Trieste: l'ex raffineria Aquila si trasforma in un parco tecnologico con produzione di energia rinnovabile e orti urbani.
Il rendering del parco di Carlo Ratti a Trieste Studio CRA - Carlo Ratti associati
L'ex raffineria Aquila di Trieste, dopo la chiusura negli anni '80, sta per rivivere come un polo innovativo e sostenibile. L'area verrà bonificata e trasformata in un parco con tre destinazioni principali: un parco dell'innovazione dedicato all'agricoltura, un parco dell'energia con un sistema di stoccaggio di energia rinnovabile basato su idroelettrico di pompaggio e agrivoltaico, e un'area di orti urbani. Il progetto, finanziato con 60 milioni di euro dal Pnrr, rappresenta un esempio virtuoso di riconversione industriale e di utilizzo di tecnologie ecocompatibili per la produzione di energia pulita. In particolare, i sei ex serbatoi petroliferi saranno trasformati in batterie ad acqua mediante un sistema idroelettrico di pompaggio
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Argomenti trattati. Dalla ex-raffineria ai serbatoi di energia Il progetto di riconversione delle vecchie cisterne |
Introduzione
L'ex raffineria di petrolio di Trieste, nota anche come Aquila, era un impianto industriale situato nella zona portuale della città. Costruita nel 1933, la raffineria ha svolto un ruolo importante nell'economia locale per oltre cinquant'anni, contribuendo allo sviluppo del porto e della città.
Tuttavia, negli anni '80, a causa di una serie di fattori tra cui l'invecchiamento degli impianti, l'aumento dei costi e le normative ambientali più stringenti, la raffineria è stata chiusa. Da allora, l'area è stata oggetto di un progetto di bonifica e riqualificazione, con l'obiettivo di trasformarla in un nuovo polo urbano sostenibile.
Diversi progetti sono stati proposti per il futuro dell'ex Aquila, tra cui un parco pubblico.
I silos dell'ex Aquila, l'ex raffineria di petrolio di Trieste, sono stati al centro di diverse preoccupazioni per l'inquinamento del terreno negli ultimi anni.
Gran parte dell’area a terra (valle delle Noghere, valle di Zaule, via Errera e altre) è stata oggetto, nell’immediato dopoguerra, d’interramento di inerti e di materiali derivanti da demolizioni civili, ma anche di rifiuti industriali, scorie e ceneri.
Inoltre, fino agli anni Settanta erano operativi nella zona due importanti insediamenti industriali per la raffinazione e lo stoccaggio di prodotti petroliferi, che hanno causato inquinamento da idrocarburi.
Da una analisi del terreno è stato evidenziato la presenza di idrocarburi, idrocarburi policiclici aromatici (Ipa) e metalli nei terreni, mentre la presenza di diossine, furani, Pcb, amianto, fitofarmaci e fenoli è stata riscontrata solo in alcune specifiche aree.
L’inquinamento riguarda principalmente le falde idriche superficiali, mentre quelle sotterranee, a una profondità media maggiore di 40 metri, sono protette da strati argillosi che ne garantiscono la tutela
L’intesa tra enti pubblici rientra in uno dei progetti finanziati con il Fondo complementare al Pnrr, per un importo complessivo di 60 milioni di euro. «Quei 60 milioni sono destinati ad acquisire aree, a bonificarle e metterle in sicurezza» ha detto D’Agostino.
Tre saranno le destinazioni d’uso: un parco dell'innovazione con l'area di zona franca, una vera e propria piattaforma per l'innovazione nella filiera agricola; un parco dell'energia con la produzione di energia pulita on-site attraverso la riconversione delle vecchie cisterne esistenti a batterie di energia pulita; infine una zona degli orti urbani con aree produttive ed orti utilizzabili da associazioni e privati. Oltre a piste ciclabili e pedonali che di fatto permetteranno l'apertura ai cittadini di zone da sempre destinate a imprese industriali.
Il progetto di riconversione delle vecchie cisterne
Al centro del progetto ci sono sei ex serbatoi petroliferi - ciascuno dei quali ha un'altezza di 15 metri, per un totale di 110mila mc di capacità che saranno trasformati in batterie ad acqua.
In sintesi, quando è necessario immagazzinare energia, l'acqua di mare viene pompata nei serbatoi e trasformata in energia potenziale. Al contrario, quando c'è bisogno di energia, l'acqua immagazzinata viene utilizzata per produrre energia idroelettrica, riversandola in mare. Il sistema funziona come un piccolo impianto "idroelettrico di pompaggio".
I progettisti garantiscono che la soluzione è completamente rinnovabile poiché l'energia necessaria per pompare l'acqua di mare è fornita dall'agrivoltaico: pannelli fotovoltaici sopraelevati sparsi in un parco urbano accessibile al pubblico.
Che cos'è un idroelettrico di pompaggio?
Un impianto idroelettrico di pompaggio, o centrale idroelettrica a pompaggio, è un sistema che utilizza l'energia elettrica in eccesso per pompare acqua da un bacino inferiore ad uno superiore. L'acqua immagazzinata nel bacino superiore viene poi rilasciata quando c'è bisogno di generare energia elettrica, facendola fluire attraverso turbine idrauliche che producono elettricità.
Funzionamento.
Durante i periodi di bassa richiesta di energia elettrica, l'impianto utilizza l'energia in eccesso proveniente dalla rete elettrica o da fonti rinnovabili come l'eolico o il solare per pompare l'acqua dal bacino inferiore a quello superiore.
Quando la domanda di energia elettrica aumenta, l'acqua immagazzinata nel bacino superiore viene rilasciata e fatta fluire attraverso delle condotte forzate verso delle turbine idrauliche. La forza dell'acqua che scorre fa ruotare le turbine, generando elettricità che viene immessa nella rete elettrica.
On pratica gli impianti idroelettrici di pompaggio fungono da "batterie" di grandi dimensioni, immagazzinando energia elettrica sotto forma di acqua potenziale. Questo permette di stoccare l'energia in eccesso prodotta da fonti rinnovabili intermittenti come l'eolico e il solare, per poi utilizzarla quando necessario.
Sono impianti flessibili in quanto possono essere avviati e arrestati rapidamente, permettendo di rispondere alle fluttuazioni della domanda di energia elettrica.
Che cos’è l’agrivoltaico?
L'agrivoltaico è un sistema che combina la produzione di energia elettrica da pannelli solari con l'attività agricola o zootecnica sullo stesso terreno. In parole semplici, si tratta di coltivare la terra o allevare animali sotto i pannelli fotovoltaici.
Impatto ambientale marino?
Le cisterne che si intendono utilizzare nel progetto un tempo contenevano petrolio e/o suoi derivati. E’ necessario quindi valutare bene l’eventuale asportazione di sostanze inquinanti dalla superficie interna delle cisterne che poi vanno a finire in mare.
Professione Architetto, Trieste, Carlo Ratti trasforma l'ex raffineria in un parco sul mare e i silos in batterie ad acqua
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