Analisi della situazione italiana e confronto con le migliori pratiche europee

Il riciclo della plastica. Focus sulle bottiglie di plastica

(RDM-AI11_24)

Nel 2020, il tasso di raccolta differenziata in Italia è stato del 65,6%, il più alto in Europa. Ma il tasso di riciclo delle bottiglie di plastica in Italia è di circa il 30%, il resto va a finire in discarica oppure in inceneritore. E’ necessario rivalutare le strategie per una economia circolare più efficiente!

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La crisi della plastica monouso è una sfida globale, ma l'Italia ha l'opportunità di diventare un leader nel suo superamento. Nonostante i progressi nel riciclo, il tasso di recupero delle bottiglie di plastica in Italia è ancora inferiore alla media europea.

Il sistema a rendere, già adottato con successo in molti Paesi, si dimostra la soluzione più efficace per ridurre drasticamente l'abbandono delle bottiglie e aumentare la qualità del materiale riciclato. Questo sistema, oltre a generare benefici ambientali, stimola l'economia circolare e crea nuove opportunità occupazionali.



Argomenti trattati

   Introduzione

   La strategia europea

   Approvato il nuovo regolamento sugli imballaggi

   Il recupero delle bottiglie di plastica PET

   Processo di riciclaggio del PET

   PET (polietilene tereftalato)

   HDPE (polietilene ad alta densità)

   La campagna “A buon rendere”

   Il Sistema di Deposito Cauzionale in Italia

   Alcune iniziative in Italia


Introduzione

Ogni anno, nell’Unione Europea, finiscono in mare fino a 500.000 tonnellate di plastica. A livello globale, questa cifra oscilla tra i cinque e i tredici milioni di tonnellate. La Commissione Europea, consapevole del catastrofico impatto ambientale causato dall’eccessivo consumo e dallo smaltimento non corretto della plastica, ha introdotto una strategia sulla plastica nel gennaio 2018. Questa strategia mira a ridurre drasticamente l’inquinamento da plastica attraverso una serie di misure concrete.

Nel 2020, l’Italia ha raggiunto un tasso di raccolta differenziata del 65,6%, il più alto in Europa. Nel 2021, la percentuale di plastica riciclata è salita al 56,6%, un incremento significativo rispetto all’anno precedente. Questo dimostra che i cittadini italiani credono fermamente che la plastica raccolta venga effettivamente riutilizzata.

Il riciclo degli imballaggi in plastica ha comportato un costo di 1,9 miliardi di euro, ma ha generato benefici incrementali pari a 4,6 miliardi di euro. Questi benefici derivano da un minor utilizzo di materie prime, dalla riduzione della produzione e dello smaltimento dei rifiuti, e dall’indotto economico creato.

Secondo uno studio di una nota azienda produttrice di acqua minerale, il riciclo del PET (polietilene tereftalato, la plastica utilizzata per le bottiglie) ha permesso di evitare l’emissione 559.000 tonnellate di CO2, mentre le tonnellate di imballaggi riciclati sono state 204.863 equivalenti a 8 discariche evitate. Nel complesso si è sviluppato un indotto economico, tra nuove attività economiche e occupazionali, per 152,8 milioni di euro, al netto dei costi.

Nel 2020, il tasso di raccolta differenziata in Italia è stato del 65,6%, il più alto in Europa. Ma il tasso di riciclo delle bottiglie di plastica in Italia è di circa il 30%, il resto va a finire in discarica oppure in inceneritore.  Ma alcune entità italiane, CONAI, dimostrano una totale contrarietà sull’introduzione del sistema a rendere che, come dimostrato nei paesi che hanno adottato tale sistema, porterebbe ad un recupero quasi totale delle bottiglie di plastica eliminando i costi che si hanno per una separazione meccanica dagli altri rifiuti di plastica ed ottenendo una materia prima seconda di migliore qualità.

