Portus Naonis e Curtis Naonis

Nell’XI si attesta la presenza di un ristretto territorio dell' articolata coesistenza di strutture come il Portus Naonis e la Curtis Naonis.

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Argomenti trattati

Actum naones e il Sacro Romano Impero nell’XI secolo

   La linea del tempo

   Origini del Actum Naones

   La Curtis Naonis al tempo dell’imperatore Corrado II

   La situazione economica della curtis



La linea del tempo

L’epoca di Corrado II di Franconia. (azzurro) Imperatori dei romani, (blu) Re d’Italia, (giallo) papa in carica, (rosso) margravio di Verona, (arancione) patriarchi di Aquileia, (viola) dogi di Venezia, (verde) patriarchi di Grado. Clicca sull’immagine per ingrandire

Origini del Actum Naones

La prima comunità, d’origine gallo-celtica, si sviluppò nella zona umida e fertile delle risorgive del fiume Noncello.

Grazie alla via romana che a Oderzo si staccava dalla Postumia per portare oltre il greto del Cellina Meduna verso Aquileia da un lato ed il Norico dall’altro, fin dai primi secoli dell’era cristiana il borgo è stato interessato dalla colonizzazione.

Nel VI° secolo l’abitato divenne una “Curtis” dei Longobardi, dai quali discende, in unione con il nome del fiume (Naon), il toponimo principale (Curtis Naonis).

Nei secoli a cavallo del mille le pertinenze del feudo cordenonese dal fiume si estendevano a ventaglio fino a raggiungere il primo lembo delle Prealpi Carniche.

Un diploma di Berengario I, steso nell’897 a “Naones Corte Regia”, ne attesta l’importanza a capo della circoscrizione del Noncello e suggerisce la presenza della Pieve di S. Maria della Cortina, confermata più tardi (1186) da Papa Urbano III .

La Curtis Naonis al tempo dell’imperatore Corrado II

Le invasioni degli Ungari, pur disastrose, non ne segnarono la fine poiché nel 1029 la Curtis divenne Contea di Ozzi/Otokar di Baviera e poi passò ad altre casate austriache, ultima quella degli Asburgo che ne tennero il possesso fino alla conquista veneziana agli inizi del Cinquecento.

La curtis, in quanto diretto dominio regio, rimaneva staccata dall’autorità di marchesi, duchi e conti del Friuli, e pertanto conduceva vita autonoma rispetto ai territori circostanti.

Il Degani lascia intendere che Cordenons poteva essere inserita nell'insieme dei vari possedimenti oggetto della donazione: "nel diploma, con cui nel 1029 Corrado II imperatore faceva larghe donazioni al Patriarca di Aquileja Popone, è ricordato anche questo villaggio"

Nel diploma di Corrado II si cita una selva estesa nel centro del Friuli tra il Tagliamento e il Livenza, mentre il riferimento a Cordenons si riduce ad un accenno quando si definiscono i confini della selva: "et ita deorsum per flumen usque ad terminum qui est inter predium Ocini comitis, quod vocatur Curtisnaonis, et inter predium sancte Sextensis abbatie"

Secondo gli studiosi si ipotizza che la donazione imperiale definisce una "Curtisnaonis" come predium Ocini comitis che pone a contatto con il predium sancte Sextensis abbatie. Ora, il termine predium qualifica un possedimento di piena proprietà, ossia un allodio libero da ogni vincolo feudale o pubblico

La "Curtisnaonis" viene identificata come una proprietà allodiale di un tale conte Ocino.

E’ importante ricordare che Enrico II nomino patriarca di Aquileia Poppone nel 1019. Il padre di Poppone era il bavarese Ozzi (Ocino) detto anche Waltopoto in quanto conte e messo di Ottone III

Ozzi II era il fratello di Poppone venne chiamato conte di Cordenons ed i suoi discendenti conti di Naun (Pordenone).

Il padre, erede degli Ottocari conti nel Chimegau che con l’aiuto degli Ottoni si erano stabiliti nel X secolo in Carantania, appare dunque un personaggio di rilievo nel periodo ottoniano: non solo come conte di Carinzia, ma anche quale rappresentante del re nella regione transalpina, che in quel momento faceva parte del ducato di Baviera, su cui si estendeva il dominio della casa di Sassonia.

Come il fratello patriarca, anche Ozzi II ebbe un ruolo di un certo peso nelle dinamiche di potere che interessarono in particolar modo i territori della destra Tagliamento. 

Come già descritto, appare il proprietario dell’importante ed antica corte regia che si estendeva nell’area tra Pordenone e Cordenons, lungo un tratto delle più significative arterie di percorrenza del Friuli medievale. Purtroppo non si è a conoscenza della via attraverso la quale Ozzi II venne in possesso di tali beni. Proprio la natura dei diritti vantata dai signori stiriani su questo territorio pare comunque segnalare che facevano parte del loro patrimonio familiare. Sicuramente, grazie all’attività di Ozzi II, il possesso si trasformò in signoria, soggetta al dominio dinastico, tanto che i discendenti si fregiarono di questo titolo come ricorda il predicato “de Naun” legato al loro nome. 

Nel 1056 un altro documento ricorda infatti Ottone I di Naun (vale a dire di Cordenons): si tratta del figlio e successore di Ozzi II che in quel momento doveva già essere morto.

I suoi discendenti non tennero a lungo nelle loro mani il dominio delle terre friulane nell’area pordenonese. Nel 1136, morto Ottone II conte di Naun e nipote di Ozzi II, al dominio degli Ottocari seguì, per via di eredità testamentaria, quello degli stiriani Traungauer.

Fino al 1508 rimase possesso della Casa d'Austria, separato quindi dalla Patria del Friuli e senza voce in Parlamento. Comprendeva, oltre al capoluogo, le ville di Cordenons, Rorai, San Quirino, Poincicco, Zoppola (fino al 1363), Villanova, Valle, Noncello e Fiume Veneto (fino al 1425).

La situazione economica della curtis

E’ verosimile che si debba a questi signori l’impulso che dato ai colonizzatori slavi a insediarsi in ambito naonense, o che almeno essi non abbiano ostacolato lo spostamento di popolazioni dai loro territori d’Oltralpe ai loro territori nel cuore della pianura friulana occidentale. Il fatto va messo in relazione con la natura stessa della corte regia, in quanto ebbe verosimilmente una posizione privilegiata in tutti i campi, compreso quello economico. Carlo Guido Mor ne suggerì alcuni tratti: sede di mercato e di fiere, esenzioni fiscali e tutela giuridica, rapidità giudiziaria, insomma un «centro di incontri economici di un certo rilievo»

A questo si aggiunge la presenza del porto, si può immaginare che negli anni si raggiunse uno sviluppo considerevole, sì da richiamare gente da fuori, al di là delle rapide scorrerie che in ogni caso non avrebbero potuto intaccare le strutture di base, di più lunga durata e fuori dall’immediato percorso: va ricordato infatti che il primitivo porto pordenonese era molto a valle rispetto all’odierna città, dove ora esiste Portovieli «portovecchio», mentre l’Ongaresca correva a nord.

Giordano Brunettin, Actum naones corte regia: un'esercitazione su tema medievistico (Cordenons 5 maggio 897-1997), 1999

OTTOCARI (DEGLI) OCINO II

FAMIGLIA E NOBILTÀ nel Friuli Occidentale fra il tardo antico e l’alto medioevo, Il Noncello n° 63 (1989-1994), p. 105-131



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