Mattia di Asburgo

Mattia di Asburgo

Nacque il 24 febbraio 1557 a Vienna, terzogenito di Massimiliano d'Asburgo, poi imperatore Massimiliano II. Entrò nella vita politica nel 1577, quando, chiamato nei Paesi Bassi da alcuni statisti, fra cui dal duca di Aerschot e del fratello di questo, il marchese di Havré, che non intendevano staccarsi completamente dalla casa d'Asburgo, lasciò in segreto Vienna. Dagli Stati Generali dei Paesi Bassi, che avevano destituito don Giovanni d'Austria, fu eletto governatore generale dei Paesi Bassi: e ciò fu fatto con la speranza di salvare ancora i Paesi Bassi alla causa d'Asburgo. Mattia non ebbe né il genio né l'energia necessarî per far fronte alle difficoltà causate dalla grande popolarità di Guglielmo d'Orange e dalle gravi vertenze interne di natura confessionale e politica; del resto il suo campo d'azione ebbe un limite strettissimo ed egli stesso una posizione umiliante. Dopo che la mediazione di suo fratello, l'imperatore Rodolfo, non fu in grado di condurre a un compromesso tra Filippo II e le provincie insorte e quando le provincie - che si erano già messe d'accordo per accettare il governo del duca d'Angiò - stavano per proclamare l'indipendenza, nel maggio 1581 Mattia si dimise dalla sua carica e cinque mesi dopo lasciò Anversa per tornare in Austria. Abortiti varî tentativi di trovarsi una sistemazione principesca, nel 1593 fu nominato luogotenente dell'arciducato d'Austria, dove occupò il posto di suo fratello Ernesto, mandato nei Paesi Bassi. L'azione svolta da Mattia nel paese in parte protestante, secondo l'intenzione del governo centrale, nell'interesse della Controriforma, provocò non soltanto la resistenza della nobiltà protestante, ma pure una rivoluzione dei contadini dell'Alta Austria (1595). In questa situazione Mattia subì l'influsso di Melchiorre Klesl, cȧmpione della Controriforma, uomo energico ed elastico, con principî ben netti nel senso della monarchia assoluta.

Le relazioni fra Mattia e suo fratello, l'imperatore Rodolfo, erano dapprima piuttosto buone: Mattia fu nominato due volte luogotenente dell'imperatore alla dieta dell'impero (1598 e 1603), nonché ripetutamente comandante in capo nominale di tutte le truppe che combattevano nell'Ungheria contro il Turco (1594-95, 1598-1601). Ma allorché la malattia mentale di Rodolfo, rimasto celibe, e l'impotenza e la corruzione del suo governo, che mettevano già a repentaglio l'esistenza della monarchia, obbligarono Mattia a insistere perché venisse sistemata la questione della successione, il sentimento dell'imperatore verso suo fratello si mutò in un profondo odio. Nel 1604 scoppiò nell'Ungheria la rivoluzione del magnate Stefano Bocskay, contemporaneamente alla guerra turca. L'imperatore affidò a Mattia l'incarico di condurre le trattative, che terminarono nel 1606 col trattato di pace, e con gl'insorti e col Turco: La sorda lotta che Mattia fu obbligato a sostenere nell'interesse della dinastia contro Rodolfo e nella quale gli valse poco l'assistenza degli altri arciduchi, che l'avevano riconosciuto in un trattato segreto capo della casa, trovò la soluzione nell'Ungheria, attraverso la questione confessionale e con l'aiuto delle forze feudali: Mattia nominato luogotenente con poteri quasi assoluti del regno ungherese, alla fine del 1607 convocò la dieta del paese. Alla dieta comparvero pure i rappresentanti dei protestanti boemi, austriaci e moravi e conchiusero un'alleanza con l'arciduca a Presburgo (oggi Bratislava, 1 febbraio 1608). Rodolfo fu costretto a mano armata a cedere l'Ungheria, l'Austria e la Moravia (trattato di Lieben, 24 giugno 1608) a Mattia, che venne eletto nell'anno stesso re d'Ungheria (16 novembre). Chiamato dalla nobiltà boema contro le truppe dell'imperatore, Mattia apparve nel 1611 con un piccolo esercito, nella Boemia, di cui Rodolfo fu costretto a cedergli il dominio. L'anno appresso Rodolfo morì e Mattia venne eletto con voto unanime imperatore (13 giugno 1612).

La situazione che Mattia doveva fronteggiare era assai difficile nell'impero, dove, quasi annichilita la potenza centrale, si trovavano di fronte le alleanze politico-militari dell'Unione dei protestanti e della Lega cattolica ma altrettanto pericolosa la situazione nelle provincie ereditarie e nell'Ungheria, la nobiltà protestante essendosi organizzata in due alleanze interprovinciali con tendenza a formare un'unica potente confederazione. L'imperatore Mattia, le cui modeste facoltà mentali in questi anni erano già paralizzate da una pigrizia invincibile dello spirito, si rassegnò pienamente ai consigli del vescovo Klesl, che manifestò un'elasticità inaspettata, ma la cui politica, diretta a ricondurre l'accordo fra i partiti protestante e cattolico nell'impero, non ebbe successo, né poté impedire che Gabriele Bethlen, considerato come esponente della politica turcofila, occupasse il trono principesco di Transilvania. Il prestigio imperiale subì pure uno scacco umiliante nella vertenza di Jülich-Kleve, dove i principi di Neuburg e di Brandeburgo, appoggiati dai correligionarî, condussero guerra e conchiusero pace, senza curarsi dell'atteggiamento assunto dal governo imperiale (1614). L'unico fatto favorevole al governo fu che la confederazione dei protestanti ungheresi, austriaci e boemi abortì (1615); il che contribuì a rafforzare la reazione della corte contro il protestantesimo e la potenza feudale. Un sintomo notevolissimo di tale tendenza fu la designazione dell'arciduca Ferdinando di Stiria, campione inflessibile della Controriforma, a successore di Mattia Dopo l'elezione di Ferdinando a sovrano d'Ungheria e di Boemia, si manifestò la reazione dei protestanti nella rivoluzione boema, preludio della guerra dei Trent'anni (1618). Re Ferdinando e l'arciduca Massimiliano, capi del partito intransigente, fecero arrestare il cardinale Klesl, incline a una politica moderata verso gl'insorti. Con questo fatto il governo sfuggì pienamente dalle mani di Mattia, che morì il 20 maggio 1619, poco dopo la morte della moglie, l'arciduchessa Anna, da lui sposata nel 1611.

Date

09 Dicembre 2020

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Asburgo, Imperatore