17 agosto 1943. Operazione Hydra, 597 bombardieri scaricano su Peenemünde centinaia tonnellate di esplosivo

L'operazione Hydra fu un bombardamento eseguito dal Bomber Command della RAF la notte tra il 17 e il 18 agosto 1943 ai danni delle installazioni missilistiche tedesche di Peenemünde. L'incursione, risoltasi in un limitato successo per i britannici, fu il primo atto della più ampia operazione Crossbow volta a distruggere i centri di ricerca, fabbriche e postazioni militari legati alle rivoluzionarie armi di Adolf Hitler.

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I servizi di intelligence occidentali avevano trascurato il progetto segreto che coinvolgeva decine di migliaia di civili e specialisti militari tedeschi. Gli ordini di Peenemünde e Mittelwerk erano stati evasi da dozzine di aziende sparse in tutto il paese. Lanci sperimentali di missili nel Mar Baltico erano stati condotti dal 1940 e al poligono di tiro in Polonia dal 1943.

Sembra improbabile, ma tuttavia, prima del maggio 1943 né i rapporti forniti dagli agenti, né le informazioni dei prigionieri di guerra, né le ricognizioni aeree, né alcun altro tipo di raccolta di informazioni avevano fornito informazioni attendibili sulla reale portata delle operazioni per sviluppare la nuova arma segreta.

Esiste una plausibile leggenda che nel maggio 1943, a Londra, un meticoloso interprete di fotografie aeree, l'ufficiale della Royal Air Force Constance “Babs” Babington-Smith, scoprì un piccolo aereo senza cabina di pilotaggio in una delle foto dell'isola di Usedom. Questa era la bomba volante Fiesler-103, in seguito chiamata V-1. Altre foto aeree scattate in seguito rivelarono dei "piccoli sigari" A-4.

Solo allora lo stato maggiore britannico iniziò ad analizzare le informazioni correlate fornite dagli agenti in Francia, Polonia, Norvegia e Svezia. Da questi agenti, gli inglesi appresero che nel dicembre 1943 i tedeschi  un attacco alla Gran Bretagna con nuove armi: bombe volanti e una sorta di enorme razzo. La ricognizione fotografica aerea aveva già individuato 138 possibili piattaforme di lancio sulla costa settentrionale della Francia e dei Paesi Bassi. Gli inglesi ottennero fotografie di piattaforme di lancio e altre informazioni dai francesi sulla presenza di unità di truppe speciali per la manutenzione di un'arma per scopi speciali.

Constance Babington Smith, detta “Babs”

Constance Babington Smith, detta “Babs” (15 ottobre 1912 – 31 luglio 2000). Lavorando sull'interpretazione delle fotografie di ricognizione aerea , a Costanza è stata attribuita la scoperta del V-1 a Peenemunde , in Germania (fonte Royal Air Force Museum)

L’intelligence britannica, fino a quel momento, aveva trascurato ciò che aveva rivelato tre anni prima l’ingegnere antifascista Kumerov. Nel 1939, gli scettici erano convinti che l’Oslo Report non fosse altro che isteria missilistica.

 

Dopo i primi esperimenti con le A-4, lo spionaggio alleato era stato mobilitato. Nel 1943 a Londra, Duncan Sandys aveva avuto l’incarico di mettere in chiaro una volta per tutte le strane voci che circolavano su certi esperimenti che i tedeschi facevano con delle “armi segrete”. Sandys credeva di essere un esperto in fatto di razzi ma quando i documenti cominciarono ad arrivare sul suo tavolo smise di sorridere. Nei rapporti degli agenti di spionaggio si delineava qualcosa di incredibile, fantastico e terrificante, Sandys ebbe l’impressione di essersi affacciato in un mondo di fantascienza.

Chi poteva immaginare che la Germania, mentre gli alleati sentivano la vittoria a portata di mano, fosse sul punto di capovolgere le sorti del conflitto con un’arma micidiale, capace di distruggere Londra in una settimana? Sandys lesse e rilesse l’“Oslo Report”, che si riteneva inviato da un alto personaggio tedesco appartenente alla resistenza antinazista. Tutto ciò che aveva preannunciato a partire dal 1939 si era avverato. C’era anche un chiaro riferimento “in una piccola isola del Baltico sono in corso esperimenti con razzi a lunga gittata”.

Una foto scattata da un aereo Spitfire il 15 maggio 1942 aveva rivelato l’esistenza di un insolito aerodromo fino a quel tempo ignorato, a Peenemünde, a nord dell’Isola di Usedom. Un rapporto dei servizi segreti danesi riferirono che dei pescatori avevano notato nel cielo degli oggetti misteriosi “che si lasciavano dietro una scia di fuoco”.

L’Intelligence Service aveva scartato la possibilità di introdurre un agente a Peenemünde: le SS avevano un controllo impenetrabile.

Sandys interpellò anche i migliori scienziati della Gran Bretagna e ne ebbe delle dichiarazioni sconvolgenti.

“I tedeschi hanno ormai a punto dei missili a lunga gittata, sebbene non ne abbiano ancora prodotti in quantità sufficiente. Ma è bene d’altra parte ricordare che proprio in Germania due fisici, Hahn e Strassmann hanno scoperto fin dal 1938 il principio della fissione dell’atomo. Se sono continuati anche gli studi e le prove in questo settore i nuovi razzi potrebbero essere equipaggiati con testate nucleari”.