Da cittadino ci si rende conto che nei paesi ove è adottato il sistema DRS (ad esempio in Germania), le persone si sono abituate a rendere le bottiglie di plastica ottenendo un buono da spendere presso i supermercati che aderiscono all’iniziativa. Per le strade non c’è una bottiglia abbandonata e, nel caso ce ne fossero, i senzatetto le raccolgono in quanto diventa una fonte di sostentamento.

L’adozione di un sistema a rendere in Italia potrebbe rappresentare un passo decisivo verso un’economia circolare più efficiente e sostenibile. Investire in infrastrutture di riciclo, semplificare le normative e incentivare l’uso di plastica riciclata nei nuovi prodotti sono azioni fondamentali per migliorare il tasso di riciclo e ridurre l’impatto ambientale della plastica.

La plastica e l’economia circolare sono due concetti strettamente legati: solo attraverso un uso responsabile e un riciclo efficace possiamo garantire un futuro sostenibile per il nostro pianeta.

Senzatetto a Stoccarda

Senzatetto a Stoccarda (Germania).  Per le strade non c’è una bottiglia abbandonata e, nel caso ce ne fossero, i senzatetto le raccolgono in quanto diventa una fonte di sostentamento. (Credit. Foto di Andrea Acanfora)

La strategia europea.

La Commissione europea ha pubblicato nel 2018 una strategia sulla plastica nell'economia circolare, che mira a ridurre l'inquinamento da plastica nei mari e nei fiumi dell'Unione europea. La strategia si basa su quattro pilastri:

  • Prevenzione: ridurre la produzione di rifiuti di plastica, in particolare di plastica monouso, e aumentare il riutilizzo e il riciclaggio.
  • Riuso: aumentare l'uso di materiali riciclati nei prodotti e negli imballaggi.
  • Riciclaggio: migliorare la raccolta e il riciclaggio dei rifiuti di plastica.
  • Innovazione: promuovere lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie che siano più sostenibili della plastica.

La strategia prevede una serie di misure concrete, tra cui:

  • Il divieto di alcuni prodotti di plastica monouso, come cannucce, posate, piatti e cotton fioc.
  • L'introduzione di un sistema di deposito cauzionale per le bottiglie di plastica.
  • L'aumento degli investimenti in ricerca e sviluppo per lo sviluppo di nuovi materiali e tecnologie sostenibili.

La strategia sulla plastica è un passo importante verso la creazione di un'economia circolare in Europa. L'economia circolare è un modello economico in cui i rifiuti vengono ridotti al minimo, i materiali vengono riutilizzati e riciclati, utilizzando energia rinnovabile. L'economia circolare è più sostenibile dell'economia lineare, che è il modello economico attuale in cui i materiali vengono estratti, trasformati in prodotti, utilizzati e poi smaltiti come rifiuti.

Approvato il nuovo regolamento sugli imballaggi

All’inizio del 2024, il Parlamento Europeo ha espresso un forte consenso per l’adozione del testo finale del Regolamento sugli Imballaggi e i Rifiuti da Imballaggio (PPWR – Packaging and Packaging Waste Regulation). Questo insieme di direttive mira a incrementare la sostenibilità di imballaggi e contenitori, oltre a diminuire la quantità di rifiuti prodotti nell’Unione Europea.

Con 476 voti a favore, 129 contrari e 24 astensioni, il regolamento stabilisce chiari traguardi per la riduzione del volume degli imballaggi: una diminuzione del 5% entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040. Inoltre, impone agli stati membri dell’UE di tagliare specificatamente i rifiuti derivanti dagli imballaggi in plastica.

