia per arginare Padova. I Carraresi, dal canto loro, cercavano intese con altre città interne, come Verona e Milano.

La Svolta Territoriale

Questa guerra fu un punto di svolta. Da quel momento, la politica veneziana cambiò. La Serenissima iniziò a guardare con più attenzione alla terraferma. Venezia comprese che il controllo dell'entroterra era vitale per difendere la Laguna. Questo nuovo interesse per la terra gettò le basi per la sua grande espansione territoriale del secolo successivo, trasformandola da sola potenza marinara in uno stato con importanti possedimenti terrestri. Questa espansione garantiva rifornimenti stabili e una "zona cuscinetto" contro i nemici.

La linea del tempo

linea del tempo

Linea del tempo. (azzurro) Imperatori del Sacro Romano Impero, (giallo) papa in carica, (arancione) patriarchi di Aquileia, (viola) dogi di Venezia, (verde) patriarchi di Grado, (rosa) duchi di Carinzia, (rosso) vescovo di Trieste. (credit RDM) Clicca sull’immagine per ingrandire

La prima guerra tra Padova e Venezia (1356–1370)

Nel 1356, la fragile alleanza tra Padova e Venezia si incrinò definitivamente. L’esercito del re d’Ungheria, Luigi il Grande, invase la terraferma veneziana, assediando Treviso e devastando i territori padovani. Francesco I da Carrara, signore di Padova, chiese aiuto alla Serenissima, ma la risposta veneziana fu una richiesta di compenso eccessiva. Sentendosi tradito e isolato, Francesco cambiò fronte: prima offrì supporto agli ungheresi durante l’assedio di Treviso, poi si alleò apertamente con Luigi il Grande, inviando truppe in Friuli e in Dalmazia, dove il sovrano ungherese mirava a ottenere uno sbocco sul mare, minacciando direttamente gli interessi veneziani.

Il conflitto durò due anni e si concluse nel 1358 con la pace di Zara, che sancì il riconoscimento agli ungheresi dei territori dalmati conquistati. Padova, invece, non ottenne alcun vantaggio territoriale: i suoi confini rimasero invariati, ma il prezzo politico fu alto. Francesco I si inimicò definitivamente Venezia, mentre ottenne in cambio la protezione ungherese, destinata a durare vent’anni.

L’alleanza con Luigi il Grande portò inizialmente benefici: nel 1360, l’imperatore Carlo IV assegnò al re ungherese le città di Feltre, Belluno e Cividale, che Luigi cedette ai Carraresi. Nei tre anni successivi, Francesco consolidò il proprio potere su queste terre, rafforzando la sua posizione nell’Italia nord-orientale. Tuttavia, i rapporti con Venezia si fecero sempre più tesi. Il Carrarese fece erigere nuove fortificazioni lungo il confine, alimentando il clima di ostilità.

Nel 1362, una disputa sull’isola di Sant’Ilario costrinse Padova a cedere metà del territorio alla Serenissima. Entrambe le parti si impegnarono a non fortificare le rispettive porzioni, ma il gesto segnò un ulteriore deterioramento dei rapporti.

Francesco, impossibilitato a rafforzare i confini con Venezia, diede forma a un progetto ambizioso: estendere il dominio carrarese su tutta l’Italia nord-orientale. Questo piano attirò l’ostilità del duca d’Austria Rodolfo IV d’Asburgo, che mirava anch’egli a espandere i propri territori nella stessa regione.

Nel 1362, Rodolfo si alleò con i conti di Gorizia e con Venezia, fomentando ribellioni in Friuli contro il patriarca di Aquileia, Ludovico della Torre, alleato di Francesco. Il patriarca riuscì a inviare rinforzi solo nell’autunno del 1363, ma nella primavera successiva le forze padovane e aquileiesi sconfissero l’esercito austriaco. Il conflitto si concluse nell’autunno dello stesso anno.

Nel 1365, Rodolfo tentò un’ultima manovra diplomatica: propose il matrimonio tra suo fratello Alberto e la figlia del re d’Ungheria, ma l’unione fu ostacolata dal Comune di Firenze e da papa Urbano V. La morte di Rodolfo, avvenuta nel luglio dello stesso anno, pose fine alla minaccia austriaca sui confini settentrionali di Padova.

