Lotte interne, intrighi internazionali e la fragile stabilità della Serenissima
(Pietro Barbo Centranigo - credit)
Ottone Orseolo e il conflitto con Aquileia; fuga a Costantinopoli; nomina di Centranico
Il doge Ottone Orseolo e il conflitto con il patriarcato di Aquileia. La fuga di Ottone Orseolo a Costantinopoli e la nomina Pietro Centranico
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Cronologia
Linea del tempo. (azzurro) Imperatori dei romani, (blu) Re d’Italia, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia, (viola) dogi di Venezia, (verde) patriarchi di Grado. Clicca sull’immagine per ingrandire (RDM)
L'ascesa e la caduta di un doge: Ottone Orseolo e le turbolenze di Venezia
Il X e l'XI secolo furono un periodo di grande fermento per la Repubblica di Venezia. Al centro di questo turbinio di eventi troviamo la figura di Ottone Orseolo, un doge dal destino segnato da alti e bassi, vittima di intrighi politici e rivolte popolari.
Asceso al potere nel 1009, Orseolo si trovò a governare una città in espansione, ma anche fragile. Le sue ambizioni e le sue riforme non tardarono a suscitare malcontento tra i nobili e il popolo. Le tensioni sfociarono in una prima rivolta nel 1024, che costrinse il doge a fuggire in Istria.
Ottone Orseolo e suo fratello Orso (patriarca di Grado) lasciarono Venezia. I due si rifugiarono nelle terre che la sede gradense deteneva in Istria. Il momento di crisi che stava attraversando Venezia fu l’occasione per il patriarca Poppone di occupare Grado e saccheggiarla. La situazione stava precipitando e i Veneziani decisero di richiamare in patria il doge, il quale riconquistò la città e ne potenziò le difese.
La pace a Venezia durò poco.
Nel 1026 un'altra schiera di rivoltosi, capeggiata da Domenico Flabanico, imprigionò il doge e, dopo avergli tagliato la barba in segno di disonore, lo esiliò, sostituendolo con Pietro Centranico.
Tuttavia, la sua popolarità e la sua abilità politica gli permisero di riconquistare la sua carica. Ma la tregua fu breve. Nel 1026, una nuova congiura lo detronizzò e lo esiliò. Orseolo trovò rifugio a Costantinopoli, mentre suo figlio Pietro si recò in Ungheria, dove divenne re.
Pietro Orseolo, anche noto come Pietro il Veneziano fu re d'Ungheria per due volte.
Pietro Centranico e le tempeste di Venezia
Pietro Centranico nominato doge (1026-1032).
Venezia, 1026. Dopo una lunga e tumultuosa assemblea, Pietro Centranico viene innalzato al soglio dogale, un'investitura che, lungi dall'essere un trionfo, si rivelerà un'eredità avvelenata. Le lotte intestine avevano già minato le fondamenta della Serenissima, lasciandola vulnerabile alle mire esterne.
Infatti alcune città dalmate cercarono di sottrarsi dai legami con Venezia e il patriarca Poppone riproponeva incursioni nella laguna e Corrado II rifiutava la conferma dei privilegi.
L'ombra degli Orseolo, la dinastia precedente, si allunga minacciosa. Il matrimonio di Ottone Orseolo con una principessa ungherese aveva tessuto una tela di alleanze pericolose, dando adito alle pretese ungheresi sulla Dalmazia. E mentre il doge Centranico cerca invano di ottenere il favore di Corrado II, Poppone, astuto e protetto dall'imperatore, ottiene un diploma che mette in discussione il ruolo di Grado come metropoli ecclesiastica di Venezia.
Il doge neoeletto cercò di ottenere dall'imperatore d'occidente Corrado II il rinnovo dei privilegi commerciali, ma non ci riuscì
Corrado II ricevette la corona imperiale da papa Giovanni XIX e in quella occasione ottenne la conferma che Poppone poteva rivendicare diritti su Grado.Fino a quel momento Grado era stata dichiarato metropoli ecclesiastica di Venezia. Però, poco dopo, il papa dichiarò che era stato tratto in inganno dal patriarca di Aquileia e annullò il diploma precedente.
La situazione precipita. Il malcontento serpeggia tra i cittadini, che accusano il doge di incapacità e vedono il commercio veneziano declinare. Le trame degli Orseolo, sostenuti dall'imperatore d'Oriente, avvelenano ulteriormente il clima politico.
