Strategie e sfide per la reindustrializzazione e lo sviluppo urbano

Trieste: Ripartire dalla Produzione per un Futuro Innovativo

(fonte Panorama)

Il convegno "Costruiamo il futuro produttivo di Trieste" ha acceso i riflettori sulla necessità di ripensare il modello economico di Trieste, città in fase di deindustrializzazione.

Esperti e stakeholder hanno discusso il ruolo cruciale della produzione, intesa come insieme di attività fondamentali (edilizia, infrastrutture, logistica), e dell'integrazione tra porto, città e ricerca per rilanciare l'economia locale. La valorizzazione del Porto Vecchio, il potenziamento delle competenze locali e la creazione di sinergie tra ricerca e impresa sono considerate leve fondamentali per trasformare Trieste in un polo attrattivo e competitivo, capace di coniugare tradizione e innovazione per un futuro sostenibile.

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Il convegno del 28 marzo 2025, organizzato da Adesso Trieste e intitolato “Costruiamo il futuro produttivo di Trieste,” ha affrontato il tema cruciale del rapporto tra produzione e contesto urbano nella città giuliana.

Trieste, negli ultimi anni, è stata teatro di un significativo processo di deindustrializzazione, che ha generato profonde lacune a livello occupazionale e ha suscitato preoccupazioni sulla sostenibilità economica del territorio.

I relatori dell'evento: Adrian Hill, consulente di sviluppo sociale urbano; Zeno D’Agostino, noto per aver rilanciato il porto di Trieste e attualmente presidente operativo della veronese Technital; e Riccardo Laterza, consigliere comunale triestino e ricercatore esperto di politiche urbane e territoriali; Leyla Vesnic, moderatrice.

Durante le quasi due ore di dibattito, sono stati trattati numerosi temi che, sebbene non sempre approfonditi nel dettaglio, hanno rappresentato spunti interessanti per future riflessioni e contributi personali. Il convegno ha sottolineato l'importanza di una visione strategica per il rilancio produttivo di Trieste, ponendo interrogativi e aprendo scenari per il futuro della città.

Perché l'industria è indispensabile per la città?

Adrian Hill risponde: "Non serve l'industria, ma la produzione."

Con "produzione" si intende un insieme di attività fondamentali per il funzionamento e lo sviluppo della città, come edilizia, infrastrutture, manutenzione e viabilità. Questi settori garantiscono la vivibilità e la sostenibilità dell'ambiente urbano, coinvolgendo normalmente il 10-12% della forza lavoro. Questo dato sottolinea quanto siano vitali per l'economia locale e la qualità della vita cittadina.

Un ruolo cruciale è svolto dalla ricerca e dall'innovazione, che non sono direttamente essenziali ma fungono da motore per l'evoluzione delle città. Grazie a finanziamenti mirati e a personale altamente qualificato, queste attività promuovono soluzioni innovative per affrontare le sfide urbane, come il recupero di aree periferiche, il miglioramento dell'efficienza energetica e la progettazione di infrastrutture verdi.

La produzione si colloca spesso nella periferia, ma il suo ciclo inizia con la ricerca e la progettazione, che avvengono nei centri urbani.

In questo contesto credo che sia necessario sottolineare che questo processo integrato consente di riqualificare spazi industriali dismessi, trasformandoli in hub per la creatività, l'imprenditoria e la socialità. Tale approccio contribuisce a restituire vita a quartieri degradati, rendendoli nuovamente attrattivi e funzionali per i cittadini. La rigenerazione urbana, pertanto, non solo preserva il tessuto urbano esistente, ma lo arricchisce con opportunità sociali ed economiche, valorizzando il ruolo della produzione come pilastro di una città moderna e resiliente.

Il ruolo del settore secondario e dell’economia portuale nel rilancio di Trieste

Il settore secondario a Trieste si intreccia strettamente con l’economia portuale, che rappresenta un pilastro cruciale per il rilancio e lo sviluppo della città. Secondo Zeno, è sempre più difficile distinguere la logistica dalla produzione: le due attività non sono compartimenti stagni, ma parti di un ecosistema integrato che alimenta l’economia urbana.