Cosa prevede il Regolamento

Riduzione dei rifiuti da imballaggio: 5% entro il 2030, 10% entro il 2035, 15% entro il 2040

Tutti i divieti entreranno in vigore dal 2030 e si applicheranno soltanto agli imballaggi in plastica monouso utilizzate per:

- confezioni multiple di bevande al punto vendita (per esempio: confezione da 6 di acqua e latte)

- imballare frutta e verdura sotto 1,5 kg

- il consumo di bevande e alimenti in loco

- condimenti, salse e conserve consumati in bar e ristoranti

- prodotti di cosmetica e igiene negli alberghi

- buste ultraleggere, salvo se necessarie per ragioni di igiene o per cibo sfuso, come carne cruda, pesce o prodotti lattiero-caseari

Inoltre, l’articolo 44 dell’accordo europeo prevede l’introduzione obbligatoria di un sistema di deposito cauzionale (DRS - Deposit Return System) per paesi come l’Italia, che potrebbero non raggiungere il 90% di recupero per i contenitori di bevande in plastica e metallo.

È importante notare che l’Italia è stato l’unico paese in Europa a opporsi a questa misura, che invece facilita il raggiungimento degli obiettivi di raccolta e di contenuto riciclato per le bottiglie in PET imposti dalla direttiva SUP sulle plastiche monouso, già obbligatoria per l’Italia.

Entro il 2025, le bottiglie in PET dovranno contenere almeno il 25% di PET riciclato (attualmente siamo sotto il 10%) e dovranno raggiungere un tasso di recupero del 77%.

L’Italia si propone di soddisfare almeno questo secondo obiettivo, ma il metodo di misurazione che intende adottare, che include le bottiglie scartate durante il processo di selezione, differisce da quello europeo (recentemente adottato dalla Francia, che considera solo le bottiglie effettivamente entrate negli impianti di riciclo), esponendo il paese al rischio di violazioni delle normative comunitarie.

Divieto di prodotti in plastica monouso

La produzione globale di plastica è aumentata di 20 volte dagli anni '60 e ora è di 322 milioni di tonnellate all'anno. Le risorse preziose vengono utilizzate principalmente per la produzione di imballaggi usa e getta e altri articoli usa e getta. Se le bottiglie di plastica, i sacchetti di plastica e simili vengono poi smaltiti in modo improprio, inquinano l'ambiente e possono rappresentare una minaccia mortale per molte creature marine. 

Progressivamente, in Europa sono state eliminate le stoviglie e le posate di plastica, le cannucce e i cotton fioc come parte della strategia sulla plastica. 

Una corrispondente proposta di direttiva è stata pubblicata dalla Commissione alla fine di maggio 2018.

Secondo la legislazione europea sui rifiuti, i rifiuti non dovrebbero essere creati in primo luogo. 

Promuovere la riusabilità della plastica

Un divieto o una tassa sulle stoviglie di plastica monouso e altri prodotti usa e getta è importante, ma allo stesso tempo devono essere incoraggiate le alternative riutilizzabili. Perché ci sono sempre alternative ai prodotti usa e getta. Nel caso degli imballaggi per bevande e necessario garantire il raggiungimento di una elevata riutilizzabilità.  

In Italia vengono vendute ogni anno circa 10 miliardi di bottiglie di plastica. La maggior parte di queste bottiglie sono utilizzate per contenere acqua minerale e bevande analcoliche. Di queste, circa 3 miliardi vengono riciclate, mentre le restanti 7 miliardi vengono smaltite in discarica o nell'ambiente. Il tasso di riciclo delle bottiglie di plastica in Italia è quindi di circa il 30%. In Germania più del 98% degli imballaggi per bevande a perdere sono riciclati grazie alla raccolta differenziata grazie al metodo del deposito cauzionale.

Il tasso di riciclo delle bottiglie di plastica in Italia è ancora basso, ma sta gradualmente aumentando. Questo è dovuto a una serie di fattori, tra cui la maggiore consapevolezza dell'importanza del riciclo, l'introduzione di sistemi di deposito cauzionale per le bottiglie di plastica e l'aumento del numero di centri di raccolta.

Il sistema di deposito cauzionale è un modo efficace per aumentare il tasso di riciclaggio delle bottiglie di plastica. In Germania, ad esempio, il tasso di riciclaggio delle bottiglie di plastica è superiore al 90%, grazie al sistema di deposito cauzionale.