Sandys, spaventato, inviò un rapporto a suo suocero, Winston Churchill. Seguirono lunghe riunioni presso il Gabinetto di guerra inglese che si conclusero senza un immediato provvedimento. In realtà molti credevano che fosse un colossale bluff della propaganda nazista, quindi fu ordinato un supplemento di inchiesta.

Ora le istantanee scattate dagli aerei mostravano anche nuove costruzioni nella Francia del Nord. Sembravano rampe di lancio ed erano tutte rivolte verso Londra.

Il 29 giugno 1943 ci fu una riunione drammatica, ma Churchill tagliò corto:

Poiché l’origine dei missili di cui non sappiamo nulla è a Peenemünde, ebbene distruggiamo questa base. Ma non solo le installazioni. Se ci sono i razzi ci debbono essere anche gli scienziati che li hanno concepiti. Sterminiamo gli uomini e metteremo fine anche ai loro lavori. Dev’essere un bombardamento a sorpresa, massiccio e di notte, che li colga tutti nel sonno.”

La Royal Air Force sviluppò una tattica disorientante: per molte settimane prima dell'attacco, i piloti britannici e americani sorvolarono Usedom al loro ritorno dai bombardamenti su Berlino. La difesa aerea dell'isola ricevette ordini severi di non aprire il fuoco e di non inviare caccia in aria per non attirare l'attenzione del nemico sull'isola top secret. Ciò continuò fino al 17 agosto 1943.

Alla vigilia dell'attacco a Peenemünde, il maresciallo della Royal Air Force Sir Arthur Travers Harris convocò gli ufficiali responsabili dell'imminente operazione e li avvertì della particolare responsabilità degli equipaggi e della straordinaria importanza di distruggere questo obiettivo. “Se l'attacco non va a buon fine, si ripeterà la notte successiva. In tal caso, però, non sarà possibile evitare grandi perdite”.

Il 17 agosto 1943 fu avviata l’Operazione Hydra, 597 bombardieri decollarono da Norfolk e scaricarono sull’aerodromo centinaia di tonnellate di esplosivo.

Le prime ondate di bombardieri sorvolarono Usedom nella tarda serata del 17 agosto 1943 senza sganciare una sola bomba. I tedeschi sotto non hanno nemmeno suonato l'allarme antiaereo. All'improvviso si accesero dei bengala sull'estremità settentrionale dell'isola. Fu l'inizio del primo e più potente bombardamento di tutta la storia di Peenemünde. Cinquecentonovantasette bombardieri a quattro motori hanno fatto piovere migliaia di bombe ad alto potenziale esplosivo e incendiarie sull'area proibita e sull'insediamento vicino. Un'ondata di bombardieri seguì l'altra, bombardando a tappeto gli edifici di produzione, le strutture dei banchi di prova e gli edifici dei laboratori. Sono stati sganciati un totale di 1,5 milioni di chilogrammi di bombe altamente esplosive e incendiarie. La difesa aerea locale si dimostrò impotente, ma i caccia notturni chiamati con urgenza da Berlino abbatterono 47 B-25 Flying Fortresses americani.

 

Il generale Dornberger stava dormendo, lo destò un’esplosione assordante. Il letto era pieno di schegge di vetro, le finestre erano sparite. Afferrò il telefono sul comodino, ma la linea era interrotta. Allora, in pigiama e pantofole, si lanciò fuori, verso il rifugio. Sulla porta incontrò von Braun che aveva i capelli coperti di cenere.

Si udì il sibilo di una bomba e i due uomini si gettarono giù per il tunnel di cemento armato. Si trovarono in mezzo ad una folla pietrificata dalla paura. Il generale diede qualche disposizione, poi gridò: ”Von Braun! Gli archivi….i progetti!”. Lo scienziato senza dire verbo tornò fuori di corsa, in un inferno di deflagrazioni. Incurante delle bombe, voleva salvare ciò che aveva di più prezioso, il frutto dei suoi studi..

Nel raid della Raf furono uccisi 178 specialisti sui 4000 che lavoravano nella base. I documenti erano intatti, le installazioni appena danneggiate. In tutto sei settimane di ritardo sui programmi.

Altre fonti parlano di 735 residenti di Peenemünde uccisi, tra loro c'erano molti importanti specialisti, incluso il capo progettista di motori, il dottor Walter Thiel.

Dopo aver appreso della portata dell'attacco, il vice comandante della Luftwaffe, il colonnello generale Jeschonnek, che era direttamente responsabile del sistema di difesa aerea di quell'area, si suicidò. Ma Dornberger e von Braun non si persero d'animo. Assicurarono al capo del servizio di sicurezza di Himmler che i sopravvissuti di Peenemünde sarebbero stati in grado di superare le conseguenze della catastrofe.

In seguito al raid alleato, i tedeschi cercarono dei luoghi sotterranei dove poter produrre le armi di importanza strategica. Per timore di altri attacchi le catene di montaggio dei missili dovevano essere trasferite il più presto possibile.

 

 

James Mc Govern, Hitler non comprese in tempo l'importanza risolutiva dei missili. Stampa sera, 15 settembre 1965

Boris E. Chertok, rocket and people vol 1, 2005

 

 



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