Poppone è stato un patriarca cattolico tedesco dal 1019 al 1042
Poppone, citato anche come Poppo o Popone è stato un patriarca cattolico tedesco dal 1019 al 1042. Ricordato come uno dei più importanti patriarchi di Aquileia. La sua nomina e i rapporti con gli imperatori.
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Introduzione
Enrico II il Santo (6 maggio 973 – 13 luglio 1024) fu il 11º re di Germania dal 1002 al 1024 e l'ultimo imperatore della dinastia degli Ottoni. Fu canonizzato nel 1146 da papa Eugenio III.
I rapporti di Enrico II il Santo con il Friuli furono molto buoni.
Quando il patriarca Giovanni IV morì nel 1019, Enrico il Santo nominò patriarca di Aquileia Poppo.
Poppo intraprese una importante opera di ricostruzione e, quegli anni, fu per il Friuli un periodo di rinascita sociale e materiale.
Alla morte di Enrico II il Santo fu incoronato Corrado il Salico
Il patriarca Poppo decise di riprendere i tentativi dei suoi predecessori contro Grado. Gli imperatori sassoni avevano un rapporto amichevole verso Venezia, ma con l’instaurarsi di una nuova dinastia in Germania Poppone decise di cambiare la sua politica nei confronti della Serenissima.
L’epoca di Enrico II il Santo. (azzurro) Imperatori dei romani, (blu) Re d’Italia, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia. Clicca sull’immagine per ingrandire
Enrico II nomina il patriarca di Aquileia Poppone
Il patriarca Giovanni IV morì nel 1019.
Sui criteri di nomina dei patriarchi nulla è certo anche se si pensa che ci sia stata una forte influenza tedesca. E’ certo, invece, che sulla nomina di Poppo (Poppone), Enrico II seguì il suo programma di mettere dei tedeschi a capo dei vescovadi dell’Alta Italia. Ozzi, padre di Poppo, « detto anche Waltopoto, conte e messo di Ottone III » era bavarese, cognato di S. Meinwerk, vescovo di Paderborn (+ 1036); suo fratello Ozzi II venne chiamato conte di Cordenons ed i suoi discendenti conti di Naun (Pordenone).
Ozzi apparteneva per stirpe e per posizione sociale all' alta nobiltà, ed aveva avuto larghe concessioni di beni nella Carintia e nel Friuli.
Il conte Ozzi (Ozio I) con parte dei suoi beni della Carintia fondò il monastero di Ossiach, posto sul lago omonimo al di sopra di Villach; e fu l'unico monastero eretto nel territorio dell' arcidiocesi Salisburghese, il quale fosse soggetto ad un vescovo estraneo, cioè al patriarca di Aquileia.
Nell'878 il re dei Franchi orientali Carlomanno di Baviera dedicò i possedimenti di Treffen intorno al lago di Ossiach al monastero benedettino di Ötting . Alla fine del X secolo le terre passarono ai Vescovi di Passau e successivamente all'imperatore Enrico II , che le conferì ad un certo conte Ozi, affiliato alla dinastia stiriana degli Otakar e padre del patriarca Poppo di Aquileia . Probabilmente esisteva già una chiesa a Ossiach, quando il conte Ozi fondò intorno al 1024 l'abbazia benedettina, la prima del ducato medievale di Carinzia .
Della carriera ecclesiastica di Poppo, prima che fosse nominato patriarca, non è nota. Si suppone che, entrato nelle grazie di Enrico II imperatore per il suo spirito e la sua operosità, sia stato nominato patriarca Aquileiese, in età ancor giovane, nella dieta di Strasburgo del 4 settembre 1019.
Alla dieta di Strasburgo erano presenti anche gli arcivescovi Ariberto di Milano ed Ariberto di Ravenna, da poco eletti.
Il rapporto tra chiesa e imperatore è stratta, infatti, nella primavera del 1020 papa Benedetto VIII si recò in Germania e celebrò la Pasqua (17 aprile) a Bamberga. Alla funzione era presente anche il patriarca Poppo che recitò la prima lezione.
Il26 aprile l'imperatore Enrico II confermò alla chiesa di Aquileia ed al patriarca le immunità concesse dai suoi predecessori, ossia concedeva al patriarca le attribuzioni giudiziarie di un nunzio regio (rappresentante dell’imperatore) per tutti i suoi possedimenti. Con questa precisa determinazione il patriarca non riconosceva più, nei territori da lui posseduti, altro superiore che il sovrano.
Non è chiaro quanto fosse grande il patriarcato di Aquileia. È difficile farsi un' idea, anche solo approssimativa, della estensione del patriarcato. Il patriarca possedeva, per esempio, beni fra l'Adda e l' Oglio, di cui ci resta memoria in un solo documento del 972; beni intorno a Padova in quanto ne fa cenno un documento rogato a Treviso il 6 ottobre 1028.
Nell' autunno del 1021 Enrico II scese in Italia per intraprendere la campagna contro i Greci dell' Italia meridionale, Poppo vfu tra i prelati che l'accompagnarono in armi.
Nel gennaio 1022 Enrico II mosse il suo esercito ed affidò un corpo di quindicimila combattenti a Poppo, perché lo conducesse attraverso la marca di Camerino, altri ventimila uomini furono affidati a Pellegrino di Colonia per attraversare la marca di Spoleto.