In Italia questa pratica è ancora poco diffusa, purtroppo limitata a piccole realtà locali.

Rendere la plastica usa e getta più costosa

Poiché la produzione di plastica è ancora oggi troppo economica, un effetto guida può essere ottenuto solo attraverso le tasse, un'aliquota IVA più elevata o diritti di licenza più elevati. La plastica deve essere costosa! 

Riciclare è meglio

Prima di tutto bisogna evitare gli sprechi. Se ciò non è possibile, dovrebbe essere riciclato. Gran parte dell'imballaggio odierno è costituito da molti strati difficili da separare o contengono sostanze chimiche dannose che rendono difficile il riciclaggio. Abbiamo quindi bisogno di linee guida per la progettazione ecocompatibile che garantiscano che gli imballaggi ei prodotti in plastica possano essere riciclati con il minimo sforzo possibile. Per garantire che le aziende non ricorrano a nuovo materiale economico per la nuova produzione, l'uso di materiale riciclato deve essere reso obbligatorio.

Al bando le microplastiche

La microplastica è una calamita per gli inquinanti, colpisce gli ecosistemi ed entra anche nel corpo umano attraverso la catena alimentare. È quindi giunto il momento di vietare l'aggiunta di minuscole particelle di plastica a cosmetici, detersivi e detergenti. Francia, Gran Bretagna e Svezia lo hanno già fatto e hanno varato il bando delle microplastiche.

Il recupero delle bottiglie di plastica PET

Sempre più bottiglie di plastica usa e getta vengono immesse sul mercato da discount e aziende internazionali di bevande. Ma questa tendenza ha conseguenze negative per l'ambiente. Oltre al consumo di risorse, le bottiglie di plastica monouso inquinano l’ambiente e generano grandi quantità di rifiuti.

Il mercato delle bottiglie di plastica in Italia è molto grande e in crescita. Nel 2020, il mercato ha generato un fatturato di circa 2,5 miliardi di euro e si prevede che crescerà a un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 4,5% dal 2021 al 2028.

In Italia vengono vendute ogni anno circa 10 miliardi di bottiglie di plastica (circa 170 bottiglie di plastica pro capite all’anno). La maggior parte di queste bottiglie sono utilizzate per contenere acqua minerale e bevande analcoliche. Di queste, circa 3 miliardi vengono riciclate, mentre le restanti 7 miliardi vengono smaltite in discarica o nell'ambiente. Il tasso di riciclo delle bottiglie di plastica in Italia è quindi di circa il 30%. In Germania più del 98% degli imballaggi per bevande a perdere sono riciclati grazie alla raccolta differenziata grazie al metodo del deposito cauzionale.

In Italia è necessario fare un processo di separazione.

Il processo di separazione delle plastiche può avvenire in diversi modi, a seconda della tecnologia disponibile e della qualità dei rifiuti.

Ecco alcuni dei metodi più comuni per separare le plastiche:

  • Selezione manuale. Questo è il metodo più semplice e meno costoso, ma è anche il meno efficiente. I rifiuti vengono separati a mano da lavoratori che riconoscono il tipo di plastica in base al colore, alla forma o al peso.
  • Selezione ottica. Questo metodo utilizza macchine in grado di riconoscere il tipo di plastica in base alla sua composizione chimica. Le macchine sono in grado di separare le plastiche con un'elevata precisione e velocità.
  • Selezione magnetica. Questo metodo utilizza magneti per separare le plastiche che contengono ferro. Le plastiche non ferrose vengono quindi filtrate e possono essere riutilizzate.
  • Selezione di densità. Questo metodo utilizza acqua per separare le plastiche sulla base della loro densità. Le plastiche più dense affondano, mentre le plastiche meno dense galleggiano.

La resa del processo di separazione delle plastiche dipende da diversi fattori, tra cui la qualità dei rifiuti, la tecnologia utilizzata e l'esperienza degli operatori. In generale, la resa può variare dal 70% al 90%. Il materiale restante viene convogliato in discarica oppure in un termovalorizzatore.

