I mari lontani dal mondo conosciuto sono in pericolo

 

Le persone hanno, per lungo tempo, sfruttato i mari lontani dal mondo conosciuto godendo dell’assenza di leggi.

 #mare, #oceano

Le persone hanno, per lungo tempo, sfruttato i mari lontani dal mondo conosciuto godendo dell’assenza di leggi. Sulla terra la legge limita la libertà allo sfruttamento, ma al di là della portata del controllo nazionale, l'ultima frontiera del mondo - l'alto mare e il mare profondo - è ancora un luogo in cui leggi sono scarse e deboli permettendo il saccheggio delle risorse.

Qui una manciata di nazioni, prevalentemente ricche, sfruttano la vita marina per profitto con una libertà concessa dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (UNCLOS). Quella stessa convenzione, tuttavia, comporta doveri che sono stati in gran parte ignorati: conservare le risorse marine viventi e proteggere e preservare l'ambiente, compresi gli ecosistemi e gli habitat rari o fragili.

Molte specie, come gli albatros, le tartarughe e gli squali hanno subito forti cali nell'arco di pochi decenni.

Gli habitat nelle acque profonde come i coralli di acqua fredda e i campi di spugne, a volte secolari, sono stati distrutti da pesanti attrezzi da pesca trascinati lungo il fondo marino. Anche le specie tutelate sono diminuite, evidenziando il fallimento delle organizzazioni incaricate di sorvegliare il loro sfruttamento.

Ad esempio, la popolazione del tonno rosso del Pacifico è pericolosamente diminuita. Sfortunatamente, la carne del tonno rosso è considerata particolarmente deliziosa, soprattutto tra gli estimatori del sashimi e la pesca intensiva ha portato il numero di questi esemplari a livelli molto ridotti. Per centinaia di anni gli esseri umani si sono cibati di questa specie, ma negli anni Settanta la domanda e i prezzi di acquisto sono aumentati in tutto il mondo - soprattutto in Giappone - e le operazioni di pesca commerciale hanno scoperto nuovi modi per trovare e catturare questi splendidi giganti.

La pesca è tra le più gravi minacce umane alla vita in alto mare, insieme al riscaldamento globale, all'acidificazione degli oceani, alla deossigenazione, alla navigazione, al rumore, all'inquinamento chimico e plastico e alle attività minerarie.

Tutti questi fattori, insieme, hanno messo la vita marina sotto stress che non possono essere affrontati singolarmente.

Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare

La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, UNCLOS (acronimo del nome in inglese United Nations Convention on the Law of the Sea), è un trattato internazionale che definisce i Diritti e le responsabilità degli Stati nell'utilizzo dei mari e degli oceani, definendo linee guida che regolano le trattative, l'ambiente e la gestione delle risorse minerali.

L'UNCLOS rimpiazza il vecchio concetto della libertà dei mari, risalente al XVII secolo secondo cui, in linea di massima, i diritti nazionali erano limitati a specifiche fasce di mare che si estendevano generalmente per tre miglia nautiche, secondo la regola detta dello "sparo del cannone" sviluppata dal giurista olandese Cornelis van Bynkershoek. Tutto lo spazio di mare oltre tale fascia era considerata "acque internazionali", ossia di proprietà di nessuno stato e quindi di libero accesso a ognuno di loro.

Nel ventesimo secolo alcuni Stati espressero il desiderio di estendere la loro giurisdizione nazionale specialmente per poter aumentare la possibilità di sfruttare in maniera esclusiva le risorse marine, principalmente quelle minerarie e di pesca, oltre i limiti delle tre miglia. Fra gli anni 1946 e 1950 una serie di Paesi hanno cominciato a dichiarare in ambito internazionale l'estensione delle loro acque territoriali a 12 o anche 200 miglia nautiche.

Ad oggi solo una piccolissima parte degli Stati rivieraschi del mondo continua a mantenere un limite di giurisdizione nazionale su una fascia di mare di sole tre miglia.

La Convenzione detta le regole sulle attività e introduce una serie di indicazioni specifiche di fatto trasformando in regola quanto fino ad allora era stato l'uso consuetudinario degli spazi marini.

Gli argomenti più importanti sono: la zonazione delle aree marine, la navigazione, lo stato di arcipelago e i regimi di transito, zona economica esclusiva, giurisdizione della piattaforma continentale, attività estrattive minerarie nel fondo marino, regimi di sfruttamento, protezione dell'ambiente marino, ricerca scientifica e soluzione di dispute.

L'UNCLOS, fra le altre cose, definisce le acque internazionali non più "terra di nessuno" ma di proprietà di tutti; di conseguenza spetta all'Assemblea delle Parti tracciare le regole per l'utilizzo o la regolamentazione delle attività.

Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare.

Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Clicca sull’immagine per ingrandire

 

 

 

 



Articoli correlati