Teuta: una regina guerriera dell’Illiria che fece del dominio del mare fonte di ricchezza e prosperità.
Teuta fu una regina guerriera dell’Illiria nel terzo secolo a.C. che fece del dominio del mare fonte di ricchezza e prosperità
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La pirateria
Dove c’è mare ci sono i pirati, così è praticamente sempre stato; come sulle strade hanno sempre imperversato i briganti, che cercavano di accaparrarsi i beni altrui, così sul mare ci sono sempre stati i pirati. Si potrebbe dire che, in periodi antichi, la pirateria fu così comune che spesso veniva accettata come una “professione” nel grande lago del Mediterraneo.
Probabilmente i primi episodi di pirateria incominciarono nell’età del bronzo con l’apertura delle vie di mare per i primi commerci. Come tutte le attività illecite non organizzate, contrapporsi a fenomeni puntuali e privi di una struttura organizzativa è sempre stato molto complicato. Inoltre, non era raro che i commercianti, in periodi di magra, decidessero di intraprendere questa facile attività. La pirateria incominciò a calare solo quando importanti città stato, come Atene e Rodi, si dotarono delle prime marine da guerra per pattugliare i percorsi commerciali. Anche Alessandro Magno fu costretto a contrastare i pirati lungo le coste della Turchia meridionale ed il Mediterraneo orientale. Purtroppo, come la storia ci insegna, a seguito della perdita del controllo delle rotte seguì sempre il riemergere di questi fenomeni e i Romani, potenza marittima dovettero più volte ricorrere alla forza per soffocare i pirati.
Il turbolento mare Adriatico
Pur essendo un bacino stretto e chiuso, il mare Adriatico è notoriamente un mare infido e tempestoso, dove le onde montano rapidamente sostenute dai forti venti da Nord. Inoltre le poche centinaia di miglia di mare hanno sempre separato popoli e culture profondamente diversi. Nel secondo secolo a.C. nella sua parte centro meridionale gli Illiri a est e i romani a ovest.
Tra i tanti personaggi che vi si affacciarono vale la pena ricordare Teuta, una regina guerriera dell’Illiria che fece del dominio del mare fonte di ricchezza e prosperità.
Sotto di lei la flotta degli Illiri esercitò la pirateria in tutto l’Adriatico mettendo a terra e fuoco navi e villaggi. In realtà, definire Teuta una semplice pirata è alquanto riduttivo; come vedremo, fu un’abile regina che seppe impiegare per i propri fini politici i tanti pirati, che si nascondevano tra le tante insenature nascoste negli arcipelaghi dell’Illiria.
Chi erano gli Illiri?
Gli Illiri erano una popolazione residente a sud dei Balcani, che comprendeva molte tribù tra cui Istri, Iapodi, Liburni, Dalmati, parte dei Traci e dei Pannoni.
Essi esercitavano da sempre la pirateria in maniera “legale” attraverso il beneplacito dei loro governanti. Ovviamente non si limitavano a saccheggiare le navi in transito ma si spingevano ad attaccare i villaggi costieri lungo le coste dell’Adriatico. I loro regnanti accettavano questa forma di vita ricevendone in cambio tesori e fedeltà.
Doveva essere una professione molto redditizia in quanto il regno illirico, notoriamente molto povero a causa della scarsità di risorse, crebbe notevolmente nel terzo secolo a.C., occupando tutta la costa adriatica orientale, dalla odierna Croazia all’Albania.
La loro regina, Teuta, era una giovane donna dal carattere decisamente molto forte.
Teuta era la moglie di Agrone, figlio di Pleurato e re degli Illiri che, avendo sconfitto gli Etoli, per eccessi nei festeggiamenti venne colpito da pleurite e morì nel giro di pochi giorni. Teuta, da Scutari (Albania), utilizzando un consiglio formato dai fiduciari del defunto re, assunse la reggenza per conto di Pinne, figlio del re e di un'altra sua moglie, Triteuta.
