Vivere in aree sature di particolato atmosferico causa un rischio maggiore di contrarre il Covid-19

Vivere in aree sature di particolato atmosferico causa un rischio maggiore di contrarre la covid: la conferma in uno studio svedese.

Una nuova ricerca sembra confermare l'esistenza di un legame tra la (cattiva) qualità dell'aria e il rischio di ammalarsi di covid. Secondo uno studio condotto su un campione di giovani adulti dagli scienziati del Karolinska Institutet (Svezia), i residenti in aree ad elevata concentrazione di polveri sottili e fuliggine corrono maggiori probabilità di avere tra le mani un tampone positivo rispetto a chi abita in zone meno inquinate.

L'esposizione agli inquinanti generati dal traffico e tipici delle grandi città - come quelli che incombono sulla Pianura Padana, primo epicentro della covid in Europa - è dunque associata a un rischio maggiore di risultare positivi al SARS-CoV-2, anche se lo studio rileva semplicemente un'associazione e non dà informazioni sulle possibili cause. 

Già diversi studi hanno segnalato una relazione tra l'inquinamento dell'aria e la distribuzione dei maggiori focolai di covid. Da un lato, chi respira aria densa di particolato è più suscettibile alle infezioni respiratorie, dall'altro, alcune passate ricerche hanno evidenziato che i virus si diffondono anche grazie alle particelle inquinanti sospese nell'aria che inaliamo.

A seguito dell'emergere del nuovo coronavirus SARS-CoV-2  alla fine del 2019 e della sua diffusione in Europa nel 2020, la maggior parte dei paesi europei hanno introdotto misure di blocco a metà marzo 2020. Poiché alle persone è stato chiesto di rimanere casa, molte attività economiche furono temporaneamente chiuse o ridotte e la domanda di trasporto personale precipitò. Ciò ha portato ad una riduzioni significative delle emissioni di inquinanti atmosferici.

Sebbene il movimento delle persone sia stato costantemente ridotto durante il blocco in molti paesi, il trasporto di merci e le relative emissioni sono state poco influenzate. Inoltre, poiché diverse imprese e attività industriali sono state temporaneamente chiuse o ridotte, le emissioni di inquinanti atmosferici da alcuni siti industriali sono diminuite anche in diverse regioni d'Europa, sebbene con effetti più localizzati rispetto alle riduzioni delle emissioni del trasporto stradale.

Questi cambiamenti nelle emissioni hanno comportato una diminuzione delle concentrazioni di inquinanti atmosferici, che è stata rilevata nelle osservazioni sia dai dati satellitari.

 

Livello medio di inquinamento NO2 (colonna verticale troposferica) da Sentinel-5P / TROPOMI per il periodo dal 15 marzo al 15 aprile 2019 (riquadro di sinistra) e

 

Monitoraggio dei livelli di inquinamento da NO2 dallo spazio durante le misure di blocco in Europa

Le misurazioni satellitari consentono misurazioni spazialmente continue dei livelli di NO2 in tutta Europa. Tuttavia, le osservazioni effettuate dagli strumenti satellitari forniscono tipicamente misurazioni integrate verticalmente dell'intera atmosfera (o parti di essa) e quindi non sono direttamente paragonabili alle osservazioni sulla concentrazione superficiale delle stazioni di monitoraggio di riferimento.

In base ai dati forniti dallo Strumento di monitoraggio troposferico (TROPOMI) a bordo della piattaforma satellitare Sentinel-5P, le concentrazioni di NO2, come l'Italia settentrionale, la Germania occidentale, il Belgio e i Paesi Bassi, sono state inferiori nel 2020 rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.

 

Sentinel-5P per il monitoraggio di una moltitudine di gas atmosferici, aerosol e distribuzione delle nubi che influenzano la qualità dell’aria e il clima. Copernicus Sentinel-5P è il risultato di una stretta collaborazione tra l'ESA, la Commissione europea, l'Ufficio spaziale olandese, l'industria, gli utenti dei dati e gli scienziati. La missione consiste in un satellite che trasporta lo strumento TROPOspheric Monitoring Instrument (TROPOMI). Lo strumento TROPOMI è stato cofinanziato dall'ESA e dai Paesi Bassi.

 

Tuttavia, i dati rivelati non possono essere utilizzati per quantificare direttamente l'effetto esatto del blocco correlato al COVID-19 perché è influenzato anche dai dati meteorologici.

Nei paesi europei le misure di isolamento sono state differenti: da misure più blande basate su consigli (ad esempio in Svezia) a misure rigorosamente applicate che non permettevano alle persone di uscire di casa tranne che per pochi motivi eccezionali (ad esempio in Spagna e in Italia).

Le città italiane con la maggiore riduzione delle concentrazioni di NO2 durante il lockdown sono state Milano: 54%, Torino: 47%, Roma e Genova: 39%, Napoli : 36%

Tutte le stime hanno mostrato che le concentrazioni di NO2 sono state notevolmente ridotte in tutta Europa nell'aprile 2020, indipendentemente dalle condizioni meteorologiche.  Le riduzioni relative sono state maggiori laddove le misure di blocco erano più severe, ovvero in Spagna, Italia e Francia, e più vicine al traffico, mentre le riduzioni sono state inferiori nell'Europa centro-orientale, ad eccezione della Turchia.

Nello stesso periodo anche le concentrazioni di PM10 hanno subito una riduzione.

 

Agli scienziati del JAMA network interessava l'associazione tra la probabilità di infezione e l'esposizione a questi inquinanti prima del tampone, nel giorno stesso del tampone e in seguito, a infezione risolta. E in effetti un legame è emerso: c'è una relazione tra il rischio di contrarre la covid e l'esposizione a polveri fini e ultrafini due giorni prima di un test positivo, e l'esposizione a fuliggine un giorno prima. Nessun apparente legame invece con gli ossidi di azoto.

Tra le zone meno inquinate e quelle a maggiori concentrazione di particolato inquinante esiste una differenza di rischio di ammalarsi di covid del 7%: potrebbe sembrare poco, ma dato che quasi tutti sulla Terra respirano aria di pessima qualità, fa un'enorme differenza in termini di salute pubblica. La relazione non sembra essere modificata da altri fattori che pure incidono sul rischio di contrarre la covid in forma grave - come genere, abitudine al fumo, essere in sovrappeso o soffrire d'asma.

 

Fonte: EEA report, Air quality in Europe — 2020 report

Zhebin Yu, Tom Bellander, Anna Bergström, et al, Association of Short-term Air Pollution Exposure With SARS-CoV-2 Infection Among Young Adults in Sweden, JAMA network, 20 aprile 2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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