Un Patriarca al Servizio della Chiesa e della Comunità

 

(San Paolino, fonte)

Dopo il dominio dei Longobardi e la discesa in Italia dei Franchi nel 774, il ducato friulano diventò una Contea di confine, detta anche Marca del Friuli. San Paolino nominato patriarca di Aquileia. La visita di Carlo Magno a Cividale (Foum Iulii). I Franchi conquistano l’Istria. Marcario del Friuli e il duca Erich del Friuli e dell’Istria

#CarloMagno, #AltoMedioevo, #Franchi

San Paolino di Aquileia, primo patriarca nominato da Carlo Magno, svolse un ruolo fondamentale nella storia del Friuli. Grazie alla sua azione pastorale e alla sua influenza politica, contribuì a consolidare la presenza della Chiesa nella regione e a promuovere lo sviluppo culturale e civile. La sua figura rappresenta un punto di riferimento per la storia del Friuli e un simbolo della sua identità religiosa e culturale.



Argomenti trattati

La Marca del Friuli, Carlo Magno e S.Paolino

   Marcario del Friuli

   San Paolino, patriarca di Aquileia.

   La curiosa visita di Carlo Magno a Cividale

   La riorganizzazione politica

   Enrico del Friuli (Erich)

   I Franchi conquistano l’Istria



Marcario del Friuli

Marcario del Friuli fu conte della marca del Friuli dal 776 al 787.

Fu il primo duca friulano nominato da Carlo Magno dopo la ribellione del longobardo Rotgaudo

Dopo la sconfitta di Rodgando, il Ducato del Friuli venne riorganizzato.  A Forogiulio (Cividale) venne istituita una Prefettura, detta Marca, alla cui direzione pose Marcario che governò tra il 776 ed il 787.

Il Ducato del Friuli venne unito da Carlo Magno al Regno di Francia che aggiunse anche la Stiria e la Carinzia.

Carlo Magno mise mano anche sul Patriarcato di Aquileia nominando Paolino patriarca dopo la morte di Sigualdo.

San Paolino, patriarca di Aquileia.

San Paolino, nel 776, venne nominato patriarca di Aquileia da Carlo Magno.

Nacque nel ducato longobardo del Friuli, a Premariacco. Carlo Magno gli affidò la sede patriarcale di Aquileia; la sua diocesi abbracciava tutta la pianura friulana mentre la sua giurisdizione metropolitana si estendeva alle Chiese dell’Austria longobarda e dell’Istria, dopo che questa terra fu tolta agli Avari e unita all’impero carolingio.

Sempre in quell’anno, Carlo Magno donò a S. Paolino il villaggio friulano di Lavariano con tutti i beni goduti e posseduti di  Valdando figlio d’Immone, signore di quel luogo e ribelle insieme al duca Rodgaudo.

Fu un uomo di lettere. Carlo Magno lo condusse con sé in Francia quale artis grammaticae magister. Intervenne in Francia nel 789 al Concilio d’Aquisgrana e diresse praticamente il Concilio. Fu presente al Concilio Ratisbona nel 792 e nel 794 al Concilio di Francoforte.

La sua personalità e la sua opera gli meritarono un posto di preminenza nella cultura europea del tempo.

Paolino morì a Cividale l’11 gennaio 802 e fu sepolto nella cattedrale ove le sue spoglie sono tuttora custodite. L'11 gennaio si celebra San Paolino.

La curiosa visita di Carlo Magno a Cividale

Dal 14 aprile al 17 giugno del 776, Carlo Magno era ospite a Cividale.

Durante il suo soggiorno si volle concedere un giorno di festa che consisteva nell’andare a messa e poi  a caccia con i suoi cortigiani. Faceva freddo e pioveva, Carlo indossava una pelliccia di pecora mentre i nobili del suo seguito indossavano abiti sontuosi e delicate pellicce. Ritornati dalla caccia, il re ed i suoi cortigiani si misero davanti ad un grande fuoco per riscaldarsi ed asciugarsi. Gli abiti dei nobili, che erano fatti con tessuti pregiati, erano completamente rovinati.

Il mattino seguente, Carlo convocò tutti i nobili cacciatori con l’obbligo di indossare gli abiti del giorno prima. A quel punto Carlo magno chiese quale fosse l’abito più utile e prezioso: il suo che costava un soldo ed era rimasto bianco e perfetto, oppure i loro che costavano molto e che ora non valevano nulla?

E’ noto che i veneziani erano dediti al commercio. Nel 776, i veneziani avevano portato dall’oriente stoffe pregiate e pellicce che piacquero molto ai nobili dell’epoca.

La riorganizzazione politica

Quando Carlo Magno conquistò il Friuli, la nobiltà longobarda era profondamente radicata nel territorio italico ed integrata con le popolazioni locali e rappresentava il ceto dei grandi possidenti terrieri, un gruppo con cui gli invasori dovevano naturalmente cercare un confronto ed un dialogo costante, essendo difficile ipotizzare un programma che comprenda nuove forme di governo senza un accordo con i locali gruppi dominanti.

In questo quadro, emerse il ruolo della chiesa locale. Il patriarca Sigualdo, nell'immediato svolgersi dell'azione di conquista del Friuli, si rivolse al nuovo conquistatore con una lettera di monito sui rischi che avrebbero incontrato quanti, incuranti della parola di Dio, avessero spogliato le sue chiese.