Mediamente da 1 tonnellata di raccolto si recuperano: 220 kg di PET da contenitori per liquidi, 120kg di PE da imballaggi flessibili, 70kg di HDPE da flaconi per detergenza, 20 kg di PE/PP da cassette per ortofrutta, 370 kg di mix di plastiche varie (l’80% del differenziato)

Il recupero energetico o termovalorizzazione è un’alternativa al riciclo dei materiali. Consiste nel riutilizzare l’energia (interamente sfruttabile) che deriva dal petrolio, contenuta nei rifiuti plastici: la plastica ha un valore calorifero potenzialmente maggiore di quello del carbone e, sebbene in peso costituisca il 7% dei rifiuti urbani, produce il 50% di tutta l’energia generata durante la loro combustione.

La combustione dei rifiuti deve essere la scelta ultima, prima è necessario fare i dovuti passi per rendere riutilizzabile la materia di scarto risparmiando il più possibile sulle materie prime vergini.

 

Processo di riciclaggio del PET

Le balle pressate in PET (principalmente bottiglie di plastica), che escono dal centro di selezione vengono conferite all’interno dell’impianto di riciclaggio dove seguono tutte le tappe necessarie per tornare ad essere materia prima seconda.

La prima fase consiste nell’aprire le balle ed eliminare gli oggetti visibilmente non pertinenti: fil di ferro che tengono legate le balle di bottiglie, qualche lattina residuale, i frammenti di etichette che si sono rotte.

Nella seconda fase vengono levate le etichette e avviene la prima selezione: le bottiglie sono lavate in acqua calda che elimina l’etichetta e la colla, passano poi sotto un detettore ottico che elimina i colori non graditi o le bottiglie residuali non in PET, per passare infine sotto un controllo visivo manuale come ultima cernita.

Durante la terza fase, le bottiglie, con tappi e collarini, sono macinate. Le scaglie prodotte dalla macinatura, di due plastiche differenti – PET bottiglia, HDPE tappo- sono separate per “flottazione”. Nella quarta fase le scaglie sono essiccate e successivamente confezionate in big bag di cui ne viene tenuta una campionatura per il controllo in laboratorio. Le acque utilizzate per il lavaggio sono recuperate e avviate a un impianto interno di depurazione.

PET (polietilene tereftalato)

Il PET (polietilene tereftalato) è una resina termoplastica adatta al contatto alimentare, facente parte della famiglia dei poliesteri. Si tratta di una materia sintetica appartenente alla famiglia dei poliesteri che viene realizzato con petrolio, gas naturale o materie prime vegetali. Riciclabile al 100%, il PET non perde le sue proprietà fondamentali durante il processo di recupero e la si può così trasformare ripetutamente per la realizzazione di nuove bottiglie o  tantissimi altri prodotti o oggetti.

Grazie alla corretta pratica della raccolta differenziata, ogni bottiglia in PET può rinascere in un nuovo materiale, chiamato R-PET (PET riciclato), e trasformarsi così in tanti nuovi oggetti (sedie, maglioni eccetera) oppure, grazie a un ulteriore processo di lavorazione, in una nuova bottiglia!

HDPE (polietilene ad alta densità)

Il Polietilene ad alta densità (HDPE) è un polimero termoplastico appartenente alla famiglia delle Poliolefine. Viene ottenuto dalla polimerizzazione dell'etilene ed è uno dei polimeri più lavorati ed utilizzati costituendo la frazione più grande di consumo mondiale di polimeri. Le caratteristiche tecniche dipendono fortemente dal suo peso molecolare, dal tasso di cristallinità e dalla distribuzione dei pesi molecolari. 

L’HDPE è una plastica più rigida, è robusta e resistente agli agenti chimici e all’umidità e può anche tollerare temperature più alte e più basse, quindi è spesso usato per articoli per la cura personale, prodotti per la pulizia o fluidi industriali.

