Nel 653 muore Rotari. Gli succede suo figlio Rodoaldo Il regno da Rodoaldo a Grimoaldo

Rotari, re dei Longobardi, morì nell'anno 652. In pochi anni si susseguono diversi re: da Rodoaldo a Grimoaldo

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Rotari morì nell'anno 652. La sua tomba poco dopo la sua morte venne aperta nottetempo e gli ornamenta furono rubati. Paolo Diacono narra anche della punizione sovrannaturale del ladro.

Gli succedette il figlio Rodoaldo.

Il regno di Rodoaldo

Rodoaldo (636 circa – 653) è stato re dei Longobardi e re d'Italia dal 652 al 653.

Figlio del re Rotari, come lui ariano della stirpe degli Arodingi, e della regina Gundeperga, salì al trono alla morte del padre, ma lo conservò appena per pochi mesi senza lasciare tracce significative del suo governo. Pare che, circa sei mesi dopo la sua elezione,[1] sia stato ucciso da un longobardo, del quale aveva violentato la moglie.

Ariperto I

 Ariperto I è stato re dei Longobardi e re d'Italia dal 653 al 661.

Figlio di Gundoaldo, il popolare duca di Asti fratello della regina Teodolinda e probabilmente a sua volta duca della città neustriana, salì al trono nel 653 in seguito all'uccisione del suo predecessore, Rodoaldo. La sua elezione discese dal prevalere, tra i duchi longobardi, della corrente cattolica in luogo di quella ariana rappresentata dagli ultimi sovrani longobardi, fino a Rodoaldo.

Fin dall'ascesa al trono, Ariperto favorì il cattolicesimo rispetto alla corrente scismatica tricapitolina e all'arianesimo

Alla sua morte (661) il Regno longobardo fu diviso tra i suoi due figli, Pertarito e Godeperto. 

Pertarito e Godeperto.

Nel 661, alla morte di Ariperto I e secondo la sua volontà, i suoi due figli Godeperto e Pertarito furono nominati successori congiunti sul trono longobardo. Il regno fu bipartito, un procedimento rimasto unico nella storia dei Longobardi ma frequente, per esempio, tra i vicini Franchi, anche se è più probabile che questa divisione fosse frutto delle discordie tra i due fratelli, in quanto Godeperto era sostenuto dagli ariani a Pavia mentre Pertarito dai cattolici a Milano. Tra i due fratelli si aprì immediatamente un conflitto civile e Godeperto mandò il duca di Torino Garipaldo ad invocare l'aiuto del duca di Benevento, Grimoaldo (appartenente alla dinastia dei duchi del Friuli), promettendogli in cambio la mano di sua sorella. Il duca accorse insieme a consistenti forze militari ma, giunto a Pavia, uccise Godeperto e ne occupò il trono (662). Pertarito, consapevole della sua evidente inferiorità, abbandonò a sua volta il regno e riparò presso il re degli Avari (chiamato da questi Cacano)

Grimoaldo

Grimoaldo (Cividale del Friuli, 600 circa – Pavia, 671) è stato re dei Longobardi e re d'Italia dal 662 al 671.

Di stirpe turingia e figlio minore del duca del Friuli Gisulfo II e di Romilda, apparteneva alla fara dei Gausi essendo discendente diretto di Audoino. Nel 610 fu fatto prigioniero insieme ai fratelli (Caco, Tasone e Radoaldo) dagli Avari che progettarono di sterminarli dopo averne ucciso il padre.

Dopo l'uccisione a Oderzo, per mano bizantina, dei suoi fratelli maggiori, Caco e Tasone, coreggenti del trono ducale, divenne duca il loro zio Grasulfo II. Non volendo sottostare al parente, Grimoaldo e il suo terzo fratello maggiore Radoaldo ripararono a Benevento presso il duca Arechi, che li accolse come figli. 

La successione dei sovra­ni bavaresi Godeperto e Pertarito fu interrotta per alcuni anni, dal 662 al 671, quando si ebbe il colpo di mano del duca beneventano Grimoaldo – di nobile origine friulana –, che si impadronì del potere approfittando della giovane età dei due sovrani, figli del defunto Ariperto I; nel 671, poi, lo stesso Pertarito tornò sul trono.

Il regno di Grimoaldo si segnala per due aspetti, che vanno entram­bi nella direzione di un aumento dell’autorità e del prestigio del re. Il primo è l’emanazione di leggi che Grimoaldo aggiunse all’editto di Rotari, che si confermava così un corpo vivo di norme che seguiva da vicino l’evoluzione della società longobarda, e non un inerte monumen­to alla tradizione.

Il secondo aspetto da sottolineare è il rinnovato di­namismo militare del sovrano, che si manifestò sia verso gli oppositori interni, come nel caso del duca friulano Lupo, sconfitto e ucciso dal re, sia verso i Bizantini, con la definitiva conquista di Oderzo, il più im­portante saliente difensivo di terraferma della Venetia.

Grimoaldo morì nel 671 a causa delle complicazioni seguite a un salasso: nove giorni dopo la flebotomia, mentre cercava di colpire una colomba con un arco, si ruppe una vena del braccio. Corse voce che i medici, nel tamponare la ferita, avessero applicato garze imbevute di veleno. Venne sepolto nella chiesa di Sant'Ambrogio da lui stesso fondata (o ristrutturata).

 

Francesco di Manzano. Annali del Friuli. Volume 1. 1858

Stefano Gasparri, Il potere del re, Studi su istituzioni e società nel medioevo europeo, 2017.

 


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La memoria di Rotari è legata soprattutto al celebre Editto, promulgato nel palazzo Reale di Pavia alla mezzanotte tra il 22 novembre ed il 23 novembre 643, con il quale codificò il diritto longobardo rimasto fino ad allora legato alla trasmissione orale.

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