Vitale Michiel nominato doge quando ci fu la I crociata
(Vitale Michiel - Dogi di Venezia intagliata in rame da Antonio Nani, Venezia 1840)
Vitale Michiel nominato doge quando ci fu la I crociata
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Cenni storici
Il re di Germania Enrico IV si trovava impegnato nella guerra delle Investiture ; quello di Francia, Filippo I, era in lotta con la Chiesa pei suoi scandalosi amori con la comtessa Bertrada d’Angiò; Guglielmo il Rosso, figlio di Guglielmo il Conquistatore, vedeva vacillare il suo trono. In Italia troviamo papi e antipapi. Venezia e le altre città marinare diventavano sempre più ricche grazie alle attività commerciali.
In questo periodo si stava facendo strada l’idea di una guerra contro gli Infedeli.
La linea del tempo
(azzurro) Imperatori del Sacro Romano Impero, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia, (viola) dogi di Venezia, (verde) patriarchi di Grado, (rosa) duchi di Carinzia. Clicca sull’immagine per ingrandire
La morte di Vitale Falier
L’ultimo periodo di Falier vede Venezia devastata da una forte carestia, da una violenta bufera che fece gravissimi danni alle isole e da un terremoto che si aggiunse ad un territorio già devastato.
La morte di Falier non rattristò il popolo in quanto gli attribuivano la colpa di non essere stato previdente ed aver lasciato Venezia senza viveri.
Il successore fu Vitale I Michiel, doge dal 1096 al 1102
Vitale I Michiel apparteneva a una delle dodici famiglie cosiddette apostoliche
Venezia e la prima crociata.
Fino dai primi secoli del cristianesimo molti devoti avevano cominciato a recarsi in pellegrinaggio a Gerusalemme. Il pellegrinaggio cresceva nei periodi di invasioni e carestie, sperando nel conforto e nella salvezza. Successivamente i pellegrinaggi dvennero una abitudine.
Gerusalemme era preclusa ai cristiani in quanto si temevano le scorrerie dei Selgiuchidi, di fede musulmana sunnita, che governava parte dell’Asia centrale.
Pellegrini che ritornavano da Gerusalemme raccontavano storie raccapriccianti. Pietro l’Eremita, convinto che bisognasse liberare i fratelli d’Oriente, si presentò a papa Urbano II nel 1095 con lettere di aiuto da parte del patriarca di Gerusalemme.
Il papa indisse un concilio a Piacenza ma nessuno volle occuparsi della Palestina. Inoltre una rottura con i popoli musulmani spaventava chei viveva di commercio.
Nel 1095 fu indetto un nuovo concilio in Francia alla presenza di molti cavalieri. Alla descrizione della Palestina da parte di Urbano accese gli animi. In breve tempo l’entusiasmo dei francesi si diffuse in Inghilterram in Germania e in Italia. Per la prima volta i popoli europei si univano per combattere contro un unico nemico.
Il concilio di Clermont è passato alla storia soprattutto per l’ appello pronunciato da papa Urbano II il 27 novembre del 1095 per rispondere alla lettera che Alessio I Comneno, imperatore di Bisanzio, aveva inviato, chiedendo di mandare truppe per aiutare i bizantini a respingere l'attacco dei turchi selgiuchidi, che si trovavano ormai a 100 chilometri da Costantinopoli, mentre i pellegrini cristiani in Terrasanta erano sistematicamente sterminati dopo essere stati sottoposti a raccapriccianti torture.
Il concilio di Clermont aveva stabilito la partenza per la festa dell’Assunzione del 1096. Essa iniziò come un vasto pellegrinaggio armato della cristianità occidentale obbediente alla Chiesa di Roma per riconquistare la Terra santa, caduta sotto il controllo dei musulmani durante la prima espansione islamica avvenuta nel corso del califfato di ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb (r. 634-644). La crociata terminò nel 1099 con la presa di Gerusalemme.
Il papa chiese alle potenze marittime di fornire il supporto di navi necessarie al trasporto di persone e vettovaglie.
Pisani, genovesi e veneziani misero a disposizione le proprie navi spinti soprattutto dal vantaggio economico
In base alle cronache del tempo, partirono per la Palestina ogni tipo di persona; dai signori ai contadini, dai servi ai guerrieri, dai ricchi ai poveri, dalle donne ai sacerdoti.
Una moltitudine di gente disordinata e sprovveduta che andò a morire la maggior parte in Ungheria e in Bulgaria, il resto in Asia.
