Non c'è spazio per la nostalgia, è impossibile tornare indietro
Non c'è spazio per la nostalgia, è impossibile tornare indietro
Dopo che la guerra fredda bipolare ha lasciato il posto al potere unipolare degli Stati Uniti, alcuni hanno sostenuto che la battaglia delle idee era finita e che le norme democratiche liberali occidentali avrebbero, col tempo, prevalso a livello globale.
In quegli anni sembrava un'affermazione audace ma ora sembra una grande stupidaggine. Nel mondo di oggi pensare ad una graduale convergenza su qualsiasi insieme di valori generali sembra poco convincente e probabile. In realtà i valori sono una fonte di divisione piuttosto che di unità, non solo a livello globale, ma anche a livello di regioni e di paesi.
La nostalgia non è una risposta adeguata. Bisogna capire i cambiamenti che stanno avvenendo e imparare ad affrontarli. Dopo un periodo di globalizzazione che ha profondamente integrato molti paesi, è impossibile tornare indietro.
Attualmente le tensioni basate sui valori si manifestano in modi diversi in luoghi diversi ma hanno caratteristiche comuni: il controllo e il ruolo dello stato. Molti leader e comunità politiche sentono di aver perso il controllo e, in risposta, cercano di rafforzare lo stato.
A livello nazionale si vede un rafforzamento della “democrazia illiberale”, ossia un sistema di governo nel quale, oltre al fatto che si tengano delle elezioni, i cittadini sono completamente tagliati fuori dalla conoscenza di tutto ciò che concerne il potere e le libertà civili. L'assenza di alcune libertà come quella di parola o di assemblea rendono difficile qualsiasi tipo di opposizione in poche parole è una forma di dittatura.
In molti paesi, la portata e il potere delle imprese multinazionali hanno alimentato la crescente opposizione alla globalizzazione. Altrove, gli stati stanno assunto un ruolo economico più forte: quasi un quarto delle maggiori aziende mondiali sono controllate dallo Stato, il livello più alto degli ultimi decenni.
A livello globale, le pressioni chiave riguardano il modo in cui gli Stati interagiscono e affrontano le sfide transfrontaliere. Tra i diversi fattori, il movimento internazionale di persone è una questione delicata in molti paesi. Le tendenze demografiche guideranno la migrazione interregionale nei prossimi decenni. L’Africa sarà, nei prossimi anni, il continente che vedrà il maggior incremento percentuale della popolazione.
A livello globale, il cambiamento climatico, lo spazio esterno, lo spazio cibernetico e le regioni polari sono aspetti che sono già o potrebbero diventare sempre più una fonte di tensioni internazionali.
Nel contesto di una crescente competizione geopolitica e dell'indebolimento delle istituzioni multilaterali, i dibattiti che ruotano intorno a queste pressioni possono potenzialmente destabilizzare e persino fomentare conflitti.
In un mondo con valori divergenti, è più difficile fare progressi su obiettivi globali condivisi. Questo progresso richiede due cose: allineare le priorità sostanziali e quindi sostenere il coordinamento e la collaborazione.
Ad esempio il problema dei cambiamenti climatici ha trovato un ampio consenso culminato con la firma dell'accordo di Parigi nel 2015, ma attuarle è molto difficile e comunque una completa attuazione non sarà sufficiente per prevenire i dannosi livelli di riscaldamento globale.
Multilateralismo sotto minaccia
I leader politici hanno sempre più affermato il primato dello stato nazionale nel sistema internazionale e hanno cercato di indebolire i vincoli posti all'autonomia nazionale dagli accordi internazionali e dalle istituzioni multilaterali. I difensori del multilateralismo sottolineano che questa frammentazione rischia di creare punti ciechi, minare la stabilità globale e limitare la capacità di rispondere alle sfide transfrontaliere.
Il multilateralismo può essere indebolito in molti modi. Gli Stati possono ritirarsi da accordi e istituzioni; possono intervenire per bloccare il consenso; e possono adottare un approccio selettivo per sostenere norme e regole.
Peggioramento delle relazioni commerciali
Le relazioni commerciali tra Cina e Stati Uniti sono rapidamente peggiorate nel corso del 2018. Negli ultimi mesi dell'anno sono emersi segnali positivi, che alimentano le speranze di una normalizzazione delle relazioni, ma il ritmo del peggioramento precedente evidenzia quanto rapidamente i rischi possano cristallizzarsi e intensificarsi in quest'area.
La politica economica, vista da tempo come mezzo per mitigare il rischio geopolitico incorporando le potenze in relazioni reciprocamente vantaggiose, è spesso vista come uno strumento di competizione strategica. Ad esempio, il piano strategico del Dipartimento del commercio degli Stati Uniti per il 2018-22 afferma che "la sicurezza economica è la sicurezza nazionale".
Non solo contro la Cina ma sono peggiorate anche le relazioni commerciali USA con i suoi alleati. In vista dell'incontro dei leader del G7 a giugno, gli Stati Uniti hanno imposto dazi doganali sulle importazioni di acciaio e alluminio dall'Unione Europea, dal Canada, dal Messico e da altri stati. Seguirono minacce e contrasti tra gli Stati Uniti e l'Unione europea in particolare il presidente Trump ha parlato di imporre una tariffa del 20% sulle importazioni di veicoli dall'Unione europea; la Commissione europea ha suggerito contromisure globali per un totale di 294 miliardi di USD, circa un quinto delle esportazioni di beni totali.
L'incertezza ha messo a dura prova i produttori di automobili europei, alcuni dei quali erano già sotto pressione per le tensioni commerciali USA-Cina.
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