Le località del Friuli e della Venezia Giulia che compaiono tra i secoli X e XI
Le località del Friuli e della Venezia Giulia che compaiono tra i secoli X e XI. Dalla rete viaria alla costruzione di mura e castelli.
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Nello sviluppo della zona del Friuli e della Venezia Giulia è fuor di dubbio che le strade abbiano in qualche modo condizionato gli spostamenti delle cavallerie ungariche e degli altri invasori, influenzando di riflesso i processi di costruzione di mura e castelli.
Le strade più importanti
Il percorso di penetrazione est-ovest, gli stessi che le popolazioni magiare dovevano seguire in modo privilegiato per giungere in Friuli ed in Veneto, era la stradalta, nota anche come via ungarorum.
La stradalta proseguiva collegandosi poi alla Iulia Emona che metteva in relazione Aquileia a Lubiana.
La via Annia, per la sua penetrazione litoranea toccava le principali città romane di Aquileia, Concordia e Altino.
Alla via Iulia Emona va aggiunto il sistema stradale della penisola istriana, configurato principalmente per consentirne la perimetrazione, e collegato idealmente al percorso litoraneo della via Annia. Quest’ultima era l’altra via per l’ingresso, in Italia dall’est
Molto articolato era l’assetto della viabilità verticale, quella che garantiva il collegamento tra le Venetie, la Carinzia e la Carniola. Si trattava di strade, fondamentali soprattutto per la loro natura commerciale.
Lo scopo per cui erano state progettate era la relazione tra i porti del nord Adriatico (Altino, Concordia e Aquileia) e l’area germanica, settori che da secoli erano in costante collegamento per lo scambio di ambra, tessuti ed altri beni con materiali di lusso provenienti dal Mediterraneo.
Due di queste strade nel loro sviluppo verso nord avevano un percorso simmetrico, l’una ed est e l’altra ad ovest del Tagliamento, partendo ovviamente dalla via Annia. Dopo il guado presso i castelli di Pinzano e Ragogna, a ridosso delle prealpi, la prima di queste strade proseguiva tagliando verso San Daniele ed Osoppo per arrivare a Gemona (Ad Silanos), punto di collegamento per il prosieguo verso la rotta del Norico. Un’altra arteria, ancor più diretta, che consentiva la relazione tra le alpi Carniche con Gemona e Concordia, era la via per compendium (via Claudia Augusta) che tagliava trasversalmente il Friuli passando per Colloredo di Montalbano.
Inoltre la Iulia Augusta metteva in relazione direttamente Aquileia con Ad Silanos (Gemona) e poi proseguiva per il valico alpino passando per Iulium Carnicum (Zuglio, poco sopra Tolmezzo), Longio (Kotschach) per arrivare infine all’importante centro di Aguntum (Lienz).
Un altro percorso che ebbe una certa fortuna nel medioevo è la via pedemontana che collega il Livenza (presso Pons Liquentiae dove si svolse la grande battaglia tra i Longobardi guidati da Rotcauso e i Franchi nel 776) con il guado di Pinzano – Ragogna, passando per Polcenigo e proseguendo per Monterale Valcellina (sede castellana del vescovo di Concordia) e raggiungeva Nimis.
Dalle descrizioni della regione che ci vengono dai diplomi del X e dell’ XI secolo, la maggior parte del territorio era poi coperta da una invalicabile selva, e la parte meridionale invasa dalle paludi.
Incastellamento nel Friuli settentrionale
Nella parte settentrionale troviamo forme di incastellamento antico che, a quanto appare dalla loro dislocazione, hanno a che vedere soprattutto con le necessità di difesa della strada consolare Iulia Augusta nel tratto Gemona – Lienz.
Il Castello Sacuidic, posizionato sul Tagliamento non lungi dal passo della Mauria, fu un insediamento certamente molto antico, tanto da essere menzionato in un documento del 778. La vicinanza ad una via di passaggio così importante ne aveva certamente aumentato l’importanza strategica.
Sempre a guardia dell’alto corso del Tagliamento, in corrispondenza con la confluenza del torrente Degano, troviamo un altro sito antichissimo, citato già in epoca longobarda: Invillino. Anche su questo castello, sorto forse sui resti di un castrum romano sul Col Santino.
Anche un altro affluente del Tagliamento, il Fella (noto anche come Canal del Ferro), era controllato da un sistema di sbarramento. Uno dei punti più importanti di questo sistema era quello della Chiusa, pochi chilometri sopra Venzone, utilizzato forse già da Lotario nella lotta contro il padre Ludovico il Pio nell’837, ma di cui abbiamo notizie precise solo nel 1150.
Il sistema di sbarramento aveva sicuramente origine antica, ma continuò a rivestire per tutto il medioevo essenzialmente una funzione di controllo per l’importante snodo commerciale
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L’altro fondamentale centro fortificato dai longobardi era, poche decine di chilometri ad ovest, il grande castelliere di Ragogna (in corrispondenza del guado sul Tagliamento), collegato alle città di Ceneda, Feltre e Valdobbiadene.
