L’assetto interno di un villaggio dell’età del bronzo.
In base al ritrovamento dei reperti si è compreso molto della vita e delle abitudini nei castellieri
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Nel 1953 gli archeologi accertarono l’esistenza di un castelliere sul Moncodogno, una collina vicino a Rovigno.
In base al ritrovamento dei reperti si è compreso molto della vita e delle abitudini dell’epoca.
La vasta spianata ovale era circondata da una cinta muraria che si attraversa per stretti corridoi aggiunti in un secondo tempo, che a occidente conducevano verso il mare e a nord verso la fossa “cultuale” e il “sobborgo”; inoltre si suppone che esistesse anche un terzo passaggio nel tratto meridionale delle mura.
Su un leggero rialzo della spianata centrale c’era l’acropoli, cinta da altre mura, altrettanto possenti di quelle che circondavano tutto il villaggio. Sull’acropoli si innalzavano spaziose case rettangolari, dotate di portici coperti e di cortili e separate da strette corsie. Per costruirle vennero murate fondamenta in pietra, sulle quali si impiantavano strutture di legno.
Onde consolidare le pareti divisorie e sostenere i tetti, venivano impiegate travi di legno conficcate in incastri scavati nella roccia viva. Parecchi frammenti di loto domestico, con il quale venivano ricoperti i muri, risultano decorati a motivi geometrici impressi.
Davanti ad una delle maggiori case sull’acropoli si trova un forno con una grande piastra di ceramica e buchi circolari, che poteva essere usata per la cottura del vasellame. Nell’area dell’acropoli in cui sono stati effettuati gli scavi sono venuti alla luce gli oggetti più preziosi, specie di bronzo, che attestano l’esistenza in loco di un gruppo umano elitario. Immediatamente sottostante all’acropoli, solo un gradino più in basso, si estendeva la città alta, anch’essa cinta da un muro. Qui vivevano forse gli artigiani. Vi è stato trovato il maggior numero di scarti, resti della fusione di metalli. Parti di stampi usati per la fusione delle punte delle lance è stata rinvenuta nell’area dell’acropoli. In altri castellieri istriani, a Pola, a Castelvenere presso Buie e a Sermino vicino a Capodistria, sono stati trovati pezzi di forme usate per fondere le asce.
Alcuni dei reperti più importanti confermano che nell’età del bronzo la penisola era inclusa nel corso degli eventi comuni al continente europeo e che era in contatto con le principali culture europee. Il ritrovamento di frammenti di alcuni oggetti fittili attesta i legami dell’Istria, da un lato, con l’area danubiana centrale, e, dall’altro, con l’Italia settentrionale. I pochi e modesti oggetti di bronzo (asce, pugnali, coltelli, monili) confermano a loro volta la circolazione dei beni e i contatti dell’Istria con l’Europa centrale e la penisola appenninica e, lungo la sponda orientale adriatica, con l’Est mediterraneo.
Fanno la loro comparsa grani di ambra di origine baltica, che dal nord Europa, attraverso l’Alto Adriatico e l’Istria, giungevano fino in Grecia. Nell’età del bronzo gli abitanti dell’Istria prendevano parte al flusso di scambi e alle vicende che si svolgevano anche a grandi distanze. Erano dediti all’agricoltura e alla cerealicoltura, com’è dimostrato dai numerosi reperti di macine di pietra, e inoltre conoscevano già la vite e l’uva. Altresí si occupavano intensamente dell’allevamento del bestiame, specie pecore e capre, e meno di caccia, pesca e raccolta di frutti di mare, i cui gusci sono stati trovati comunque anche in castellieri distanti dalla costa.
Nei villaggi si dedicavano alla produzione di ceramiche: recipienti dalle forme, dimensioni e qualità più diverse, che utilizzavano quotidianamente per la preparazione del cibo, per la conservazione e il trasporto di liquidi o in determinati riti. Per le caratteristiche forme fittili che fabbricava, la popolazione istriana dell’epoca creava con gli abitanti dell’odierno Alto Adriatico, del Quarnero e del Carso un ambiente culturale assai affine.
Nei castellieri venivano lavorati pure oggetti ricavati da ossa e corna animali, con i quali si facevano aghi, punte, levigatoi, pettini, manici vari, ecc. Si lavoravano anche la lana e diverse fibre vegetali, che venivano filate e poi tessute.
È nell’età del bronzo che in Istria sono attestati per la prima volta dei rituali funebri. In questo campo emergono i grandi tumuli di pietra che ricoprivano le tombe di persone presumibilmente molto importanti per le comunità dell’epoca. Di solito questi monumenti si elevavano isolati in cima ai colli e si suppone che marcassero il territorio di una determinata comunità.
Bibliografia
IveticEgidio Istria nel tempo.2006.
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