La “via diretta per il Norico” era l’asse portante di un complesso sistema viario molto antico che attraversava le Alpi nel settore orientale. Per alcuni tratti è chiamata via Bariglaria

Le vie dell’altomedioevo: la via Iulia Augusta per il Norico

La “via diretta per il Norico”, convenzionalmente denominata Iulia Augusta, era l’asse portante di un complesso sistema viario molto antico che attraversava le Alpi nel settore orientale e fu praticato per secoli ancora prima dei Romani per attività di scambio e commercio divenute con il tempo sempre più intense e continuate.

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Questi tracciati, utilizzati in origine come piste commerciali e vie armentarie e di transumanza attraverso i facili valichi delle Alpi Carniche e Giulie, furono ricalcati, stabilizzati, attrezzati fra la metà del I secolo a.C. e la metà del successivo dai Romani ai quali va soprattutto il merito d’averli raccordati nel nodo di Aquileia ai grandi assi viari di pianura, la via Postumia e la via Annia.

Il tracciato materiale della “via diretta per il Norico” che partendo da Aquileia attraversava le Alpi per raggiungere a ovest la città di Aguntum (Lienz) e a est Virunum (Klagenfurt), la capitale della provincia.

Da Aquileia la strada raggiungeva Tricesimo, il cui toponimo numerale indicava la distanza di 30 miglia romane (circa 45 km) da Aquileia, quindi risaliva la valle del Tagliamento, dividendosi in due rami: uno saliva a Tolmezzo e Zuglio (la romana "Iulium Carnicum"), e attraverso il passo di Monte Croce Carnico scendeva nella valle della Drava fino a Dölsach ("Aguntum" per i Romani), nei pressi di Lienz, dove rimangono imponenti rovine di edifici romani.

Da Aquileia la via romana raggiungeva l’attuale Tricesimo; saliva quindi attraverso la pianura friulana fino alla statio Ad Silanos (“presso le acque zampillanti”) in località  Godo (Gemona).

Godo (Gemona)

Procedendo lungo la valle del Tagliamento, nei pressi dell’attuale Stazione per la Carnia, prendeva due direttrici.

Un tratto saliva verso Tolmezzo e, seguendo la valle del But, giungeva a Iulium Carnicum e fino al passo di Monte Croce Carnico (1360 m.), poi superato il valico toccava Loncium (Mauthen) e quindi attraverso la vallata del fiume Gail raggiungeva il corso della Drava ad Aguntum (Dolsach, presso Lienz) dove un imponente parco archeologico testimonia l’importanza del centro romano e la sua funzione soprattutto militare.

Una direzione decisamente orientale prendeva invece l’altro tratto viario della Iulia Augusta, diretto a Virunum. Questo tracciato ripercorreva dalla confluenza del Fella nel Tagliamento fino al Norico un itinerario molto antico e obbligato attraverso il Canale del Ferro, già attrezzato per scopi commerciali nel II secolo a.C.  Le tappe indicate dall’Itinerarium nel primo tratto della via sono le stationes Plorucensis (Resiutta), forse punto doganale.

La statio Bilichianensis (a XXIV miglia dalla precedente), omessa per errore nell’Itinerarium Antonini, probabilmente è da identificare con Camporosso che ha restituito una dozzina di iscrizioni e fu sede di acquartieramenti militari (castra).

A poca distanza da Camporosso la strada romana toccava Tarvisio, nodo viario importante perché nei pressi di questo antico castellum dei Taurisci si raccordavano alla via Aquileia-Virunum sia la strada che risaliva la valle del Natisone sia quella che risaliva lungo l’Isonzo.

 

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Questa strada era denominata in alcuni tratti nelle carte come via Bariglaria.  

Il nome, che fu coniato nel 1879 da Dario Bertolini e si diffuse tra gli studiosi della viabilità antica ed è attualmente quello più usato per indicare questo percorso. La via Bariglaria, la quale passava attraverso la città di Gemona per poi proseguire verso nord, assunse questo nome in quanto veniva percorsa principalmente da carri carichi di mercanzie, le quali erano stipate all’interno di botti. Gran parte delle merci, quando dovevano essere trasportate sulle lunghe distanze, venivano infatti imballate dentro barili di varie dimensioni, i quali erano a loro volta caricati su animali da soma o sopra i carri.

E’ probabile che dall’intenso traffico di botti su questo percorso derivasse il nome dell’itinerario.

La Julia Augusta fu sempre percorsa nel Medioevo nonostante il progressivo declino del ruolo mercantile di Aquileia. Questa strada era la principale direttrice che permetteva di tagliare la regione direttamente da nord a sud, oltre a essere uno dei grandi assi di raccordo fra l’Adriatico e il Danubio centrale. A partire dalla seconda metà del Trecento, grazie allo straordinario sviluppo di Udine, l’itinerario fu interessato da un intenso traffico mercantile il quale era in buona misura diretto verso il futuro capoluogo friulano.

 

 

Bruno Figliuolo, Storia di Gemona nel basso medioevo, Tesi di dottorato, Università degli Studi di Udine.

Maria Grazia Caenaro, Un’antica via a nord-est  Testimonianze epigrafiche e letterarie

 



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