Ruggero Bacone, detto anche Doctor Mirabilis (1214 - 1292) fondò il metodo scientifico. Fu il primo a riportare una ricetta precisamente datata per la produzione della polvere nera.

 Ruggero Bacone, il fondatore del metodo scientifico

Ruggero Bacone, detto anche Doctor Mirabilis (1214 - 1292), è stato sicuramente il primo a riportare una ricetta precisamente datata per la produzione della polvere nera. Scienziato e filosofo è considerato il fondatore del metodo scientifico. Scrisse la “La scientia experimentalis”.

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Ruggero Bacone, il fondatore del metodo scientifico

   Chi era il Doctor Mirabilis?

   Bacone scrive l’Opus Majus

   Bacone scrive l’Opus Minus e l’Opus Tertium

   La scientia experimentalis baconiana



Chi era il Doctor Mirabilis?

Scienziato e filosofo del XIII secolo, Roger Bacon nacque nel 1214 ad Ilchester, nella contea inglese del Somerset, e morì all’età di circa ottanta anni. Ad Oxford studiò i classici greci e latini: Platone, Aristotele, Cicerone e Seneca. Poi insegnò all’Università – non solo ad Oxford ma anche a Parigi – e nell’anno 1257 divenne frate entrando nell’ordine dei Francescani.

Bacone scrive l’Opus Majus

Intorno al 1260 Ruggero conobbe il cardinale Guy Le Gros Foulquois, che cinque anni dopo sarebbe salito al soglio pontificio con il nome di Clemente IV. Fu proprio grazie alle sollecitazioni e al sostegno di questo papa che Ruggero Bacone scrisse l’Opus Maius, un’importante trattato sulle scienze del suo tempo.

Sempre su invito del pontefice Ruggero scrisse una missiva, conosciuta come “Lettera a Clemente IV”, che fa da introduzione all’Opus Maius. Nella lettera, Ruggero spiega cosa occorre studiare e in quale modo. Spiega anche come evitare gli errori, quali discipline vanno studiate e in quale ordine. In particolare, nel testo sulla Scienza Sperimentale, l’approccio empirico che è alla base del pensiero di Bacone è evidente in questo passo:

“Il ragionamento ci porta alla conclusione e ci costringe ad ammetterla, ma non é in grado di darci certezze, né riesce ad allontanare il dubbio acquietando la mente nell’intuizione della verità se non quando riesce a trovarla mediante l’esperienza”.

In Opus Majos, Bacone è stato il primo a riportare una ricetta precisamente datata per la produzione della polvere nera. La ricetta di Bacone prevedeva la miscelazione di tre ingredienti in proporzioni precise:

1 libbra di zolfo

2 libbre di carbone di legno

6 libbre di salnitro

Questa miscela, quando innescata, produceva una forte esplosione. Bacone stesso descrisse gli effetti della polvere nera come "potente, sorprendente e terrificante".

 

Bacone si allontanò dalla routine scolastica e si dedicò allo studio delle lingue e alla ricerca sperimentale. Incontrò il cardinale Guy le Gros de Foulques, che si interessò delle sue idee e gli chiese di compilare un trattato sistematico. Bacone inizialmente esitò, a causa della regola dell'Ordine francescano che vietava che i suoi membri pubblicassero alcunché senza un permesso specifico. Ma il cardinale, divenuto papa Clemente IV, tornò a sollecitare Bacone di ignorare il divieto e di scrivere il suo trattato in segreto. Bacone allora acconsentì e nel 1267 inviò al papa la sua opera, intitolata Opus Majus, un trattato sulle scienze (grammatica, logica, matematica, fisica e filosofia).

Bacone scrive l’Opus Minus e l’Opus Tertium

Questa venne seguita nello stesso anno da una Opus Minus, un sommario delle idee più rilevanti della sua prima opera. Nel 1268 riuscì ad inviare al papa la sua Opus Tertium; il pontefice però morì quello stesso anno. Bacone cadde allora in disgrazia e successivamente dallo stesso Ordine francescano venne imprigionato per la seconda volta nel 1278, con l'accusa di diffusione di idee dell'alchimia araba, ma senza dubbio anche per il fatto che le sue proteste contro l'ignoranza e l'immoralità del clero avevano fatto nascere nei suoi confronti una accusa di stregoneria. Bacone rimase imprigionato per più di dieci anni, fino a che l'intercessione di alcuni nobili inglesi gli assicurò la liberazione.

La scientia experimentalis baconiana.

Se i maestri inglesi Grossatesta e Adamo Marsh furono i suoi modelli per l'importanza che tributarono alla matematica e allo studio delle lingue, il francese Pietro di Maricourt, autore dell'Epistola sul magnete, è elogiato da Ruggero per il grande impulso che dette allo studio di una scienza eccelsa, trascurata dai latini: la scienza sperimentale.

Essa è la maestra di tutte quelle che la precedono poiché supera le altre per tre prerogative fondamentali:

(1) insegna a provare mediante l'esperienza i risultati raggiunti nelle altre;

(2) consente di attingere a verità che le altre scienze non possono di per sé raggiungere, ma solo esprimere nel proprio linguaggio, come i segreti per prolungare la vita mediante un farmaco prodigioso, o come la produzione di un oro più puro di quello naturale con l'arte dell'alchimia;

(3) infine la terza prerogativa, che porta a compimento la scientia experimentalis configurandola come una vera e propria tecnologia.

 

La scientia experimentalis baconiana va dunque oltre il ricorso all'esperienza nella costruzione della scienza naturale per sfociare nel sogno di una scienza applicata, fondata sulla dimostrazione, per costruire un sapere che non si limiti alla contemplazione della natura, ma miri alla sua trasformazione. In questa prospettiva risulta particolarmente illuminante un famoso e suggestivo passo del De secretis operibus, in cui Bacone immagina future realizzazioni pratiche, descrive macchine per navigare senza rematori, carri che si muovono da soli, senza la forza dei muscoli, macchine volanti, macchine per sollevare pesi, macchine per scendere nelle profondità dei mari. Al di là della visione "profetica" di queste parole, il concetto di conoscenza sviluppato qui dal francescano ha il suo più profondo e originale significato nell'idea dell'inesauribilità delle risorse conoscitive umane, di progresso che non arriva ad una meta preconcetta.

«Arriveremo a costruire macchine capaci di spingere grandi navi a velocità più forti che un’intera schiera di rematori e bisognose soltanto di un pilota che le diriga. Arriveremo a imprimere ai carri incredibili velocità senza l’aiuto di alcun animale. Arriveremo a costruire macchine alate, capaci di sollevarsi nell’aria come gli uccelli»

 

(fonte Manuale di Filosofia Medievale on-line)

 

 

 



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