Invece di abbandonarsi al lutto, sfrutto le sue doti per mantenere unito il regno del consorte. Viene ricordata come affascinante, intelligente, diplomatica, vigorosa e, soprattutto, decisa a continuare la politica espansionistica di Agrone.
Il fatto di essere donna in una società tipicamente patriarcale limitava l'effettivo potere della regina che si vide costretta ad accettare un maggior grado di libertà dei sudditi nella loro comune attività navale: la pirateria.
La povertà del territorio e la poca terra coltivabile avevano in pratica reso necessario agli Illiri, per la loro stessa sopravvivenza, l'esercizio continuativo della pirateria.
Questa attività, d'altra parte era largamente praticata da tutti i popoli – romani compresi – in tutto il Mediterraneo.
Teuta, dopo la sua ascesa al potere, armò in breve tempo una flotta agguerritissima e le sue navi (lemboi) incominciarono a non dare tregua alle colonie greche dell’Adriatico.
I lemboi erano descritte come navi di piccola e media grandezza tipiche di quei mari, usate come navi da guerra leggere, che si prestavano particolarmente per la pirateria. Si pensa che avessero un equipaggio di cinquanta marinai, disposti su un ponte chiuso (navis aperta), senza rostro ma con una prora sottile. la propulsione era assicurata con i remi posti su uno o due ordini. Sebbene la loro invenzione risaliva ai Cirenei, furono perfezionate e divennero poi lo standard dei pirati illirici. La regina Teuta non si limitò a gestire la pirateria ma si comportò in maniera coerente con il suo ruolo di regina guerriera. La fonte storica maggiore è Polibio che nelle Storie racconta la sua tragica vita. Dopo la morte del marito, rendendosi conto della difficile situazione economica del suo popolo, la regina:
« raccolti una flotta e un esercito non inferiori ai precedenti, li inviò in spedizione, dopo aver indicato ai capi che tutta la costa era territorio nemico».
Una politica aggressiva che le avrebbe assicurato non solo il controllo di tutta la regione ma anche dei traffici marittimi che vi si svolgevano. La flotta e l'esercito degli Illiri guidato da Scerdilaida, fratello di Agrone, saccheggiarono le isole greche vicine a Corcira (l’odierna Corfù) e conquistarono Fenice (l’odierna Santi Quaranta in Albania), dove tuttavia rimasero uccisi diversi mercanti italici. La presa della città e il grande bottino che ne fu tratto convinsero gli Illiri a limitare, per il momento, l'attività e a tornare alle loro terre. L'episodio, inoltre, portò alla regina Teuta l'alleanza degli Epiroti e degli Acarnani terrorizzati da quella dimostrazione di forza.
Particolare Busto della regina Teuta dell'Illiria (fonte Hyjnesha)
Teuta, visti i risultati del saccheggio delle coste greche decise di accrescere la pressione, ma per un certo tempo fu frenata a causa della ribellione nell'Issa (oggi Lissa). Il rafforzamento militare di Agrone, prematuramente deceduto, l'invio di flotta ed esercito in terre ricche per autofinanziarsi, il blocco dei commerci anche italici (e quindi soggetti ai romani) nel basso Adriatico, fecero pensare all'inizio di uno sforzo "imperialista" degli Illiri volto al controllo delle coste greche dell'Epiro e della Macedonia e dei relativi commerci con l'Italia.
Nel contempo, nella prima Guerra Punico-Romana (264 a.C. – 241 a.C.), i Romani avevano da poco conquistato Cartagine, annichilendo per il momento il loro potere marittimo nella regione meridionale, ed erano interessati ad espandersi nel Tirreno e nel Mar Mediterraneo occidentale. Il rafforzamento militare illirico, con sempre più alleanze strategiche, le scorrerie per terra e per mare per autofinanziarsi ed il blocco dei commerci nel basso Adriatico era volto al controllo delle coste greche dell’Epiro e della Macedonia e dei relativi commerci con l’Italia. Per cui la minaccia disturbatrice di questo popolo guerriero non poteva essere trascurata. Polibio racconta che, per raggiungere un accordo, Roma inviò due ambasciatori, Gaio e Lucio Coruncanio, nella speranza di trovare un accordo pacifico con la regina.