In ogni caso Aquileia non poteva che essere favorita dalla nuova situazione politica, ancor più quando nel 787 venne designato come patriarca il grammatico cividalese Paolino († 802), personalmente legato a Carlo Magno e alla sua cerchia di intellettuali.

Paolino fu per diversi anni una presenza culturale molto attiva a corte dove, nonostante fosse trattenuto da un intenso impegno letterario e di propaganda istituzionale, potè comunque intervenire nelle questioni aquileiesi ottenendo dall’imperatore il privilegio della libera elezione patriarcale, ed organizzando nel 796 un concilio a Cividale.

Enrico del Friuli (Erich)

Nel 788, dopo la morte di Marcario, venne nominato conte del Friuli Enrico.

Il duca Erich del Friuli e dell’Istria era nato a Strasburgo, figlio di Geroldo di Vinzgouw e di Emma d'Alemannia, era fratello di Ildegarda, moglie di Carlo Magno. Fu un grande amico di San Paolino e si pensa che morì combattendo contro gli Unni nel 799.

Partecipò attivamente alle campagne di Pipino contro gli Avari che continuò sotto il regno di Carlo Magno. La solidarietà all'interno della cerchia aristocratica franca emerge anche dallo stretto rapporto di amicizia che lo lega a Paolino di Aquileia, il grammatico beneficiato da Carlo Magno, che intorno al 787 diventa patriarca di Aquileia e che gli dedica alcuni versi di un carme commemorativo.

E’ possibile che Erich avesse incontrato Paolino nelle visite alla corte dell’imperatore, o nel corso dei suoi frequenti spostamenti, oppure nella stessa Cividale, dove il vescovo e poeta friulano soggiornò più frequentemente dopo la nomina a patriarca.

Oltre a Paolino di Aquileia, Erich conobbe probabilmente anche Eginardo (storico e architetto franco al servizio di Carlo Magno), che insieme ad Alcuino fu il principale artefice della rinascita culturale carolingia.

Pur trovandoci a che fare con fonti certamente influenzate dalla propaganda carolina, rimane fuor di dubbio che quella di Erich fu una figura di importanza ben maggiore di quella d’un «comune» pubblico officiale territoriale. Erich fu un capo militare di riferimento per Carlo, che lo integrò all'interno del suo apparato assegnandogli un presidio di estrema delicatezza.

Sia l’uccisione di Erich come quella del duca di Baviera Geroldo avvennero nel contesto di importanti operazioni militari contro le popolazioni stanziate nell’area danubiana che premevano verso la penisola italica e l’area alpina.

La notizia della morte viene ripresa con maggiore dettaglio negli Annales Regni Francorum, dove si chiarisce che Erich morì in una imboscata tesa nei pressi di Fiume nel 799, mentre si approssimava ad una nuova campagna contro gli Avari.

I Franchi conquistano l’Istria

Nel 788 gli Avari, radunati in due eserciti, invasero la Bavaria e depredarono il Friuli. A questi Carlo Magno oppose due eserciti cacciandoli dalle due province. La frontiera a est continuava ad essere non sicura.

Il ducato friulano era nato, nell'organizzazione longobarda, come difesa dalle invasioni slave, ma per i Franchi il corso dell'Isonzo non sembrò una frontiera che potesse garantire stabilità, e per questo Pipino, figlio di Carlo Magno, completò tra il 788 ed il 789 la piena annessione della penisola istriana, dando compimento ad una influenza che i friulani avevano esercitato su quel territorio per tutto l’VIII secolo.

Secondo Benussi, l’occupazione dell’Istria fu come una conseguenza della guerra scoppiata tra i Franchi e Binzantini nell’Italia meridionale.

I nuovi marchesi friulani ricoprirono nell’ultimo decennio dell’VIII secolo un ruolo importante nella politica internazionale, e proprio su di essi ricaddero le responsabilità delle più importanti manovre militari nella Carniola austriaca (Austria orientale) e nell’attuale Slovenia orientale, scenari in cui si giocarono gli esiti della lunga campagna franca contro gli Avari.

Non ci sono molte notizie ma sembra che Erich si sia concentrato su operazioni di arresto delle cavallerie avare nella piana dei laghi carinziani, una zona facilmente raggiungibile dal tarvisiano  ossia attraverso la porta settentrionale del Friuli.


Estensione della Marca del Friuli.

Estensione della Marca del Friuli. Il ducato friulano sin dal 775 diventò una Contea di confine (detta anche Marca del Friuli) del Regno dei Franchi poi nel 791 venne ampliata ed organizzata in 5 marche comitali (Verona, Treviso, Aquileia, Istria, Carinzia e Carniola) con un territorio assai più vasto. (RegioneStoria FVG)

 

Luigi Zanin, L'EVOLUZIONE DEI POTERI DI TIPO PUBBLICO NELLA MARCA FRIULANA DAL PERIODO CAROLINGIO ALLA NASCITA DELLA SIGNORIA PATRIARCALE, tesi di Dottorato di ricerca in Storia sociale europea dal medioevo all'età contemporanea, Università Ca’ Foscari di Venezia

BENUSSI, L'Istria nei suoi due millenni di storia, Trieste 1924

Francesco di Manzano. Annali del Friuli. Volume 1. 1858

Liruti. Notizie delle cose del Friuli. Volume 3

 

 

 



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