Il progetto Orto Franco per una nuova destinazione d’uso di un sito inquinato

Il nuovo progetto Orto Franco parte con un investimento da 60 milioni di euro. Tre saranno le destinazioni della zona, dove l'Autorità portuale ha già acquisito nuovi terreni: una piattaforma per l’innovazione nella filiera agricola, un parco dell’energia con la produzione di energia pulita con la riconversione delle vecchie cisterne a batterie di energia pulita, una zona degli orti urbani e piste ciclabili e pedonali

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L'area delle Noghere si prepara a una nuova vita e inizia la trasformazione in “Orto Franco” il nuovo progetto in previsione per i terreni acquisiti dall’Autorità Portuale alle Noghere. Nell'area da oltre 30 ettari sorgeranno attività “green” nel vero senso della parola come agricoltura verticale e idroponica ad alta innovazione, orti urbani ed energia pulita. Un investimento di partenza da 60mila euro, provenienti da fondi Pnrr, parte dei quali già spesi per l’acquisto dei terreni.

La valle delle Noghere

Gran parte dell’area a terra (valle delle Noghere, valle di Zaule, via Errera e altre) è stata oggetto, nell’immediato dopoguerra, d’interramento di inerti e di materiali derivanti da demolizioni civili, ma anche di rifiuti industriali, scorie e ceneri.

Inoltre, fino agli anni Settanta erano operativi nella zona due importanti insediamenti industriali per la raffinazione e lo stoccaggio di prodotti petroliferi, che hanno causato inquinamento da idrocarburi.

Da una analisi del terreno è stato evidenziato la presenza di idrocarburi, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e metalli nei terreni, mentre la presenza di diossine, furani, Pcb, amianto, fitofarmaci e fenoli è stata riscontrata solo in alcune specifiche aree.

L’inquinamento riguarda principalmente le falde idriche superficiali, mentre quelle sotterranee, a una profondità media maggiore di 40 metri, sono protette da strati argillosi che ne garantiscono la tutela

Area SIN di Trieste. Il sito è ubicato a sud-est della città di Trieste e comprende un’area di circa 1700 ettari. La parte a terra del sito occupa una superficie di circa 500 ettari, ricadente nei territori dei Comuni amministrativi di Trieste e Muggia e confina ad est con il Comune di San Dorligo della Valle; la parte a mare comprende 1200 ettari e si trova compresa entro la parte più orientale del Golfo di Trieste, coincidente con l’area portuale che si estende dal Molo V del Porto Franco Nuovo fino a Punta Ronco ed è delimitata verso il largo dalle dighe foranee.

Il progetto “Orto Franco”

L’intesa tra enti pubblici rientra in uno dei progetti finanziati con il Fondo complementare al Pnrr, per un importo complessivo di 60 milioni di euro. «Quei 60 milioni sono destinati ad acquisire aree, a bonificarle e metterle in sicurezza» ha detto D’Agostino.

Il terreno del progetto si trova tra Muggia e Aquilinia e si svilupperà su una superficie di 31,3 ettari.

 Il primo step con un investimento di 16,9 milioni,  consiste nella bonifica dei terreni e realizzazione di un piazzale e opere accessorie nel quadro degli interventi a Noghere complessivamente finanziati con 60 milioni di euro dal Fondo complementare al Pnrr.

Tre saranno le destinazioni d’uso: un parco dell'innovazione con l'area di zona franca, una vera e propria piattaforma per l'innovazione nella filiera agricola; un parco dell'energia con la produzione di energia pulita on-site attraverso la riconversione delle vecchie cisterne esistenti a batterie di energia pulita; infine una zona degli orti urbani con aree produttive ed orti utilizzabili da associazioni e privati. Oltre a piste ciclabili e pedonali che di fatto permetteranno l'apertura ai cittadini di zone da sempre destinate a imprese industriali.

Il tutto, ha spiegato Zeno D’Agostino, andrà a favore del porto stesso perché “il futuro del porto non è il porto” e “qualsiasi tipo di prodotto che si sviluppa all’interno o vicino all’area portuale ne favorisce lo sviluppo”.

 “Oggi l’agricoltura ha un livello di innovazione altissimo - ha spiegato il presidente dell’Authority -, abbiamo trovato soggetti che fanno trasformazione produttiva attraverso le piante, quindi se l’agricoltura è diventata omogenea all’industria si può pensare di metterla in zona franca”. Alcuni soggetti, ha assicurato D’Agostino, sono già interessati a investire nella zona, e “nel giro di due o tre anni vedremo uno sviluppo importante”, anche per le tempistiche del Pnrr, che impongono come termine il 2026.

Il terreno del progetto si trova tra Muggia e Aquilinia e si svilupperà su una superficie di 31,3 ettari. Clicca sull’immagine per ingrandire

 

 

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