Georges Méliès, il primo regista ad aver rappresentato la Luna in un cortometraggio.
Marie-Georges-Jean Méliès, conosciuto come Georges Méliès, è universalmente riconosciuto come il secondo padre del cinema (dopo i fratelli Lumière) per l’introduzione e la sperimentazione di numerose novità tecniche e narrative, ed è considerato da molti critici come l’inventore della regia cinematografica in senso stretto.
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A lui è attribuita l’invenzione del cinema fantastico e fantascientifico e di numerose tecniche cinematografiche, in particolare del montaggio, la caratteristica più peculiare del nascente linguaggio cinematografico.
Tra il 1896 e il 1914 diresse più di 500 film, dei quali ce ne sono pervenuti poco più di duecento, alcuni frammentari. Per quanto riguarda il soggetto, i suoi film erano spesso simili a degli spettacoli di magia che Méliès usava tenere, con trucchi ed eventi impossibili, come oggetti che scompaiono o cambiano dimensione.
Proprio in questo contesto, Méliès è il primo a rappresentare la Luna nel 1896 e successivamente nel 1898
In “La lune à un mètre” (1898), il regista utilizzò un set elaborato per l’epoca ed il cortometraggio durò oltre tre minuti. All'epoca i film non duravano più di un minuto.
Il film vantava un set elaborato, ossia il luogo di lavoro di un astronomo medievale in cui un enorme telescopio si estende attraverso una finestra della torretta. A destra della finestra c’è una lavagna, a sinistra una scrivania dove lavora l’astronomo. Quando lo studioso si addormenta ha un incubo e vede gli oggetti alterati e gli spiriti che appaiono e scompaiono ad intervalli regolari. Non solo, la Luna che sta tentando di studiare improvvisamente scende attraverso la finestra e mangia sia l’astronomo che il suo telescopio. A questo punto l'astronomo si risveglia.
“La lune à un mètre” contiene molte idee a cui Méliès tornò successivamente. La Luna, ovviamente, avrebbe giocato un ruolo importante in “Voyage dans la lune” alcuni anni dopo.
Le cauchemar” (“L’incubo”) del 1896
In realtà, l’idea della Luna che si avvicina paurosamente era già stata utilizzata da Méliès due anni prima in “Le cauchemar” (“L’incubo”) nel 1896. In questo cortometraggio la Luna si trasforma in una enorme faccia che morde la faccia del protagonista.
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