Nel 996 Ottone III firma un diploma con la conferma al patriarca Giovanni dei vescovadi di Concordia, Udine, Cittanova, Rovigno, Pedena e Tersatica

Nel 996 Ottone III firmò un diploma con la conferma al patriarca Giovanni dei vescovadi di Concordia, Udine, Cittanova, Rovigno, Pedena e Tersatica. Considerazioni sulla sua autenticità ed i problemi di trascrizione

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Argomenti trattati

Il curioso caso del diploma di Ottone III del 996

   Introduzione

   Il diploma ottoniano del 996

   Il probabile errore di trascrizione



Introduzione

Ottone II morì improvvisamente all'età di ventotto anni in Italia. La morte di Ottone II provocò rivolte contro la stirpe ottoniana sia in Italia che nell'est dell'impero.

La madre di Ottone III, Teofano, funse da reggente dell'impero dal 985 fino alla sua morte.

Nel 21 maggio 996 Ottone III venne incoronato imperatore e morì nel 1002.

Come imperatore Ottone III firmò un diploma con la conferma al patriarca Giovanni dei vescovadi di Concordia, Udine, Cittanova, Rovigno, Pedena e Tersatica

L’epoca di Ottone I di Sassonia. (azzurro) Imperatori dei romani, (blu) Re d’Italia, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia. Clicca sull’immagine per ingrandire

Il diploma ottoniano del 996

Capodaglio Giandomenico Salomoni, cancelliere del municipio di Udine verso la fine del ‘500, fu il primo a citare il diploma ottoniano nella sua opera  “Difesa del capitolo di Udine”  e successivamente fu riportato dal Palladio nelle “Historie della provincia del Friuli”.

Giovanni III, patriarca di Aquileia, ottenne da Ottone III la superiorità della sede di Aquileia sui vescovadi già citati da Carlo Magno: Concordia, Udine, Cittanova, Rovigno, Pedena e Tersatico . Furono confermate sotto la sua autorità le Abbazie di Santa Maria in Organo di Verona, di Sesto e di Valle (probabilmente l’abbazia di San Pietro in Valle in Umbria).

Ottone si fece incoronare Imperatore a Monza, quindi diede disposizioni che venissero ricostruite le più importanti fra le abbazie che erano state abbandonate in seguito a scorribande dei saraceni di Sicilia, che avevano ormai abbandonato l’Italia centrale grazie alla guerra portata loro dal padre di Ottone III, Ottone II, fra cui l’Abbazia di San Pietro in Valle.

Secondo il Palladio, il diploma ottoniano erano conservati presso la Sacrestia del Duomo di Udine insieme a quello di Carlo Magno.

Il diploma di Carlo Magno conteneva la donazione fatta al patriarca Paolino, confermata da Ottone III al patriarca Giovanni, dei vescovadi di Concordia, Udine, Cittanova, Rovigno, Pedena e Tersatica.

L'autenticità dei due diplomi fu risolutamente negata fin dal secolo XVIII da De Rubeis a da Liruti.  

Osservando la tipologia del testo del diploma ottoniano, gli autori del “Diplomata Regum et lmperatorum Germaniae” ritengono che è originale.

Il testo del diploma ottoniano ci riconduce al carolingio; infatti questo è il presupposto di quello: Ottone III conferma al patriarca: « sex episcopatus, quos piae recordationis Carolus imperator augustus ci per suum concessit preceptum». Questa frase ha fatto supporre che, per ottenere il diploma del 996, la cui autenticità è verificata, il patriarca Giovanni abbia presentata alla cancelleria imperiale un diploma carolingio falso.

Gli autori del Monumenta Germaniae Historica stabilirono che il diploma carolingio datato 803 fosse falso e quello originale fosse datato 792. Il diploma conservato presso la Capitolare di Udine potrebbe essere stato scritto alla fine del X secolo ed il diploma ottoniano è una conferma di questa falsificazione.

Ottone III confermava alla chiesa d’Aquileia sei vescovadi. Concordia, Cittanova e Pedana esistevano già, mentre Udine non esisteva.

