Antiche tradizioni friulane per l’anno nuovo

Capodanno e le superstizioni nel passato in Friuli. Le tradizioni di origine celtica : Il vischio e le mele e La festa di Belen e del pignarûl. Le superstizioni.

Il vischio e le mele.

Anche ai tempi dei Celti si usava raccogliere il vischio l’ultimo giorno dell’anno con un cerimoniale religioso. Il druido, che sarebbe stato il loro sacerdote, e la popolazione al seguito andavano nel bosco a cercare “i roi e lis lapariis”, dove cresce il vischio, e lo toglievano cantando. Chi faceva la raccolta non poteva toccare terra con i piedi, per non contaminare le virtù di quella pianta simbolo di vita nella stagione morta, di speranza, forza e resistenza, e conosciuta per le sue doti curative.

Le giovani portavano mazzetti di vischio ai loro fidanzati, legati con i loro capelli, e questo gesto era seguito da un piccolo pasto per tutti i familiari, per il clan, e quindi tutti si passavano le bianche bacche del vischio di mano in mano, e le mangiavano con l’augurio di amore e di fecondità per gli uomini, gli animali, la terra.

Questo era invece il ritornello che accompagnava la questua della fine dell’anno, (ove per siop si intende dono fatto in quel contesto e genericamente epifanico):

«Siops, siops, siops, – coculas e lops, –  lops a non d’è,  – daimi ce ca l’è».

«Donatemi, donatemi, donatemi –  noci e mele – e se non ne avete – datemi ciò che avete».

Nota. I Celti avevano diviso l’anno con due feste importanti, dette anche "feste del fuoco":

il Samhain, che corrisponde all'attuale 31 ottobre-1º novembre: indicava l'ingresso nella parte oscura dell'anno, ovvero l'autunno-inverno, il ricovero del bestiame e del raccolto, un tempo di pausa, di freddo, e che fu poi erroneamente collegato con l'attuale ricorrenza di Halloween.

il Beltain o Beltane, che corrisponde all'attuale 30 aprile-1º maggio, che indicava l'inizio della primavera-estate, il risveglio della natura, la fecondità e l'abbondanza, il caldo, la "vigilia di maggio", che si svolgeva sotto la protezione dello "Splendente", cioè il dio Belanu. Fu poi assimilata con le varie feste della Regina di maggio, 1º maggio e Calendimaggio.

 

La festa di Belen e del pignarûl.

Il Dio più considerato dai Celti era il Dio Belen, il sole, ed in suo onore si facevano feste e sacrifici, in particolare in autunno/inverno, perché l’accorciarsi delle giornate e la poca forza dei raggi solari facevano pensare al popolo che il dio sole, Belen, fosse diventato vecchio, senza forze ed ammalato.

Allora tutti i capi del villaggio si riunivano e nominavano un capo, Bren, che avrebbe comandato il popolo per tutto l’anno, quindi si iniziava la festa del fuoco. Su tutti i colli venivano predisposte tasse di legna, ed in basso mucchi di fieno che, quando il druido dava il via, venivano incendiate.  
Intanto si cucinavano arrosti per la cena rituale, e la gente incominciava a cantare.

La gioventù più gagliarda prendeva legna tra le braci, tizzoni, e li tirava su, in alto, verso il cielo, per arrivare il più vicino possibile al sole e riaccendere Belen.

Le superstizioni a Capodanno 

C’è la superstizione che gli anni bisestili non siano favorevoli né alle piante, né agli uomini in generale e sono pericolosi soprattutto per le donne incinte.

A seconda che l’anno inizia di domenica oppure di lunedì s ne deduce il pronostico dell’annata, si predicono le vicende delle stagioni, l’abbondanza oppure la carestia, se domineranno le malattie, oppure le guerre oppure altre malanni.

Se l’anno inizia di domenica esso sarà prospero; cattivo se inizia di venerdì. Se l’anno inizia di martedì ci saranno gravi guerre e i malanni decimeranno i popoli. Il mercoledì, giorno fausto, preannuncia un buon anno.

Nell’aprile 1793 scriveva Olivio Del Negro:

Dicono che quando l’anno comincia di martedì, come è successo quest’anno, che l’inverno è lungo e burrascoso, e di fatto lo proviamo

Gli anni di numero pari daranno annata fruttuosa, i dispari scarsa; pessimi il 7, 13,17, 27, e tutti gli altri composti di 7; più pericolosi di tutti sono il 49 (in quanto prodotto del fattore 7x7), il 63 (9x7), il 79 ed il 97.

Se si esce di casa il primo giorno dell’anno se si vede per prima un uomo allora si avrà fortuna. La fortuna aumenta se si vede un gobbo. Se si vede uno zoppo oppure una donna sarà un anno di dispiaceri e disgrazie, Se si vede un prete ci sarà un funerale a casa.

Alcuni, al fine di migliorare i pronostici, analizzano le prime dodici persone che incontrano e ne traggono i pronostici per i dodici mesi.  Altri, per avere i pronostici settimanali, ne osservano 52.

Al fine di assicurarsi un anno prospero, il primo dell’anno molte famiglie mangiano la minestra di riso (crès in cite): un piatto propiziatorio per far aumentare le ricchezze di casa.

 

A Capodanno la borsa dei padroni piangeva! Oltre ai figli e alla servitù, presentavano i loro auguri e chiedevano una mancia tutti gli artigiani che durante l’anno avevano lavorato in quella casa.

In Carnia  i bambini vanno sotto le finestre delle famiglie più abbienti, gridando e cantando:

Sops, sops,/Mancie, mancie,

Còculis e lops,/Noci e mele

Dait e no dait/Date e non date

In paradis làit/ In paradiso andate

Questa usanza è antichissima.

 

Per concludere ci sono anche gli anni climaterici i quali ritornano periodici ogni sette o nove anni, e portano all’individuo radicali cambiamenti.

Per alcuni gli alcuni gli anni climaterici seguono le leggi generali del calendario, mentre per altri sono legati allo sviluppo individuale.

 

V. Ostermann, La vita in Friuli, 1894

Tradizions milenaris celtichis e furlanis. Il visc e i lops”, in: Il Cjavedâl, prime anade, n.1-2, 1952, p. 2

 

 



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Tracce celtiche nel rito “Tîr des Cidulis”