Gli Orseoli avevano l’appoggio dell’imperatore d’Oriente Romano Argiro, La sorella dell’imperatore, Maria, era moglie di Giovanni Orseolo, figlio di Pietro I Orseolo
Venezia, la città sull'acqua, è scossa da tempeste interne ed esterne, e il doge Centranico, figura controversa e sfortunata, si trova al centro di un vortice di conflitti e incertezze.
Dogi in esilio e il gioco delle corone a Venezia
Pietro Centranico, dopo soli quattro anni di governo, la sua ascesa si trasformò in una caduta rovinosa. Deposto, rasato e umiliato, fu esiliato a Costantinopoli, un monito per chiunque osasse sfidare il potere delle famiglie influenti.
L'ombra degli Orseolo, una delle casate più potenti di Venezia, si allungava sulla città. Ottone Orseolo, un doge esiliato, tramava nell'ombra per riconquistare il potere perduto. Approfittando dell'assenza di Domenico Flabanico, l'artefice della sua caduta, gli Orseolo orchestrarono un audace colpo di stato. Catturarono Centranico, lo privarono dei simboli del suo potere e lo esiliarono, aprendo la strada al ritorno di Ottone.
Ma il destino aveva in serbo un altro colpo di scena. Ottone Orseolo, provato dall'esilio, morì lontano dalla sua amata Venezia. La sua famiglia, tuttavia, non si arrese e nominò Domenico Orseolo come nuovo doge. Ma il popolo veneziano, memore delle passate ingerenze degli Orseolo, si ribellò. L'assemblea popolare, espressione della volontà popolare, elesse Domenico Flabanico, costringendo Domenico Orseolo a una fuga precipitosa verso Ravenna.
La Situazione Politica e Sociale di Venezia al tempo di Ottone Orseolo
All'inizio dell'XI secolo, Venezia si trovava in una fase di trasformazione e crescita, sia dal punto di vista politico che sociale.
In questo periodo, Venezia era formalmente sotto il controllo dell'Impero Bizantino, ma la sua autonomia era già significativa. Governata come un ducato, la città era amministrata dal Doge, una figura eletta, ma fortemente influenzata dalle potenti famiglie nobili veneziane. Questo sistema di governance era complesso e spesso segnato da conflitti interni tra le famiglie nobili che cercavano di aumentare la loro influenza e controllo sulle risorse e sulle decisioni politiche della città. Le lotte per il potere erano comuni, ma contribuivano anche a un equilibrio politico che evitava la concentrazione eccessiva del potere in una sola famiglia.
Sul fronte sociale, Venezia stava vivendo un periodo di notevole crescita demografica ed economica. La sua economia era fortemente incentrata sul commercio marittimo, grazie alla posizione strategica che la rendeva un ponte tra l'Oriente e l'Occidente. La crescente prosperità economica attirava persone da diverse regioni, aumentando la popolazione e la diversità culturale della città. La società veneziana era chiaramente stratificata, con una nobiltà mercantile che deteneva il potere economico e politico, mentre la popolazione comune, composta principalmente da mercanti, artigiani e marinai, contribuiva alla vitalità economica della città.
La cultura veneziana del periodo era fortemente influenzata dalla vicinanza e dai rapporti con l'Impero Bizantino. Questa influenza si manifestava nella religione, nell'arte e nell'architettura. Le chiese e gli edifici pubblici della città riflettevano uno stile che combinava elementi occidentali e orientali, creando un unicum architettonico. La Chiesa cattolica aveva un ruolo centrale nella vita quotidiana e politica della città, influenzando le decisioni e le leggi attraverso una presenza capillare nel tessuto urbano.
Come si inseriva Venezia nel contesto delle Repubbliche Marinare e quali erano i suoi principali rivali commerciali?
Venezia era una delle quattro principali Repubbliche Marinare italiane, insieme ad Amalfi, Genova e Pisa. Queste città-stato italiane, situate lungo le coste del Mediterraneo, prosperarono grazie al commercio marittimo e all'autonomia politica dal Medioevo fino al Rinascimento.
Venezia in particolare, emerse come una potenza marittima già dall'VIII secolo e raggiunse il suo apice tra il XIII e il XV secolo. La sua posizione strategica nel Mar Adriatico le permise di dominare il commercio tra Oriente e Occidente, specialmente lungo la Via della Seta.
I principali rivali commerciali di Venezia furono Genova e Pisa. Genova, in particolare, era una rivale acerrima, competendo con Venezia per il controllo delle rotte commerciali nel Mediterraneo. Le due città si scontrarono in numerose guerre navali, con Venezia che alla fine prevalse, consolidando il suo dominio sul commercio mediterraneo.
S.Romanin, Storia documentata di Venezia, Tomo 1, 1853
Treccani, Famiglie e affermazione politica
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