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Il punto cardine per il passaggio a nord era dato dal sistema di castelli (posti a breve distanza tra loro) di Artegna, Gemona, Osoppo e Venzone.
I villaggi friulani erano invece disseminati in modo sparso in modo del tutto anonimo rispetto alla presenza dei castelli o dei nuovi centri fortificati.
Il sistema delle fortificazioni in alcuni casi (Osoppo, Invillino ed Artegna) era basato su fondazioni o ripristini di mura e di edifici databili in età basso imperiale. Gli stessi castelli vennero poi completamente rinnovati e ristrutturati dai longobardi nel corso del VII secolo per rispondere alla nuova crisi generata dalle incursioni avare.
Solo a partire dal XII secolo i Patriarchi riuscirono ad imporre il pieno controllo sui centri urbani di Venzone, Gemona ed Artegna strutturandone il governo mediante la costituzione di capitani o assegnandone la gestione ad alcune famiglie di fideles. Il patriarca procedette alla fortificazione dei centri ristrutturando opere probabilmente di età longobarda e franca.
L’ubicazione delle fortificazioni, poste a circa una decina di chilometri di distanza l’una dall’altra, era strettamente correlata all’alto corso del Tagliamento e a quello dei suoi principali affluenti di destra e di sinistra. Alcuni passi, in corrispondenza dei guadi erano sorvegliati da castelli sin dal periodo longobardo, e questo vale in particolare per il castello Sacuidic e per quello di Invillino i quali consentivano la sorveglianza dell’antico percorso pedemontano verso l’importantissimo passaggio sul Tagliamento a Pinzano e Ragogna.
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Incastellamento del Friuli occidentale ed il Veneto orientale
La situazione documentaria del Friuli occidentale e dell’odierno Veneto orientale non permette di dire in modo certo la situazione dell’incastellamento in questa zona. Le incursioni magiare furono talmente cruente che devastarono quasi tutti i centri abitati.
In mano ai patriarchi nacquero nuovi insediamenti sulle ceneri delle devastazioni ungare, sia nel territorio patriarcale che in quello del Friuli occidentale e del Veneto orientale posto sotto le giurisdizioni ecclesiastiche di Sesto e Concordia.
La loro collocazione è concentrata in aree di recente disboscamento, a ridosso delle proprietà dei vescovi concordiesi e degli abati di Sesto. In particolare Azzano, Settimo, Meduna e San Vito diventano ben presto centri importanti di popolamento soggetti alla chiesa patriarcale divenendo il fulcro del suo potere temporale in questa parte del Friuli con una azione di ridimensionamento dei poteri ecclesiastici più antichi. Non stupisce pertanto che negli stessi anni in cui stavano prendendo forma questi privilegi, la sede patriarcale stesse organizzando un assiduo programma di popolamento del territorio occidentale anche mediante una robusta immigrazione di componenti slave.
La natura pianeggiante e la ricca presenza di corsi d’acqua, garantiva ottime condizioni per la diffusione di insediamenti rurali e di villaggi su inziativa dei principali dómini locali, ovvero l’abbazia di Sesto ed il vescovo di Concordia. Inoltre, i fiumi erano per lo più facilmente attraversabili mediante guadi naturali in virtù delle loro scarse portate. In sostanza era un’area con scarse possibilità di difesa naturale
Il piccolo villaggio di Annone compare come curtis di proprietà del monastero di Sesto nel diploma di conferma dei beni all’abbazia che Berengario emana da Mantova nell’888, ma come sappiamo dalla bolla di papa Urbano III del 1186, la giurisdizione spirituale era prerogativa del vescovo di Concordia. Menzione del castello la troviamo però solo nel 1218, quando il patriarca di Aquileia Bertoldo di Andechs vi soggiorna per sovrintendere ad una questione di confinazioni assieme ai suoi ministeriali. Si pensa che quella di Annone fosse in realtà una centa (ovvero un recinto fortificato con probabile torre di vedetta) sorta per la difesa delle popolazioni locali.
Analoga è la situazione della corte di Blessaglia che nel documento berengariano dell’888 è citata come curtis cum cella.
Proseguendo verso est, si trova il popoloso centro di Portogruaro fondato nel 1140.
Vicino a Portogruaro c’è Concordia, che fu distrutta dagli Ungari, cui non seguirono opere di fortificazione della città.
E’ stato ipotizzato che in epoca altomedievale il vescovo si trasferisse per alcuni periodi in luoghi più sicuri e decentrati delle sue proprietà: tra essi vi era il castello Cordovado .
