La marca di Verona e Aquileia al tempo di Corrado II il Salico

Adalberone, della stirpe degli Eppensteiner margravio della marca di Verona e Aquileia. Dopo l’accusa di tradimento è stato sostituito con Corrado II di Carinzia

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Argomenti trattati

La marca veronese durante il regno di Corrado II

   La linea del tempo

   La marca di Verona e di Aquileia

   L'elezione di Corrado II e i ducati di Svevia e di Carinzia

   La Marca Veronese e la sua prima riduzione territoriale

   Adalberone viene accusato di tradimento

   Corrado II di Carinzia nominato margravio di Verona



La linea del tempo

L’epoca di Enrico II il Santo. (azzurro) Imperatori dei romani, (blu) Re d’Italia, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia. Clicca sull’immagine per ingrandire

La marca di Verona e di Aquileia

La marca di Verona fu istituita nell'888 dal re d'Italia Berengario I, che decise di porre la sua capitale a Verona, relegando a un ruolo subalterno la marca del Friuli, che in precedenza era stata il principale centro di potere dell'Italia nordorientale. Il territorio della marca si estendeva tra il fiume Adda, il fiume Po e i confini orientali del regno, ricalcando i confini dell'Austria longobarda. Al suo interno comprendeva circoscrizioni minori come la marca del Friuli, la marca di Trento e la marca d'Istria. 

Nel 1026, marchese della marca era Adalberone di Eppenstein, anche duca di Carinzia.

Dopo la morte del cognato Corrado di Carinzia, l'imperatore Enrico II lo investì nel 1012 del ducato di Carinzia e della marca di Verona, comprendente il Friuli e il Trentino, con una posizione  anti-salica. Adalberone ricevette anche la marca di Carniola e la supremazia sulla contea di Gorizia, compresa la protezione del patriarcato di Aquileia.

L'elezione di Corrado II e i ducati di Svevia e di Carinzia

Dopo la morte nel 1024 di Enrico II, che non lasciava figli e non aveva provveduto a designare un erede, si verificò una situazione analoga a quella seguita alla scomparsa di Ottone III: questa volta i pretendenti erano due, Corrado il vecchio e Corrado il giovane, pronipoti del duca Corrado il Rosso di Lorena.

Enrico II aveva affidato il ducato di Carinzia ad Adalberone della stirpe degli Eppensteiner. Adalberone si trovò in contrapposizione con il nuovo imperatore in quanto antisalico.

Corrado II aveva promesso al cugino Corrado il giovane il ducato di Carinzia, per compensarlo della sua rinuncia al trono, un ducato, invero, che gli sarebbe spettato in quanto era figlio di Corrado, già duca di Carinzia prima di Adalberone.

Adalberone non fu tra i principali oppositori a Corrado II ma primeggiavano Ernesto II, duca di Svevia e il conte Welf o Guelfo II. La congiura, tuttavia, non durò molto in quanto il re scese in Italia nel 1026.

L'anno seguente, nel consiglio di corte convocato ad Ulm, Ernesto fu costretto a riconoscere la sovranità di Corrado, cui si sottomise anche Guelfo II. La punizione fu dura: arresto, revoca dei feudi, confisca dei beni, distruzione delle fortezze.

La ribellione del duca Ernesto e del conte Guelfo II come l'atteggiamento del re sfavorevole al duca Adalberone incisero sulla situazione politica e sull'evoluzione dell'organizzazione pubblica delle regioni italiche subalpine nell'area nord-orientale, l'area allora compresa nella Marca Veronese.

La Marca Veronese e la sua prima riduzione territoriale

La costituzione della Marca Veronese, ad opera di Ottone I, e la sua estensione territoriale, rimasta integra per tutto il periodo della dinastia sassone.

Il territorio della Marca era formato dai comitati veneti, da quello che era conosciuto come Patriarcato di Aquileia e dal comitato di Trento: ne rimanevano esclusi il ducato di Venezia, soggetto alla sovranità dell'Impero di Bisanzio.

Nell'anno 976, quando la Carinzia fu elevata a ducato autonomo dalla Baviera, la Marca Veronese venne unita al ducato di Carinzia.

L'azione di Corrado II incise sull'assetto territoriale della Marca: con il privilegio al vescovo Trento tolse un ampio territorio alla Marca di Verona e Aquileia.

Mappa con i possedimenti di Adalberone.

Adalberone viene accusato di tradimento

Adalberone mantenne buoni rapporti con la dinastia salica, accompagnò nel 1027 il re dei Romani Corrado II nella sua incoronazione a Roma e partecipò all'elevazione del suo giovane figlio Enrico III al rango di co-imperatore.

Nel giugno 1035, Adalberone, anche arcivescovo di Bamberga, venne accusato di tradimento dall'imperatore Corrado II. L'accusa era basata sul fatto che aveva sostenuto la candidatura di Enrico III di Franconia al trono imperiale, in contrapposizione a quella di Corrado II.

Adalberone venne convocato a Bamberga dall'imperatore, che lo accusò di aver complottato contro di lui con Enrico III. Adalberone negò le accuse, ma venne comunque imprigionato. Nel 1037, venne rilasciato e costretto a fare atto di sottomissione a Corrado II.

L'accusa di tradimento contro Adalberone è stata oggetto di dibattito da parte degli storici. Alcuni hanno sostenuto che l'accusa era fondata, mentre altri hanno sostenuto che era un pretesto per Corrado II per eliminare un rivale politico.

Indipendentemente dalla fondatezza dell'accusa, l'episodio di Bamberga è stato un evento importante nella storia dell'impero germanico. Ha segnato la fine dell'influenza di Adalberone sulla politica imperiale e ha rafforzato la posizione di Corrado II come imperatore.

Adalberone morì nel 1039 senza esser rientrato nelle grazie di Enrico III. Fu sepolto nel monastero di Geisenfeld.

Corrado II di Carinzia nominato margravio di Verona

Nel maggio 1035, il duca Adalberone di Carinzia si ribellò contro il dominio salico e fu privato del suo ducato. Corrado il Giovane fu scelto per rimpiazzarlo ricevendo la Carinzia, anche se senza la marca di Stiria.

Corrado morì poco dopo nel 1039. Fu sepolto a fianco del padre e della madre Matilde nella cattedrale di Worms. Alla sua morte, il suo erede fu il re salico Enrico III, figlio e successore di Corrado il Vecchio.

 

 

 

Andrea Castagnetti, L’età precomunale e la prima età comunale (1024-1213) in Il Veneto nel medioevo, 1991

Andrea Castagnetti, Guelfi ed Estensi nei secoli XI e XII. Contributo allo studio dei rapporti fra nobiltà teutonica ed italica [In Formazione e strutture dei ceti dominanti nel Medioevo: marchesi conti e visconti nel Regno Italico (secc. IXXII), III, Roma 2003, pp. 41-102© dell'autore - Distribuito in formato digitale da "Reti Medievali"]



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