Integrazione tra porto e città Tenere separate l’area portuale e la zona industriale, come suggerisce Zeno D’Agostino, appare oggi anacronistico. La convinzione che un porto debba vivere e svilupparsi accanto alla città è centrale, perché ciò permette alla città stessa di crescere in funzione delle attività portuali. Il porto, infatti, non è solo un punto di transito per le merci, ma una vera e propria piattaforma per lo sviluppo di servizi ad alto valore aggiunto, come la logistica avanzata, i servizi informatici e i processi di ricerca e sviluppo.

Competenze e innovazione come motore di crescita Affinché Trieste continui ad essere competitiva, è fondamentale che all’interno del contesto locale si preservino e si sviluppino competenze specifiche legate alla portualità e all’industria. Per questo motivo, c’è un bisogno crescente di attività ad alto valore aggiunto e che lo sviluppo di tali attività rimanga prerogativa dei paesi occidentali. In questa ottica, Trieste deve diventare un centro attrattivo per talenti e investimenti, capace di coniugare tradizione e innovazione.

In questo contesto, il porto di Trieste assume una duplice funzione: da un lato, come motore economico per l’industria e il commercio; dall’altro, come incubatore di idee e innovazioni che rilanciano l’identità e la vitalità della città nel panorama globale. Solo attraverso questa visione sinergica, Trieste potrà affermarsi come modello di sviluppo sostenibile e integrato.

Quali sono gli spazi urbani adatti allo sviluppo di un piano di industrializzazione sostenibile? Quali leve devono essere attivate?

I grandi open space del Porto Vecchio rappresentano una risorsa strategica per lo sviluppo sostenibile di Trieste. Questi spazi possono soddisfare le esigenze di una città che cerca di coniugare innovazione industriale, sostenibilità e integrazione sociale. Trieste, con la sua natura multiculturale e polifunzionale, si configura come un “laboratorio” ideale per l’applicazione di principi di urbanistica sostenibile.

Secondo Laterza “La città è lo spazio della molteplicità”

La città deve essere pensata come uno spazio della molteplicità, dove gli spazi pubblici funzionano al meglio quando ospitano una varietà di attività: dall’incontro informale al commercio, dalla politica allo sport. Questi incontri non solo alimentano la crescita economica, ma promuovono lo sviluppo di nuove idee e sinergie. Inoltre, la densità abitativa può essere un volano per l’innovazione e il progresso.

Trieste come città creativa Una visione creativa della città passa attraverso l’integrazione dell’arte e della cultura, che sono fondamentali per l’identità e il dinamismo urbano. Trieste offre una ricca e diversificata vita culturale: dalle istituzioni artistiche affermate ai movimenti artistici locali, passando per festival, eventi comunitari e gastronomia. Questi elementi contribuiscono a una vivace e inclusiva esperienza urbana.

L’arte e la cultura, inoltre, devono essere integrate nei servizi pubblici. Un design urbano distintivo e ben progettato, così come sistemi di segnaletica e arredo urbano creativi, possono valorizzare gli spazi pubblici, rafforzando il senso di appartenenza e stimolando l’espressione culturale.

Leve politiche e imprenditoriali Il ritorno alle attività produttive è una sfida imposta dall’attuale contesto globale. Trieste, forte della sua posizione geografica strategica e del suo status di porto franco, deve riscoprire e valorizzare la sua identità portuale per sviluppare il settore industriale e commerciale. Un approccio proattivo è essenziale, passando dalla difesa delle attività esistenti a una visione strategica a lungo termine che coinvolga tutti gli attori interessati.

Innovazione e ricerca Trieste è anche una miniera scientifica. Tuttavia, il rapporto tra ricerca e produzione è delicato. La ricerca deve essere libera, soprattutto quella di base, ma necessita di investimenti significativi. Questa è un’idea utopistica in quanto spesso il finanziamento privato domina questo settore, creando problematiche legate alla proprietà intellettuale dei risultati e alla precarietà degli impieghi. Per evitare sprechi di talento e risorse, è necessario che una parte della ricerca si traduca in imprenditoria e opportunità lavorative.

Secondo Laterza, industrializzare la ricerca non dovrebbe gravare su chi la produce.