Cartina della Prima Crociata. Clicca sull’immagine per ingrandire (credit)
La spedizione che partì con il supporto navale era sotto il comando di Goffrdo di Buglione. La spedizione includeva i più importanti cavalieri del tempo.
Verso la fine di maggio del 1099 i crociati raggiunsero Gerusalemme.
I crociati erano convinti che la città si sarebbe arresa senza fare resistenza.
Disposero quindi gli assalti alle varie porte, costruirono macchine, invocavano con preghiere, processioni e digiuni la divina assistenza. Ma dopo un mese la città non si era ancora arresa. Il 14 luglio 1099 i crociati fecero l’ultimo assalto, il giorno dopo riusciro a fare breccia ed entrare a Gerusalemme conquistandola.
Dopo giorni di atti orribili, fu possibile restituire l’ ordine e dare inizio ad un nuovo regno. Si istituirono delle leggi che presero il nome di Assise di Gerusalemme. Scelsero come re Goffredo che rifiutò e prese il nome di Barone del Santo Sepolcro. L’arcivescovo pisano Daimberto fu nominato patriarca.
In Europa ci fu un grande entusiasmo per la vittoria e molti pellegrini partirono per la Palestina chiedendo ai genovesi, pisani e veneziani un passaggio.
Se fino a questo momento il doge non aveva partecipato in prima persona alle spedizioni, si rese conto della portata economica di questa guerra d'occupazione e della necessità che Venezia doveva essere presente con una flotta per non lasciare vantaggi commerciali alle altre repubbliche marinare.
Fu dato il comando della flotta a Giovanni, figlio del doge. Furono incaricati due provveditori con il compito di ingaggiare navi e marinai in Dalmazia.
Quando tutto fu pronto, il doge Vitale Michieli, accompagnato dai suoi consiglieri e dal popolo, fece fare una messa solenne a San Marco, dove il patriarca di Grado Pietro Badoer consegnò il vessillo con la croce al vescovo Contarmi ed il doge consegnò il vessillo con lo stemma della Repubblica al figlio Giovanni.
Nel luglio del 1099 salparono da Venezia ben 207 navi per appoggiare la crociata. Il comando della flotta fu affidato congiuntamente al figlio del doge, Giovanni Vitale, ed al Vescovo dell'Olivolo di Castello, Enrico Contarini.
La flotta attraversò l’Adriatico, lo Jonio e giunse a Rodi dove dovette fermarsi per passare l’inverno.
A Rodi ci fu il primo scontro con i pisani. Dopo un accanito combattimento, i veneziani vinsero la battaglia.
A primavera ripresero il viaggio fino alla città di Myra per cercare e trovare le reliquie di San Nicolò.
Poco dopo la flotta raggiunse Jaffa dove incontrarono Goffredo con il suo esercito. I veneziani offrirono i propri servigi
Dopo qualche battaglia, i veneziani tornarono in patria.
Il 6 dicembre del 1100, le reliquiedi San Nicolò furono deposte nella chiesa del monastero del Lido.
Successivamente i navigli veneziani fecero ritorno in Asia per trasportare i pellegrini.
I Crociati si impadronirono di alcune città e terre, fondandovi tante piccole signorie e contee indipendenti. I Turchi non erano stati sconfitti, continuarono le battaglie.
Venezia incrementa il potere in Italia
Venezia appoggiò Matilde di Toscana per conquistare Ferrara. I veneziani e i ravennati la sostennero con barche sul Po mettendo sotto assedio Ferrara nel 1101.
Caduta Ferrara, i Veneziani ottennero in quella città vari privilegi.
Altri vantaggi derivarono dall’alleanza con Colomanno re d’Ungheria, divenuto signore anche della Croazia e vicino dei Veneziani nella Dalmazia.
Colomanno invase la Croazia nel 1097, sconfisse il suo ultimo re attivo localmente Petar Svačić; in seguito, ricevette la corona della Croazia nel 1102. Si alleò con i Veneziani per riunire le forze contro i Normanni
La flotta ungaro-veneziana sbarcò in Puglia, prese Brindisi e Monopoli. Fu soprattutto una scorreria piratesca, una rappresaglia contro i Normanni.
La morte e succesione di Vitale Michiel
Nel 1102 il doge Vitale Michiel morì.
Alla sua morte si adunò, come al solito, l’ assemblea popolare che nominò Ordelaffo Falier come successore
S.Romanin, Storia documentata di Venezia, Tomo 2, 1853-61
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