Nell’agosto del 899 ci fu la prima incursione degli Ungari. Improvvisamente attraversarono l’Isonzo e devastarono la Marca Friulana con inaudita ferocia

Nell’agosto del 899 ci fu la prima incursione degli Ungari. Stanziati nella Pannonia attraversarono la valle del Vipacco. Improvvisamente attraversarono l’Isonzo all’altezza del Pons Sontii  e devastarono la Marca Friulana con inaudita ferocia.

#ungari, #altomedioevo

 Chi erano gli Ungari?

Gli Ungari erano una popolazione etnicamente affine ad altre originarie delle steppe dell'Asia centrale quali Unni, Bulgari e Avari.

Gli Ungari vivevano in accampamenti di tende ed il re governava dopo aver ascoltato le decisioni di un’assemblea dei guerrieri. Erano un popolo di allevatori, pastori e cacciatori che non praticava l’agricoltura, attività lasciata alle popolazioni indigene o ai prigionieri catturati e ridotti in schiavitù. Solitamente non erano interessati dalla conquista di territori e compivano razzie e saccheggi nei paesi vicini per integrare le loro risorse economiche con il bottino.

A causa dei loro attacchi conquistarono la fama di “predoni malvagi” e si diffuse anche la diceria che mangiassero la carne umana e bevessero il sangue. La tradizione popolare finì anche per storpiare il nome Ungari, “Ogri”, in Orchi, che, nell’immaginazione collettiva, furono dipinti come esseri crudelissimi e feroci. Nel X secolo ci fu anche qualche voce che si chiese se non dovessero essere identificati con i popoli di Gog e Magog, citati nell’Apocalisse, e quindi il loro arrivo non preannunciasse forse la fine del mondo.

Questi barbari facilitavano la rapidità di spostamento delle loro incursioni servendosi di un gran numero di carri per trasportare il bottino e impiegavano molti cambi di cavalli. Nelle scorrerie colpivano i villaggi di pianura e cercavano di sfruttare la sorpresa per espugnare i castelli o le fortificazioni: evitavano quelle più forti, preferendo i centri meno difesi.

Solitamente attaccavano con un fitto lancio di frecce incendiarie, dopo il quale caricavano i guerrieri a cavallo. L’assalto mirava ad eliminare rapidamente il nemico. Lanciavano urla spaventose per intimidire l’avversario. Se scoprivano che questo era in gran numero, facevano finte ritirate per cercare di dividerne le forze, che poi venivano attirate in imboscate.

Nelle loro spedizioni sicuramente cercavano metalli preziosi: torturavano per sapere dov’erano i tesori; uccidevano subito chi poteva opporre resistenza o era un peso inutile nel viaggio di ritorno, rapivano donne e bambini per farne schiavi, prendevano come bottino tutto ciò che riuscivano a trasportare ed incendiavano il resto.

 Le migrazioni degli Ungari

 Dopo che le popolazioni ungare si spostarono in tre zone successive, prima da Jugra (la terra d'origine degli Ungari, a ridosso degli Urali centrali) alla Magna Hungaria, da qui alla Levédia e poi ad Etelköz. Il condottiero dei Magiari Árpád guidò gli Ungari da Etelköz al bacino dei Carpazi e più precisamente nella pianura del Danubio medio e nella Pannonia, nell'896.

Le migrazioni degli Ungari

Le migrazioni degli Ungari

Occuparono la Pannonia, lasciata libera dopo la distruzione degli Avari sotto il regno di Carlo Magno all'inizio del IX secolo. Alla fine del IX secolo e nel X secolo razziarono molte zone dell'Impero carolingio: come la Moravia nell'894 ed l’Italia settentrionale e centrale (899), poi nella Lorena e in Borgogna.

Queste razzie, sebbene non fossero di grossa portata in termini di movimento di popolazioni se non in determinate zone dell'impero, erano caratterizzate da forza (abilità della cavalleria magiara) e sete di depredare i molti tesori dell'Impero mal difesi.

La forte depredazione avvenuta nel Nord Est dell'Italia ha portato a nominare una parte della pianura veneto-friulana Vastata Hungarorum. Molti ricchi monasteri in Europa, come anche interi villaggi, vennero saccheggiati e molti di essi scomparvero, arrivando così a far vacillare l'impero, anche perché più o meno contemporaneamente ci furono le invasioni dei Normanni e le continue incursioni dei Saraceni.

Carta delle invasioni ungare in Italia tra 898 e 904.

Carta delle invasioni ungare in Italia tra 898 e 904. Clicca sull'immagine per ingrandire

Breve cenno sull’antica via Ongaresca

La via Ongaresca era l’antica via Postumia che si raccordava con la via Aquileia-Emona non lontano del Pons Sonti.

La Postumia-Ongarica era diventata nell'alto medioevo la più importante via di collegamento Est-Ovest.

 

L’antica via Ongaresca in Friuli

 

Per le popolazioni autoctone questa direttrice prese il nome di via Ongaresca in quanto erano le principali vie di penetrazione degli invasori magiari. Le azioni di razzia furono così rovinose e capillari che furono facilitate da strade facilmente percorribili, disponibilità di cavalli, carri capienti e veloci per un rapido trasporto del bottino e per un’altrettanto celere ritirata in condizioni di sicurezza.

La più antica attestazione dell’esistenza di questa “Ungaresca” si trova in un diploma di Berengario del 21 marzo 888. In questo documento Berengario conferma al monastero di S. Maria di Sesto le donazioni anteriori, e concede l’immunità e regola l’elezione dell’abate.

[…]né, come hanno detto sopra i nostri predecessori, tutto ciò che sembra essere ottenuto dalla nostra legge scorrendo tra le acque, cioè tra Tiliamentum (Tagliamento) e Liquentia (Livenza), e come si vede la strada degli Ungari, e le paludi del mare, tutto e in tutto concernenti il ​​potere regio, cioè la pesca, la caccia, i boschi, le terre, i raccolti e tutto ciò che attiene al nostro potere regio, possono essere detti o nominati, in tutta integrità dal già detto abate Adalberto e dal suo successore, coloro che servono Dio nella suddetto luogo, con la nostra autorità da avere per sempre.[….]

In definitiva ongaresca non era solo una connotazione legata alla frequentazione della strada da parte di un’etnia in occasione di eventi particolarmente drammatici, quanto un riferimento direzionale etnico-geografico.

 

L’espansione magiara ad occidente fu bloccata dall’imperatore Ottone il Grande definitivamente nella battaglia di Lechfeld (955); nel 1001 grazie al papa Silvestro II e l’incoronazione a Re di Ungheria di Stefano I d’Ungheria (che divenne poi Santo Stefano, patrono d’Ungheria), i magiari si convertirono al Cristianesimo ed il nuovo Regno d’Ungheria divenne parte integrante dell’Europa.

 

 

Sandro Bassetti, Historia Sextij, 2011

Francesco di Manzano. Annali del Friuli. Volume 1. 1858

Giuseppe Mainati, Croniche ossia memorie storiche antiche di Trieste, Volume 1, 1819

Giuseppe Paludo, Gli Ungari e la via ongaresca, Progetto Integrato Cultura del Medio Friuli

Giovanni Roman, L’antica via Ongaresca, Atti e Memorie dell'Ateneo di Treviso, n. 32, 2014-15

Luigi Schiaparelli, I diplomi di Berengario I,  Fonti per la storia d'Italia, n. 35. Diplomi, secoli IX e X., 1903

 

 

 



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