Rovigno

Rovigno è citata nel diploma di Ottone Il del 983. La piccola città istriana veniva concessa al vescovo di Parenzo, senza che si accenni dell’esistenza di una sede vescovile, ma altri documenti che si riferiscono ai rapporti fra Aquileia, Rovigno e Parenzo, rischiarano completamente questo punto del diploma ottoniano del 996.

Nel 961 il patriarca Rodoaldo impietosito dalle tristi condizioni in cui si trovava la chiesa parentina, aveva donato a questo la terra di Rovigno. La cittadina era stata distrutta dagli Slavi intorno al 960. Analizzando altri documenti, gli storici ritengono che prima della sua distruzione possedesse una sede vescovile e che Rodoaldo fosse stato un possibile candidato al vescovado prima di divenire patriarca di Aquileia.

Rovigno, ridotta ad una semplice pieve, passò sotto il vescovado di Parenzo.

Il patriarca Giovanni, in lotta col vescovo di Parenzo, volle ritogliere Rovigno alla sede parentina ed a questo scopo foggiò la falsificazione carolingia ed ottenne la concessione ottoniana del 996.

Tersatica

Tersatica era una cittadina della Luburnia, un'antica regione della costa nord-orientale dell'Adriatico, nell'odierna Croazia. Probabilmente era situata nelle vicinanze di Fiume. Probabilmente era un vescovado fino all’arrivo degli Slavi.

La rievocazione di questo vescovado è di certo anch' essa un episodio della lotta combattuta in quei tempi fra il patriarcato aquileiese ed i veneziani che proprio allora preparavano la conquista dell' Istria avvenuta nel 998, che doveva condurre con sé il temporaneo assoggettamento delle sedi litoranee istriane al Patriarcato di Grado.

Udine

La prima notizia documentata della presenza di un edificio sul colle è del 983: in quell'anno, il Castrum Utini, una fortificazione militare. Infatti Udine fu concessa nel 983 da Ottone II a Rodoaldo insieme a Buia, Fagagna e Brazzano e nel diploma e chiamata semplicemente castellum.

Sicuramente Udine apparteneva al territorio già soggetto al Patriarca, sia dal lato temporale come dal lato spirituale quindi non si spiega la citazione nel diploma ottoniano.

Il probabile errore di trascrizione

Gli storici hanno esaminato l’originale esistente ed hanno accertato che si legge soltanto  ..... tinensem. Ne deriva che ci sia stato un errore di trascrizione, che risale probabilmente tra l’XI e il XII secolo.

E’ probabile che sin dall’inizio ci fossero problemi di lettura ed il copista interpretò la difficile lettura.

L’ipotesi più probabile è che il documento si riferisse ad altinensem, ossia Altino.

La concessione, come quelle istriane, rappresenterebbe  come una rappresaglia contro il patriarcato gradese che proprio allora tentava di riacquistare la supremazia sull' Istria.

A questa ipotesi si potrebbe opporre il fatto che in quel tempo i rapporti fra l'Imperatore e Venezia erano buoni, ed il doge Orseolo sembrava nelle grazie di Ottone III, e sembra quindi poco probabile una concessione contraria agli interessi del Patriarcato gradese e che i Veneziani potevano considerare come fatta ai loro danni. Tale difficoltà si potrebbe sostenere però, con le stesse motivazioni, alla conferma dei vescovadi istriani sui quali i Veneziani e il patriarca gradese vantavano diritti, e che erano stati confermati a quest'ultimo dall' Imperatore Ottone II col suo privilegio del 974.

 

Riferimenti

Francesco di Manzano. Annali del Friuli. Volume 1. 1858

Treccani, Ottóne III imperatore e re di Germania

Böhmer-Uhlirz, Regesta Imperii II, 3: Die Regesten des Kaiserreiches unter Otto III., Nr. 1272a, pp. 685 sgg.

Pietro Silverio Leicht, Il diploma ottoniano del 996 e i primordi di Udine, Memorie storiche forogiuliesi vol. 7 (1911) p. 1-8

 

Venezia al tempo di Ottone III e Pietro Orseolo II Il patriarca di Aquileia Giovanni IV di Ravenna



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