È uno dei polimeri plastici più facili da riciclare ed è accettato nella maggior parte dei centri di riciclaggio di tutto il mondo. Può essere riciclato mantenendo una qualità stabile e prestazioni tecniche simili.

La campagna “A buon rendere”

Sempre di più si vuole passare da una economia lineare ad una circolare, dove le risorse vengono mantenute in un circolo chiuso e utilizzate il più a lungo possible.

I sistemi di deposito cauzionale aggiungono un piccolo ma significativo deposito alla vendita di ogni bevanda, che viene rimborsato quando i consumatori restituiscono i contenitori vuoti per il riciclaggio. I sistemi di deposito vengono solitamente introdotti da leggi approvate da uno stato o da un governo nazionale. Questo modello è noto per la sua efficacia, con sistemi DRS che recuperano regolarmente più del 90% dei contenitori immessi sul mercato.

 Nel decreto semplificazioni bis del 31 maggio 2021 è stata inclusa una norma che introduce i sistemi di deposito cauzionale per contenitori per bevande in plastica, vetro e metallo. Si legge nel testo del decreto: “Al fine di aumentare la percentuale degli imballaggi riutilizzabili immessi sul mercato per contribuire alla transizione verso un’economia circolare, gli operatori economici, in forma individuale o in forma collettiva, adottano sistemi di restituzione con cauzione nonché sistemi per il riutilizzo degli imballaggi”.

Un’analisi dei sistemi DRS mostra che nei paesi dove il sistema DRS per il riciclo è obbligatorio per legge si possono raggiungere tassi di raccolta per contenitori di bevande anche del 94%. In Europa ci sono diversi paesi che applicano la cauzione sia su imballaggi monouso (DRS per il riciclo) che su imballaggi riutilizzabili (DRS per il riuso). In questi paesi i produttori sono liberi di scegliere quale imballaggio utilizzare per i loro prodotti e a seconda del tipo di imballaggio dovranno partecipare a uno o all’altro dei due sistemi.

Oggi i costi della raccolta differenziata sono a carico dei comuni e sono solo in parte coperti dai corrispettivi economici che i produttori elargiscono alle municipalità nell’ambito del regime della responsabilità estesa del produttore.

Sul piano della responsabilità finanziaria, entro il 2024 i produttori di imballaggi saranno tenuti a coprire integralmente (o in deroga almeno l’80%) i costi di raccolta differenziata dei rifiuti che derivano dagli imballaggi immessi sul mercato nonché i costi del loro successivo trasporto, compreso il trattamento necessario per raggiungere i target di riciclo fissati dal legislatore europeo, i costi necessari al raggiungimento di eventuali ulteriori obiettivi (es. obiettivi di riduzione, riutilizzo, contenuto di riciclato) stabiliti a livello nazionale, i costi di informazione e di raccolta e comunicazione dei dati.

A buon rendere” è una associazione nazionale dei comuni virtuosi che nasce nel 2005 per promuovere le buone pratiche locali di sostenibilità ambientale e sociale, favorendone così una loro diffusione nazionale. La rete dei Comuni Virtuosi oggi conta 150 Comuni . 

Il Sistema di Deposito Cauzionale in Italia

Come sempre l’Italia sempre in forte ritardo rispetto ad iniziative che salvaguardano l’ambiente.

Anche in Italia avremmo bisogno di un Sistema di Deposito Cauzionale per i contenitori di bevande perché sprecare 7 miliardi di contenitori ogni anno, quando i prezzi delle materie prime e seconde, così come i costi energetici sono alle stelle, rappresenta un danno per l’economia in primis.

Secondo i dati di Corepla si sarebbe già raggiunto il target della Direttiva SUP al 2025 ( 77%) – con un tasso di raccolta del 77/78% nel 2021. Per arrivare invece all’obiettivo del 90% al 2029 mancherebbero – secondo il direttore di Corepla – circa 12/13 punti percentuali che corrispondono a circa 60-65mila ton di bottiglie da raccogliere in più entro il 2029 (ma per avere un margine sicurezza, si dovrebbe puntare a raccoglierne sulle 90.000).