In questo contesto turbolento, maturò una solida collaborazione tra Padova e Firenze, entrambe città guelfe. Nel 1366, Francesco prestò 27.000 ducati a Firenze, impegnata nella guerra contro Pisa, e nel 1370 altri 10.000 a Lucca, alleata dei fiorentini. L’alleanza fu formalizzata nello stesso anno, quando i Priori di Firenze concessero la cittadinanza a Francesco, alla moglie Fina Buzzacarini e ai loro eredi.

La guerra dei confini (1372–1373)

Conclusa la guerra di Trieste, la tensione tra Venezia e Padova tornò a salire. Francesco I da Carrara, signore di Padova, aveva fatto erigere due nuove fortezze: una a Castellaro, nei pressi del fiume Brenta, e l’altra a Oriago, in prossimità della laguna. Venezia sospettava che il Carrarese stesse costruendo una salina, violando gli accordi della pace del 1358, che vietavano interventi idraulici e insediamenti produttivi in quell’area sensibile.

Francesco I si difese sostenendo che il terreno fosse di sua proprietà e accusò i veneziani di aver danneggiato Oriago scavando un canale che ne aumentava il rischio di allagamenti. La disputa degenerò rapidamente: il Carrarese chiese aiuto al re d’Ungheria Luigi I, e dopo due mesi di trattative, scoppiò una nuova guerra tra Padova e Venezia.

La Serenissima reagì con decisione: assoldò Renier del Guasco, condottiero senese, come capitano delle truppe di terra. Le forze veneziane si concentrarono a Mestre, con l’ordine di avanzare verso Padova, distruggere tutte le opere difensive carraresi lungo le lagune e devastare il territorio nemico. L’offensiva fu brutale: incendi, saccheggi e distruzioni si susseguirono fino alle porte di Padova.

Nel frattempo, le truppe carraresi guidate da Simon Lovo contrattaccarono, spingendosi fino a Treviso, mentre le forze ungheresi giunsero in supporto e affrontarono i veneziani a Nervesa sul Piave, infliggendo loro una pesante sconfitta.

Venezia, per contenere l’avanzata ungherese, tentò una mossa diplomatica: offrì una somma ingente al duca Alberto III d’Austria per impedirne il passaggio. I Carraresi, dal canto loro, promisero in cambio Feltre e Belluno. Il duca decise di mantenere la neutralità, ma nel febbraio 1373, Francesco cedette formalmente le due città agli Asburgo per garantirsi il loro appoggio.

La situazione si aggravò ulteriormente per Padova: in luglio, la caduta della fortezza di Borgoforte segnò un punto di svolta. A maggio, una sanguinosa battaglia tra Lova e Campagna Lupia vide l’esercito veneziano annientato da una coalizione di 15.000 uomini tra padovani e ungheresi. Tuttavia, il luglio 1373, Venezia riuscì a ribaltare le sorti del conflitto, ottenendo una vittoria decisiva che le permise di imporre condizioni di pace estremamente severe.

Ad agosto, Francesco I sventò un complotto ordito dai suoi fratellastri Marsilio e Nicolò, finanziati dai veneziani, che progettavano di assassinarlo. I cospiratori furono giustiziati, eccetto Marsilio, che trovò rifugio a Venezia. Sfiduciato e politicamente isolato, Francesco chiese la fine delle ostilità e il 21 settembre 1373 fu costretto ad accettare le dure condizioni imposte dalla Serenissima.

Un conflitto tra paludi e bastie

La guerra dei confini si combatté principalmente nel territorio a sud della laguna veneziana, un ambiente paludoso e insalubre dove le operazioni militari furono rese estremamente difficili. In mezzo agli acquitrini, i due eserciti si affrontarono in scontri accaniti, con gravi perdite e sofferenze per la popolazione locale.

Il confine tra Venezia e Padova fu punteggiato da una fitta rete di fortificazioni, le cosiddette bastie, che ancora oggi sopravvivono nella toponomastica di molti comuni (basti pensare alle numerose “via Bastia”). Il fulcro strategico della guerra fu Gambarare, la più fortificata della zona, dove sorgeva l’Abbazia di Sant’Ilario, spesso al centro di dispute diplomatiche e belliche.

 

 

Metropolitano.it, Una mostra ripercorre le tappe di un cruento fatto storico che oppose Venezia e Padova

S. Romanin, Storia documentata di Venezia, tomo III, 1853-1861

 



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