Galileo scopre le lune di Giove e le comunica scrivendo l'opuscolo “Sidereus Nuncius”

Galileo Galilei

Contemporaneamente a Keplero, attraverso il nuovo strumento da lui costruito verso la fine del 1609, Galileo Galilei osservava il cielo con occhio acuto e andava facendo le sue scoperte, che egli comunicò in latino al mondo scientifico di allora, col ben noto opuscolo “Sidereus Nuncius”, che tanta sensazione suscitò in Italia e all’estero.

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Galileo Galilei nacque a Pisa nel 1564 da una nobile famiglia fiorentina. Studiò nel convento fiorentino di Santa Maria di Vallombrosa per poi iscriversi all’Università di Pisa. Galilei si dedicò agli studi scientifici, alla matematica, alla medicina e alla filosofia naturale, per poi abbandonare l’Università senza mai laurearsi.

Nel 1589 rientrò all’Università come docente di matematica, ma si trasferì nell'ateneo di Padova, dove ebbe maggior libertà di espressione, poiché si trovava nella Repubblica Veneta, meno soggetta ai dogmi e al controllo della Controriforma.

Galileo Galilei

Galileo Galilei (Pisa, 15 febbraio 1564 – Arcetri, 8 gennaio 1642) è stato un fisico, astronomo, filosofo e matematico italiano, considerato il padre della scienza moderna. Emissione di Gibilterra nell’ambito di “Europa 2009 – anno dell’astronomia” dedicata al 400° anniversario del primo utilizzo del telescopio astronomico da parte di Galileo Galilei e rende omaggio ad Aristotele, Galileo, Copernico e Newton, universalmente riconosciuti tra i più importanti astronomi di tutti i tempi.

Nel 1610 Galilei si trasferì a Firenze, come matematico e filosofo del granduca di Toscana. I suoi studi portarono presto, grazie all'invenzione del cannocchiale, all’ampliamento delle conoscenze sull’Universo (i satelliti di Giove, le fasi di Venere). Questo aprì il conflitto con la Chiesa, preoccupata delle ripercussioni che potevano avere queste scoperte.

Con l’opera “Sidereus Nuncius”, Galileo dà notizia della scoperta dei satelliti medicei e del loro moto di rivoluzione intorno a Giove. 

Il giorno sette gennaio, dunque, dell'anno milleseicentodieci, a un'ora di notte, mentre col cannocchiale osservavo gli astri mi si presentò Giove; poiché mi ero preparato uno strumento eccellente, vidi (e ciò prima non mi era accaduto per la debolezza dell'altro strumento) che intorno gli stavano tre stelle piccole ma luminosissime; e quantunque le credessi del numero delle fisse, mi destarono una certa meraviglia, perché apparivano disposte esattamente secondo una linea retta e parallela all'eclittica, e più splendenti delle altre di grandezza uguale alla loro. (da Sidereus Nuncius)

Nelle sue opere Galilei espose con estrema chiarezza il suo pensiero e decise di utilizzare il volgare per consentire a un più vasto pubblico di partecipare al dibattito.

Nel 1615 Galilei fu denunciato dai Domenicani all’Inquisizione per la sua teoria eliocentrica, condannata per la sua incompatibilità coi dettami della Chiesa. L’Inquisizione intimò Galilei di non divulgare più la sua teoria.

 Quando divenne papa il cardinale Barberini, amico di Galilei, col nome di Urbano VIII, Galilei sperò in un suo appoggio: scrisse quindi un’opera alla quale lavorava da tempo, il Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, nella quale metteva a confronto, in maniera molto semplice e chiara, la teoria tolemaica e quella copernicana.

Papa Urbano VIII, però, temendo di perdere il suo potere, sotto minaccia del Consiglio dei Prelati, lasciò che i Gesuiti condannassero le idee di Galileo. Galileo fu costretto ad abiurare pubblicamente le proprie tesi e fu condannato agli arresti domiciliari a vita.

 Galilei trascorse gli ultimi anni della sua vita prima a Roma e poi a Firenze, sorvegliato dal sant'Uffizio. Tuttavia proseguì nelle sue ricerche, ed eludendo la sorveglianza, riuscì a far giungere in Olanda il frutto delle sue ultime scoperte.

Morì nel 1642.

 


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Keplero rivisitò le teorie di Copernico. Nel 1609 pubblicò il libro “Astronomia Nova” in cui formulò le sue teorie sugli astri ossia che l’orbita descritta da ogni pianeta nel proprio moto di rivoluzione è un’ellisse di cui il Sole occupa uno dei due fuochi.

Keplero pubblica “Astronomia Nova”


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Si narra che nell’Impero Ottomano ci fu una persona che tentò di volare su un razzo: Lagâri Hasan Çelebi avrebbe compiuto un volo su un razzo, al termine del quale sarebbe ammarato sano e salvo.

Il mito del volo di Lagâri Hasan Celebi



 

 



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