Focus La precarietà nella ricerca scientifica e le sfide della valorizzazione

Penso che sia doveroso fare una precisazione, in quanto non affrontato dal convegno

La ricerca scientifica, settore cruciale per lo sviluppo e l’innovazione, si confronta da anni con il problema della precarietà lavorativa e la discontinuità nei finanziamenti. Nonostante le enormi risorse necessarie per il progresso scientifico, alla conclusione di molti progetti spesso i ricercatori si trovano di fronte a una difficile scelta: emigrare all'estero per continuare il proprio lavoro oppure abbandonare l’attività di ricerca, anche dopo anni di dedizione. Questa situazione evidenzia non solo un enorme spreco di risorse umane, ma anche una perdita di competenze e di investimenti che penalizza l’intero sistema.

Lo spreco delle risorse umane nella ricerca L’assenza di un riconoscimento adeguato per la professionalità dei ricercatori rappresenta un punto critico. Troppo spesso, chi contribuisce al progresso scientifico si trova in situazioni di precarietà, senza una prospettiva lavorativa stabile, nonostante l’impegno e il valore del proprio lavoro. Il talento e la competenza non possono essere sacrificati: è necessario garantire una maggiore continuità nei percorsi professionali, evitando che le menti brillanti vadano perse o sfruttate in modo inefficace.

Le difficoltà delle azioni di spin-off Un altro nodo cruciale è rappresentato dall’inefficacia di molte azioni di spin-off. Si richiede spesso ai ricercatori di tradurre le loro idee in realtà industriali e produttive senza offrire loro il supporto professionale e imprenditoriale adeguato. Questo approccio è controproducente: la capacità di innovare non può essere gravata anche dalla responsabilità di gestire processi industriali complessi senza il giusto sostegno.

La necessità di un ente specializzato Da qui emerge con forza il bisogno di istituire un ente specializzato che si occupi della transizione dalle idee accademiche alle realtà industriali, produttive e occupazionali. Questo ente dovrebbe agire come un ponte tra il mondo della ricerca e quello dell’industria, supportando i ricercatori nella valorizzazione dei loro progetti. Attraverso questo meccanismo, sarebbe possibile trasformare le idee innovative in prodotti, processi o servizi concreti, con un impatto positivo sull’occupazione e sullo sviluppo economico.

Quali sono le leve che è necessario attivare in un contesto come quello di Trieste? Quanto conta la storia produttiva di una città?

Secondo Hill, Trieste possiede tutte le caratteristiche per sviluppare un modello industriale e produttivo capace di generare occupazione di qualità. Coloro che detengono competenze specifiche e conoscenze rappresentano un valore aggiunto imprescindibile. È necessario concentrare le strategie su leve fondamentali, come il potenziamento delle risorse locali, la valorizzazione del capitale umano e il rafforzamento delle connessioni tra il porto, la città e le imprese.

La logistica e la trasformazione come chiavi di successo Seppur importante, la logistica da sola non genera un elevato valore aggiunto. Il vero valore si ottiene attraverso la trasformazione e la capacità di integrare i processi produttivi con il tessuto economico locale. Il Porto di Trieste, grazie alla sua posizione strategica e al suo status di porto franco, ha il potenziale per diventare un volano di sviluppo, se integrato efficacemente con il territorio urbano e le sue attività economiche.

Ricerca e impresa: un collegamento imprescindibile Hill enfatizza l'importanza di rafforzare i collegamenti tra ricerca, università e sviluppo imprenditoriale. È essenziale che università, imprese e pubblica amministrazione collaborino con una visione comune e condividano priorità strategiche. Solo attraverso questa sinergia sarà possibile valorizzare appieno il potenziale scientifico e tecnologico della città, trasformando le idee innovative in realtà produttive e occupazionali.

Il ruolo del turismo Hill ha sottolineato che il turismo può essere collegato alla produzione. In che modo? Il turismo, pur rappresentando una risorsa per la città, non garantisce un valore economico stabile nel tempo e non richiede un livello elevato di competenze. Tuttavia, può essere utilmente integrato con il settore produttivo, ad esempio promuovendo le eccellenze locali attraverso il turismo enogastronomico, culturale e industriale. Questo tipo di sinergia rafforza l'identità del territorio e contribuisce a una crescita equilibrata e sostenibile.