Inoltre è importante aggiungere che, con il DRS, si avrebbe un importante risparmio sul processo di selezione de rifiuti in quanto si raccoglierebbe della plastica già inevitabilmente selezionata.

Ma, come spesso accade in Italia, l’associazione degli industriali Assobibe si dichiara contrario in quanto le congiunture internazionali che hanno fatto salire i costi di produzione e delle materie prime, le conseguenze della plastic tax e della sugar tax che gravano negativamente sulle aziende indica negli “alti costi” di un Sistema Cauzionale un’ulteriore minaccia per i bilanci aziendali che si ripercuoterebbe sui consumatori. A sostegno della tesi l’Assobibe ha portato i risultati di uno studio  che quantifica i costi di implementazione di un sistema in “oltre 1 miliardo di euro, non troppo lontani dai 2 miliardi del sistema tedesco. Tutti costi di avviamento di cui le aziende non possono farsi carico“.

Secondo il CONAI per colmare la quota necessaria a raggiungere gli obiettivi fissati dall’Europa al 2029 per gli imballaggi – ossia 70.000 tonnellate – l’introduzione di una raccolta selettiva che si affianchi a quella tradizionale potrebbe essere la soluzione.

Importante tener presente che nel regolamento europeo sugli imballaggi, in via di approvazione, prevede che tutti i Paesi membri raggiungano il 90% di raccolta per bottiglie in plastica e lattine per bevande entro il 2029. Per chi non è in grado di raggiungere questo obiettivo scatta l’obbligo di dotarsi di un Sistema di deposito cauzionale, che è stato sperimentato già in diversi Paesi europei aumentando sensibilmente il tasso di raccolta degli imballaggi.  Secondo alcuni esperti l’obiettivo del 90% di raccolta può essere raggiunto unicamente con l’introduzione di un sistema di deposito cauzionale obbligatorio e su larga scala.

A BUON RENDERE

A BUON RENDERE | Uno schema riassuntivo di come funziona un sistema di deposito cauzionale. Clicca sull’immagine per ingrandire

Alcune iniziative in Italia

CORIPET (Consorzio riciclo pet) ha creato un’app con la quale tutti possono partecipare alla sua campagna Bottle to bottle con la quale si ottengono buoni spesa, caricati su una card, in cambio di buoni spesa corrispondenti ai punti accumulati consegnando le bottiglie agli eco-compattatori. (ne esistono 500 in tutta Italia). I buoni spesa si possono spendere in una serie di supermercati in diverse regioni italiane: da Esselunga in Lombardia a Euroesse in Campania, Eco Discount in Liguria e in Piemonte.

Le iniziative sono molto poche e poco appettibili per il consumatore. Le iniziative dovrebbero essere capillari in modo tale che ogni cittadino abbia la possibilità di usufruirne vicino  a casa.

 

 Riferimenti

Greenpeace, L’insostenibile peso delle bottiglie di plastica

Deutsche Umwelthilfe

Dentis Recycling Italy, Riciclo e ambiente

Materia rinnovabile, DEPOSITO CAUZIONALE PER LE BEVANDE: COSA PREVEDE LA NORMA IN ARRIVO?

Buonrendere, Rewarding Recycling

Associazione dei comuni virtuosi, Sistema di Deposito Cauzionale in Italia: c’è chi dice si, no e ni

Conai, CONAI: il deposito cauzionale inutile duplicazione di costi economici e ambientali

Coripet

Open, Imballaggi delle bevande, in arrivo il deposito con cauzione: quali sono i vantaggi e perché l’Italia si oppone

GreenMe, Deposito cauzionale obbligatorio: una svolta nel Regolamento europeo sugli imballaggi (di cui si parla troppo poco)



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