Narsete e il suo rapporto con Alboino.  Con la morte di Narsete si sarebbe sciolto definitivamente il legame di fidelitas personale di Alboino

Il ruolo di Narsete e il suo rapporto con Alboino.  Con la morte di Narsete si sarebbe sciolto definitivamente il legame di fidelitas personale di Alboino

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Ci sono delle idee discordanti sull’origine dei Longobardi in Friuli. Credo che sia interessante approfondire  questo aspetto.

Paolo Diacono sostiene che Narsete, tormentato dall’astio e dalla paura, si era rifugiato a Napoli ed inviò degli ambasciatori ad Alboino, invitandolo ad abbandonare le terre della Pannonia e impadronirsi dell’Italia.

Nel 568 i Longobardi entrano in Friuli attraversando le Alpi Giulie.

La situazione del nord d’Italia prima dell’arrivo dei Longobardi.

Nel 553, dopo la sconfitta dei Goti, Narsete smobilitò il grosso dell’esercito imperiale, anche  se rimanessero ancora delle grosse sacche di resistenza ostrogota. In ogni caso Narsete rinforzò e addestrò le sue truppe allo scopo di bloccare i Franco-Alamanni  e bloccare definitivamente le loro incursioni nella Penisola.

I Franchi conservavano però intatto il loro controllo sulle Alpi Centro-Orientali fino alle Prealpi; tuttavia le loro ulteriori manovre rimasero circoscritte alle terre alto-venete.

Narsete, non ritenendo prudente fidarsi del tutto dei presidi ostrogoti seppur necessari, o perché comunque il sistema di sicurezza nel tratto veneto si mostrava parecchio vulnerabile, inserì i suoi fedelissimi Eruli con a capo Sinduala sulle postazioni strategiche lungo la fascia delle Prealpi e delle immediate valli interne .



Struttura schematica del limes narsetiano nella Venetia. Clicca sulla figura per ingrandire

Le truppe regolari dell’esercito romaico di manovra, diciamo di milites comitatenses, erano concentrate a guarnigione e come riserva tattica nelle città-piazzaforte lungo le coste o in prossimità del litorale adriatico da Grado a Treviso, da Altino a Padova e fino a Ravenna. L’esercito era composto da Illiri, Traci, Isauri, Siriaci, Armeni o Persiani organizzati in corpi detti numeri di circa 300-500 uomini.

C’erano poi delle truppe particolari che probabilmente erano di arruolamento locale e d’estrazione civile - una specie di “milizia cittadina”.

 Forum Iulii probabilmente era la base operativa per le terre dal Tagliamento allo spartiacque delle Alpi Giulie; tuttavia , da un punto di vista tattico il territorio doveva essere controllato fino ai versanti alpini orientali,  e ricalcare l’antico sistema dei claustra Alpium Iuliarum.

Con la drastica repressione degli Eruli ribelli e con l’eliminazione dei loro presidi, nel 566-567, le Prealpi della Venetia rimasero pericolosamente sguarnite. Né i popoli alleati sul crinale delle Alpi, né i superstiti Goti in pianura e nelle valli interne davano affidamento o potevano garantire una adeguata area di sicurezza; anche perché un’ennesima epidemia di peste aveva falcidiato gli abitatori della Venezia “fino al confine con gli Alamanni e con i Baiuvari” 

Così Narsete dovette prendere nuovi provvedimenti. Con l’intento di riempire i vuoti sulla fascia pedemontana-prealpina destinata secondo il suo schema tattico a truppe federate fidate, il vecchio governatore ebbe l’idea di spostare qui alcuni contingenti di Longobardi.

Si ipotizza  che gruppi di Longobardi, prima del loro ingresso ufficiale del 568 in Italia, da qualche tempo partecipassero al sistema confinario italico di Narsete e fossero già inseriti nel sistema difensivo del claustra Alpium Iuliarum. Ciò ci darebbe pretesto per ritenere che qualche altro gruppo longobardo fosse stato spostato verso Occidente fino al Tagliamento.

Tutti gli altri Longobardi, più numerosi col loro re, sarebbero rimasti impegnati nel presidio delle terre basso-pannoniche della Savia.

I Longobardi si insediarono nella Venetia in accordo con la politica di Narsete.

Nel frattempo l’Italia era turbata dalla destituzione di Narsete. Sul fatto che Narsete sia stato rimosso e sostituito, quale che fosse il vero motivo, le fonti sono certamente unanimi; non sono invece concordi sulla data della sua destituzione, con relative implicazioni quanto al valore della “chiamata” dei Longobardi.

I Longobardi, rimasti per qualche tempo leali nelle loro postazioni confinarie della Venezia, in seguito alle disgrazie di Narsete e al suo esilio più o meno volontario in Campania, ritennero forse decaduto il patto di fidelitas che li legava alla persona del vecchio patrizio e pertanto Alboino si sarebbe sentito libero di gestire a proprio esclusivo vantaggio l’azione dei suoi contingenti; e si rivoltò contro l’Impero.

Il vero movente del voltafaccia di Alboino è comunque di difficile individuazione. E’ importante tenere presente che già altri popoli pur alleatisi erano spesso presi l’arbitrio di condurre scorrerie entro le province romane. Salvo poi rinnovare i patti di amicizia a più caro prezzo per l’Impero. Con questa prospettiva si sarebbero mossi anche i Longobardi, che già con Audoino durante il loro stanziamento nella Pannonia e nella Savia non avevano disdegnato, inizialmente, di spingersi con qualche incursione a far bottino nell’Illirico e in Dalmazia.

Vista la debolezza di Narsete, Alboino si era spostato con incursioni e saccheggi verso la Liguria.  Papa Giovanni III esortò Narsete a tornare a Roma. Si pensa che in questa occasione Narsete abbia avuto ampia possibilità di manovra e sia riuscito a rinnovare il patto con Alboino.

Considerando che l’epidemia e la carestia del 566-68 nella Venetia avevano di molto ridotta la disponibilità di risorse per il sostentamento dell’esercito mercenario e il precedente accordo col re longobardo si sarebbe dimostrato inadeguato quanto a compensi; così Narsete avrebbe concesso ad Alboino di estendere il suo controllo su più vasti territori fino a Milano.

A Milano i Longobardi entrarono senza trovare resistenza il 3 Settembre del 569.

In qualche modo fu concesso ad Alboino di proclamare il regno con capitale Verona. Il suo dominio comprendeva la Venetia pedemontana e prealpina, e una parziale giurisdizione anche sulla Liguria padana.


Espansione longobarda e loro Regno di Verona (aa.568-571). Clicca sulla figura per ingrandire.

Narsete morì circa nel 570 e col suo decesso si sarebbe sciolto definitivamente il legame di fidelitas personale di Alboino.

Attorno a quell’anno Pavia viene attaccata, e solo allora, si cominciano a registrare i primi fatti d’arme tra Longobardi e Bizantini.

 

 

 

Giorgio Arnosti, L’invasio Longobarda in Italia, CENITA FELICITER, L’epopea goto-romaico-longobarda nella Venetia tra VI e VIII sec. d.C.

Giorgio Arnosti, Fasi e struttura del limes narsetiano nella Venetia entro l’assetto dell’Eparchìa Italìas, CENITA FELICITER, L’epopea goto-romaico-longobarda nella Venetia tra VI e VIII sec. d.C.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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