«Gli Illiri anche nelle epoche precedenti danneggiavano continuamente coloro che navigavano dall'Italia [...] I Romani, che nel periodo precedente non prestavano attenzione a chi lanciava accuse contro gli Illiri [...] nominarono ambasciatori in Illiria Gaio e Lucio Coruncanio» (Polibio, Storie, II, 8)
Sempre secondo Polibio, Teuta ricevette gli ambasciatori romani con un fare “arrogante e superbo”. Alle richieste degli ambasciatori rispose che per quanto riguardava il suo Stato si sarebbe stati attenti a che gli interessi di Roma non subissero danni, ma i privati cittadini Illiri non potevano essere fermati nelle loro operazioni in mare (in pratica legittimando le loro attività). Il più giovane degli ambasciatori romani rispose a sua volta:
« … cercheremo, con l’aiuto divino, di costringerti con forza e rapidamente a correggere le consuetudini dei re verso gli Illiri ».
Questa risposta non piacque alla altezzosa regina, che in risposta fece uccidere il giovane ambasciatore al momento dell’imbarco. Naturalmente quando la notizia giunse a Roma, il Senato Romano decise di scatenare la guerra nella successiva primavera del 229 a.C., prendendosi così il tempo per arruolare le legioni ed organizzare la flotta.
In quel periodo i Romani erano in possesso di una flotta potente e ben addestrata, veterana delle battaglie contro i Cartaginesi e non temevano uno scontro contro quella regina di pirati. Questa decisione non passò ignorata (le spie esistevano anche all’epoca) e la flotta e l’esercito degli Illiri saccheggiarono le isole greche vicine a Corcira, conquistando Fenice ed uccidendo diversi mercanti italici. La presa della città e il grande bottino che ne fu tratto convinsero gli Illiri a limitare l’attività e a tornare alle loro terre e a stringere alleanza con gli Epiroti e gli Acarnani, decisamente terrorizzati da quella dimostrazione di forza. Teuta allestì rapidamente una flotta ancora maggiore della precedente e la mandò nuovamente verso Corcira, le isole vicine e la costa dell’Epiro, strategicamente importanti nell’approssimarsi dello scontro con Roma. Naturalmente questa intromissione portò ad uno scontro tra i Greci. Ne scaturì una battaglia navale presso le isole Paxos (le attuali Passo e Antipasso).
Gli Illiri, rafforzati da sette navi inviate dagli Acarnaniani, si scontrarono con la flotta achea nei pressi dell’isola di Paxos. Alcune navi illiriche navigarono verso Corcira, mentre un’altra parte ancorata nel porto di Epidamnos (oggi Durazzo), sbarcarono alcune truppe con la scusa di approvvigionarsi di acqua per sorprendere la città alle spalle. Dopo un tentativo fallito di prendere la città, i comandanti illirici si riunirono al resto della flotta che si stava avvicinando a Corcira.
Teuta mise in atto una tattica rivoluzionaria.
Decise di sacrificare alcune navi, presentandole di fianco ai propri avversari e favorendone quindi lo speronamento da parte degli Achei; quando le navi nemiche colpivano il fianco con i loro rostri restavano bloccate nei loro movimenti e gli Illiri potevano cosi abbordarle con un numero di soldati maggiore.