Altro castello vescovile satellite di Concordia era quello di Fratta
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I più antichi incastellamenti sono probabilmente quelli direttamente collegati alla gestione del patrimonio ecclesiastico. Correlati ad una prima organizzazione del patrimonio dell’abbazia di Sesto (maturata certamente prima del IX secolo) sono i sistemi fortificati di Lorenzaga, Annone e Blessaglia, tutti rispondenti alla necessità di incamerare le messi e probabilmente proteggere gli uomini dell’abbazia in centri di piccole dimensioni.
Cordovado pare essere uno dei fortilizi più antichi, probabilmente rifugio dello stesso vescovo concordiese.
La distruzione di Concordia ad opera degli Ungari potrebbe aver contribuito ad una rinascita di queste piccole fortificazioni decentrate.
Incastellamento nel Friuli centrale
Le fortezze più antiche si trovano nell’anfiteatro morenico del medio Friuli, e figurano ben presto tra le proprietà del patriarca che in questo modo dimostra di possedere, già prima della fine del X secolo, un numero consistente di castelli tra i fiumi Tagliamento e Isonzo.
Il castello della Motta, nel Friuli orientale, rimase nelle mani del patriarca anche dopo il periodo delle incursioni ungariche.
L’area interessata dai maggiori interventi di fortificazione è posta nella parte collinare e pedemontana dell’attuale provincia di Udine e, come dimostra un documento nel 983, si trattava comunque di un incastellamento molto antico. Nello specifico si trattava dei castelli di Buga (Buia), Phagagna (Fagagna), Croang (Gruagno), Vdene (Udine) e Braitan (Brazzacco), che l’11 giugno di quell’anno Ottone II riconosceva al patriarca Rodaldo.
La donazione si collocava nell’ambito di una politica fortemente filo imperiale della chiesa Aquileiese in aggiunta, probabilmente, alla deposizione di Enrico II «il Rissosso» duca di Baviera (976).
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Infine, nell’area collinare e montana si trova il maggior numero di castelli, quasi tutti di pertinenza signorile, risalenti al Due-Trecento. In quest’area coabitavano isole di diretto controllo aquileiese, come ad esempio San Daniele, con castelli appartenuti ad una nobiltà di origine tedesca o italica.
La parte meridionale del Friuli centrale, che si affaccia al mare, era invece quasi interamente libera da forme di sbarramento, tranne il caso di alcune cente sorte per la difesa dei villaggi, ad eccezione del castello di Strassoldo.
L’altra eccezione a questa assenza di fortificazioni nell’area del basso Friuli centrale viene da un sistema di castelli sul Tagliamento sorto evidentemente a controllo dei transiti da ovest ad est.
Incastellamento nel Friuli Orientale
Esisteva un antico percorso che costeggiava i rilievi delle Prealpi Giulie che passava per gli attuali comuni di Venzone, Gemona, Artegna, Magnano, Tarcento, Nimis, Povoletto, Attimis, Faedis, Torreano e Cividale. La strada collegava Cividale alla via Julia Augusta. Per la sua funzione strategica, difensiva e di collegamento, lungo tutto il percorso era dislocata una formidabile rete difensiva di castelli e fortezze.
Gli estremi della Strada coincidevano con le città fortificate di Venzone e Cividale, poste a guardia delle principali vie di accesso alla regione da Nord-est. Venzone presidiava infatti l'antica strada romana che portava da Aquileia alla provincia settentrionale del Norico (odierna Austria), all'altezza della confluenza delle due arterie principali dirette a Nord attraverso Tarvisio e attraverso il passo di Monte Croce. Cividale invece fu fondata già da Giulio Cesare a protezione di uno dei principali passaggi verso Est, che lungo le valli del fiume Natisone portava verso l'attuale Slovenia.
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Nell'area dove attualmente si trova la città di Gorizia sorgevano, fin dal I secolo a.C., due centri abitati romani di modesta entità, Castrum Silicanum e Pons Sontii. Dal primo trasse origine il villaggio di Salcano, oggi in territorio sloveno, mentre il secondo era situato sulla via Aquileia-Emona, nel punto dove la strada attraversava il fiume Isonzo. Il Castrum Silicanum chiudeva l’accesso alla valle dell’Isonzo.
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Incastellamento nella Venezia Giulia
I castelli sorgevano principalmente su avamposti romani.
Il castello di Moccò, insieme a quello di Moncolano, nei pressi di Prosecco, presidiava la strada che collegava il litorale con la Carniola e l’Istria, fondamentale per i traffici mercantili e, pertanto, lungamente conteso tra Venezia e Trieste.
Il castello di San Servolo venne costruito per difendere il territorio dagli Ungari; il nucleo iniziale risale presumibilmente al IX secolo, e poi ampliato nel corso dei secoli.
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Luigi Zanin, L'EVOLUZIONE DEI POTERI DI TIPO PUBBLICO NELLA MARCA FRIULANA DAL PERIODO CAROLINGIO ALLA NASCITA DELLA SIGNORIA PATRIARCALE, tesi di Dottorato di ricerca in Storia sociale europea dal medioevo all'età contemporanea, Università Ca’ Foscari di Venezia
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