La morte di Enrico II e l’ascesa di Corrado il Salico
Quando, il 13 luglio 1024 morì Enrico II, l'ultimo degli Ottoni, non lasciò alcun successore designato. Nessuna fonte rivela se qualcuno tra coloro che ne avevano il diritto reclamò per sé il trono. È noto unicamente che si candidarono al titolo solamente Corrado, detto il vecchio, e il suo più giovane cugino (di nome Corrado anch'egli). Nel periodo di trono vacante fu la vedova di Enrico, l'imperatrice Cunegonda, a occuparsi degli affari dell'impero, affiancata dal fratello, il vescovo di Metz Teodorico I e dal duca di Baviera Enrico V.
L’ 8 settembre fu incoronato re a Magonza Corrado II il Salico.
Corrado II il Salico, nato a Spira intorno al 990 e morto a Utrecht nel 1039, fu il primo imperatore della dinastia salica.
Dopo la morte di Enrico II di Sassonia, Corrado fu eletto re di Germania nel 1024, grazie all'appoggio dei vescovi tedeschi. Nel 1026 discese in Italia e fu incoronato re d'Italia a Milano, e imperatore a Roma nel 1027.
Enrico II aveva favorito il clero ed era molto devoto. Diversamente da lui, Corrado era interprete della mentalità della nobiltà laica.
Non è ben chiaro come Corrado sia riuscito ad imporsi, nonostante il suo potere limitato e la sua scarsa influenza. Probabilmente influirono motivazioni dinastiche: era opinione comune che la casata di Corrado fosse imparentata con i Carolingi.
A nord delle Alpi l'elezione di Corrado non incontrò ostacoli significativi, in Italia, all'indomani della morte di Enrico, si verificarono diversi disordini, e il tentativo da parte di alcuni nobili italiani di separare il regno d'Italia dall'Impero.
Non appena si diffuse la notizia della morte di Enrico, i cittadini di Pavia si rivoltarono, distruggendo il palazzo imperiale che si trovava in città, che era stato costruito ai tempi di Teodorico, ed era il simbolo dell'autorità reale (ed imperiale).
La politica di Corrado il Salico
Corrado fu un imperatore energico e ambizioso, che si impegnò a rafforzare il potere imperiale in Germania e in Italia. In Germania, riuscì a sottomettere i feudatari ribelli e a consolidare il dominio della sua dinastia. In Italia, si scontrò con l'arcivescovo di Milano, Ariberto d'Intimiano, che rappresentava l'opposizione alla sua politica.
Corrado fu anche un importante promotore della riforma ecclesiastica, che mirava a limitare il potere dei vescovi e dei monasteri. In questo contesto, promulgò la Constitutio de feudis, che stabiliva che i feudi minori fossero ereditari, in modo da rafforzare il legame tra i feudatari e l'imperatore.
Nel campo della politica ecclesiastica la sua linea non si discostò da quella del predecessore, che considerava la Chiesa una parte integrante dell'Impero, e di conseguenza disponeva degli uffici e delle proprietà ecclesiastiche. Le elezioni dei vescovi divennero una pura formalità. Era la volontà dell'Imperatore ad essere determinante. Inoltre Corrado spinse la Chiesa a maggiori cessioni materiali.
Come Enrico, anche Corrado era favorevole al movimento di riforma ecclesiale, volto tra l'altro a contrastare un eccessivo arricchimento dei monasteri.
La politica di Poppone
Poppone accrebbe il suo potere temporale.
Nel 1028 ottenne da Corrado il diritto di coniare monete di puro argento in danari del peso della moneta veronese.
Descrizione delle monete di Poppone. (da monete e dintorni). La testa coronata è di Corrado II, il tempietto carolingio è presente anche in altre monete coniate dal Salico.
Poppone fu il primo patriarca in Italia con la facoltà di coniare una propria moneta. Il diploma con cui Corrado il Salico concesse questo diritto al Patriarca Popone non esiste nell' originale, bensì si conosce soltanto per mezzo di una copia del 1195, fatta dal notaio Pietro di Meldis. Alcuni studiosi hanno sostenuto che tale diploma fosse falso ma, successivamente, è stata rinvenuta una moneta in Polonia.
Seguendo la corrente dei tempi, Poppone concepì l'idea di costruire un tempio monumentale nella sede del suo patriarcato, metropoli di ben diciassette vescovadi suffraganei, ove giaceva una grande quantità di materiale dell'antica città distrutta da Attila. Ci vollero dieci anni di assiduo lavoro prima di condurre a termine la Basilica che fu consacrata il 13 luglio 1031.
Il patriarca Poppone cambia la politica nei confronti di Grado
Alla morte di Enrico II il Santo fu incoronato Corrado il Salico
Il patriarca Poppo decise di riprendere i tentativi dei suoi predecessori contro Grado. Gli imperatori sassoni avevano un rapporto amichevole verso Venezia, ma con l’instaurarsi di una nuova dinastia in Germania Poppone decise di cambiare la sua politica nei confronti della Serenissima.
Poppo approfittò della circostanza che nel 1024 Ottone Orseolo, doge di Venezia, e suo fratello Orso patriarca di Grado, erano stati cacciati a causa di una sollevazione popolare. Approfittando degli eventi per attaccare Grado.
Andrea Benedetti, Origine del Corpus separatum pordenonese, Edizioni de Il noncello, 1973
Pio Paschini, Storia del Friuli, vol. 1, 1935
Pio Paschini, Vicende del Friuli durante il dominio della casa imperiale di Franconia, Memorie Storiche Forogiuliesi IX (1913) p. 14
Pietro Sylverio Leicht, Il denaro del patriarca Popone d'Aquileia : nota al diploma di Corrado 2. il Salico al patriarca Popone (11 settembre 1028), Memorie storiche cividalesi, 1905, 1, p. 50-54
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