In questo modo gli Illiri furono in grado di catturare quattro quadriremi ed affondare una quinquereme. Polibio continua:
« Nello stesso periodo, di quelli che detenevano la carica consolare, Gneo Fulvio salpava da Roma con duecento navi, mentre Aulo Postumio partiva con le forze di terra …»
Lo scontro fu impari e la regina fu sconfitta, anche a causa del tradimento del comandante Demetrio di Faro, che aspirava al trono degli Illiri. Demetrio, all’avvicinarsi della flotta romana a Corcira,
« … essendo al centro di calunnie e temendo Teuta, mandava messaggi ai Romani promettendo sia di consegnare nelle loro mani la città sia di rimettere loro tutti gli affari su cui aveva il controllo. I Corciresi […] consegnarono la guarnigione degli Illiri, in accordo col volere di Demetrio e, invitati a farlo, di comune accordo si rimisero alla protezione dei Romani.»
Demetrio, comprendendo che ogni resistenza era vana, aveva consegnato l’isola ai consoli romani Postumio Albino e Fulvio Centumalo nel 228 a. C., e Corcira era divenuta la base romana per le operazioni sulla costa orientale dell’Adriatico; la flotta romana si avviò verso Apollonia mentre l’esercito guidato da Postumio, composto da 20.000 fanti e 2.000 cavalieri, venne traghettato da Brindisi. Si trattò di uno sbarco di dimensioni colossali per l’epoca (III secolo a.C.), perfettamente pianificato dai Romani. Gli Illiri, alla notizia del loro arrivo, si ritirarono precipitosamente ed i Romani giunsero fino a Skodri (Scutari), capitale degli Illiri mettendola a ferro e fuoco.
Teuta dovette fuggire, rifugiandosi con pochi fedelissimi a Rizone (oggi Risano), nelle Bocche di Cattaro, una città lontana dal mare e ben fortificata.
I Romani lasciarono quindi Demetrio di Faro a capo di quell’esteso territorio composto da protettorati controllati dalle guarnigioni romane. La maggior parte della flotta e dell’esercito tornò in Italia con Gneo Fulvio mentre Postumio, con il resto degli uomini e delle navi si trattenne in qualità di “consigliere militare” per organizzare le truppe delle popolazioni indigene che avevano richiesto la protezione di Roma. In primavera, Teuta mandò degli ambasciatori a Roma e concluse il patto di resa che costrinse la regina a ritirarsi dalla maggior parte delle terre illiriche, pagare tributi a Roma e, soprattutto, ad impegnarsi a rinunciare alla bassa Illiria e ad ogni azione di pirateria o militare a sud di Lisso.
La leggenda narra che la regina Teuta, per l’umiliazione delle condizioni imposte, si suicidò. Morì così questa grande regina, signora del mare.
La figura di Teuta resta un punto di riferimento importante per capire i rapporti tra mondo orientale, illirico e il mondo occidentale. Dimenticarla significherebbe ignorare tutto un percorso che c’è stato tra Illiria, Adriatico, Grecia e Roma e significherebbe anche dimenticare il processo culturale storico-politico che si è vissuto ad Apollonia, importante cittadina culturale. Apollonia rimase una fortezza, le cui testimonianze costituiscono una ricchezza archeologica imponente e questa ricchezza chiama in causa modelli mitici e figure leggendarie come, appunto, la regina Teuta che non disdegnò un appoggio ai pirati e che venne definita “donna pirata”.
Il mito è uno strumento fondamentale per capire il legame tra Apollonia e le coste di Brindisi, ovvero di quella zona denominata “l’area greca” della Magna Grecia.
La regina illirica rimarrà sempre una figura mitica e leggendaria all’interno del legame tra Oriente ed Occidente.
La popolazione illirica parlava una lingua indoeuropea. Ciò apre un confronto tra il mondo adriatico, il mondo ionico- mediterraneo e quello mediterraneo che si spinge oltre il Tirreno. Teuta, una figura leggendaria nella storia e nella realtà mitico – geografica di una terra chiamata Albania.
Teuta, regina guerriera del mare
Scritto da:
Andrea Acanfora
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