Nel 1369 Trieste, stretta d’assedio dai Veneti, perde i castelli di Moncolano e di Montecavo.
Doveva trattarsi di una struttura di ridotte dimensioni, con un perimetro difensivo circolare ed una torre centrale
Fino alla metà del Duecento tra il confine della signoria di Duino e quello del Vescovado di Trieste esisteva solo il piccolo villaggio di Prosecho o Prosecum.
Agli inizi del Trecento, sulla dorsale prospicente il mare a circa 500 metri dall’abitato e nei pressi della vicina chiesa “de Sancto Ieronimo”, il Comune di Trieste iniziò a costruire un castello per il controllo del mare e delle contrade verso Trieste. L’edificio nominato Castrum montis Collani o Moncolanum si trovava non solo in una posizione dominante ma era collocato in un particolare terreno marnoso-arenaceo che permetteva la coltivazione di vigne e uliveti, fonte di ricchezza per la comunità triestina di allora.
Il 25 febbraio 1369 il castello venne però espugnato rimanendo in mano a una guarnigione di 20 balestrieri veneziani e 30 pedoni trevisani.
Dopo l’assalto del 1380 di una coalizione genovese-friulana e la successiva trattativa di pace, Venezia abbandonò ogni pretesa su Moncolanum e il suo territorio.
Con l’atto di Dedizione all’Austria del 1382, a Trieste subentrarono i delegati e amministratori austriaci che ben presto si misero a presidio della fortezza, da allora identificata come Torre di Moncolano nei pressi del borgo da loro rinominato Prossek, di più facile fonetica e scrittura.
Nel 1413 nei pressi della torre fu deciso di costruire un nuovo centro abitato chiamato come la vicina chiesa e destinato agli slavi dei territori carsici, fatto che provocò malumori e qualche ritorsione da parte degli abitanti di Prosecho.
Con l’atto di acquisto del 1437 per una vigna firmato da un certo Matteo “de Contovello”, appare per la prima volta la scrittura del toponimo, anche se lo studioso Mario Doria lo farebbe risalire a un più antico Coltovello o Coltivello che indicava il terreno adatto alle coltivazioni. Gli sloveni invece attribuirono la derivazione del nome da kônta inteso come “valico”, mentre alcuni abitanti del posto asserirono romanticamente che provenisse dal “contar le vele” delle mogli in attesa del ritorno dal mare dei pescatori.
Le mura di Contovello furono costruite dopo i saccheggi e gli incendi di Prosecco da parte di alcune milizie a cavallo provenienti nel 1470 dalla Bosnia.
In seguito a un’altra incursione dei Veneti e a successivi cambi di presidio, nel 1524 la torre fu affidata a Pietro Giuliani, fido segretario dell’arciduca Ferdinando, attestando un nuovo distretto che comprendeva, e di fatto dominava, i 2 villaggi.
Con la cessione al potente uomo di corte Giovanni Gasparo Cobenzel e poi ai suoi eredi, iniziò una serie di lunghi contenziosi con il Comune di Trieste comprese quelle perorate dagli abitanti dei due borghi.
Dopo gli ultimi documenti riguardanti la torre sui quali è stato individuato come ultimo “signore di Prosecco” un certo Giovanni Filippo, figlio di Giovanni Gasparo, le notizie si esauriscono.
Nel frattempo alle mancate manutenzioni della fortezza si aggiunsero dei crolli murari per la caduta di fulmini o di avvenimenti sismici, allora non infrequenti, mentre la progressiva espansione dell’abitato e il riutilizzo dei materiali di costruzione segnarono il lento declino della torre.
Su una mappa delle linee di confine tra Trieste e Duino del 1645 vengono segnati i paesi di Contovello e Prosecco senza più nessun riferimento alla fortezza e dopo l’Ottocento i terreni circostanti vennero definiti “da pascolo”.
Ai nostri giorni, accanto al cimitero di Contovello sopravvivono ancora i ruderi di un muro formato da grossi conci di arenaria addossato a una maceria che un tempo il prof. Lonza ritenne parte di un tumulo preistorico collegato a un antichissimo castelliere. I saltuari scavi hanno effettivamente portato alla luce dei frammenti di ceramiche e di altri materiali riferibili a un arco cronologico molto ampio che avrebbero richiesto una strategia d’indagine oggi divenuta ormai impraticabile per la presenza di ville e giardini.
Scritto da:
Andrea Acanfora
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