La solidità della produzione e il peso della storia produttiva A differenza del turismo, la produzione è radicata nella storia di una città e offre maggiore stabilità e solidità economica. Trieste, con il suo passato produttivo e il suo ruolo storico come centro di scambi e innovazione, deve valorizzare questa eredità per costruire un futuro industriale prospero. La storia produttiva non è solo un punto di partenza, ma una fonte d'ispirazione per definire una visione strategica a lungo termine.

Trieste e il terziario avanzato: quali attività sono compatibili con le peculiarità della città?

Trieste ha una lunga tradizione nel settore terziario, specialmente nel terziario avanzato, grazie alla sua posizione strategica e alla sua ricca storia culturale e scientifica. Il porto di Trieste si è sviluppato come un polo multisettoriale, un aspetto evidenziato da Zeno, che sottolinea il ruolo cruciale di un'economia diversificata. Questo approccio consente al porto di mantenere stabilità e occupazione anche durante i periodi di crisi, offrendo una resilienza economica di fondamentale importanza.

Il valore di un'economia multisettoriale Il sistema metropolitano non può ragionare su una unica attività Per massimizzare il potenziale di una città come Trieste, è essenziale promuovere un'integrazione orizzontale tra diverse attività economiche. Tuttavia, non basta: serve anche un’integrazione verticale, che consenta di strutturare l'economia locale su radici solide e consolidate. Con questa integrazione verticale, si limita il rischio di delocalizzazione delle attività produttive, garantendo una maggiore stabilità e durabilità nel tempo.

Investire nei settori ad alto valore aggiunto Trieste ha la possibilità di eccellere in settori ad alto valore aggiunto, come la ricerca scientifica, la tecnologia, la biomedicina e i servizi avanzati. La città è già un hub di eccellenza scientifica e può ulteriormente rafforzare le connessioni tra il mondo accademico e quello imprenditoriale, incentivando collaborazioni che trasformino le idee in soluzioni concrete e innovative. Creare sinergie tra la ricerca e il settore produttivo è cruciale per evitare che le competenze si disperdano o emigrino altrove.

Il ruolo della logistica e della trasformazione Trieste è da sempre un nodo logistico di rilevanza internazionale, ma il vero valore aggiunto si ottiene investendo nella trasformazione delle risorse. Collegare il porto con la città e integrare le attività logistiche con settori produttivi avanzati aumenterà la capacità della città di generare crescita economica e di garantire un’occupazione qualificata e stabile.

In conclusione: la situazione attuale a Trieste

Trieste affronta una crisi sistemica e globale che non si limita all’aspetto economico, ma coinvolge anche una dimensione culturale profonda. Secondo Laterza, la perdita del legame con la produzione è uno degli aspetti più critici di questa crisi. È necessario ripensare le convinzioni che hanno portato a questa disconnessione, sconfiggendo alcune credenze limitanti che ostacolano la rinascita della città.

Il ruolo cruciale dell’industria Una delle convinzioni da combattere è che l’industria non sia più necessaria. Al contrario, l’industria rappresenta un pilastro essenziale per garantire occupazione stabile, generare un elevato valore aggiunto e sviluppare innovazione. Inoltre, l’industria dimostra una resilienza che altri settori non sempre possono garantire. Trieste deve riscoprire il suo potenziale industriale e integrarlo con settori emergenti come la ricerca e la tecnologia per costruire un sistema produttivo innovativo e sostenibile.

Il pubblico come "stato innovatore" Un’altra convinzione dannosa è che il settore pubblico non abbia un ruolo centrale. In realtà, il pubblico deve assumere il compito di definire le strategie e guidare la città verso uno sviluppo equilibrato e inclusivo. Zeno sottolinea l’importanza di un settore pubblico più protagonista, capace di tutelare l’occupazione soprattutto nei momenti di crisi e di fungere da motore per la ripresa economica.

Sconfiggere la narrazione negativa La narrazione secondo cui Trieste non possa più produrre va ribaltata. La città, con la sua tradizione portuale e scientifica, ha tutte le potenzialità per diventare un polo produttivo e innovativo. Questa trasformazione richiede una visione condivisa tra pubblico e privato, sostenuta da strategie che valorizzino le peculiarità locali e promuovano un’economia multisettoriale e diversificata.

 

 


Pubblicato da Roberta Di Monte


 



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