Dall'influenza della Guerra Fredda alle missioni Pioneer, un'esplorazione del programma spaziale americano degli anni '50 e '60

6 dicembre 1958, il fallimento del Pioneer 3

(fonte Sede centrale della NASA - Le migliori immagini della NASA (NASA-HQ-GRIN)

La sonda spaziale Pioneer 3 prevedeva di passare vicino alla Luna inserendosi successivamente in un'orbita attorno al Sole. 

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Il Pioneer 3 era un veicolo spaziale costruito dall'esercito statunitense in collaborazione con la NASA. Il veicolo spaziale non riuscì a superare la Luna e a entrare in un'orbita eliocentrica come previsto, ma raggiunse un'altitudine massima di oltre 102.000 km prima di ricadere sulla Terra. Gli obiettivi rivisti del veicolo spaziale erano di misurare la radiazione nell'area esterna della cintura di Van Allen e di testare il meccanismo di innesco per un esperimento fotografico lunare.



Argomenti trattati

   Contesto storico nel 1958

   Cronologia degli eventi

   Pionieri dell'ignoto: le sonde Pioneer e la conquista dello spazio

   Pioneer 3: Un'Odissea Spaziale alla Scoperta delle Fasce di Van Allen

   La forma a cono della sonda Pioneer 3: un'innovazione ingegneristica



Contesto storico nel 1958

Nel 1958, il contesto storico era fortemente influenzato dalla Guerra Fredda tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Questo periodo di tensione politica e militare ha visto anche l’inizio della cosiddetta corsa allo spazio.

La corsa allo spazio iniziò ufficialmente nel 1957 con il lancio dello Sputnik 1 da parte dell’URSS, il primo satellite artificiale a orbitare attorno alla Terra. Questo evento segnò un punto di svolta e stimolò gli Stati Uniti a intensificare i propri sforzi nello spazio. Di conseguenza, il 29 luglio 1958, gli USA fondarono la NASA (National Aeronautics and Space Administration), con l’obiettivo di recuperare il terreno perduto e competere con l’URSS nella conquista dello spazio.

Durante la corsa allo spazio, entrambe le superpotenze investirono ingenti risorse per raggiungere traguardi significativi. L’URSS ottenne successi importanti come il lancio del primo uomo nello spazio, Yuri Gagarin, nel 1961. Tuttavia, gli Stati Uniti alla fine superarono l’URSS con l’atterraggio sulla Luna nel 1969.

La corsa allo spazio non fu solo una competizione tecnologica e ideologica, ma ebbe anche un impatto significativo sul progresso tecnologico, le cui conseguenze si percepiscono ancora oggi.

Gli obiettivi principali della corsa allo spazio durante la Guerra Fredda tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica erano molteplici e si possono riassumere in:

  1. Dimostrazione di superiorità tecnologica: Il successo nelle missioni spaziali era visto come un simbolo di avanzamento tecnologico e scientifico.
  2. Propaganda ideologica: Ogni traguardo raggiunto nello spazio era utilizzato per promuovere il sistema politico e sociale del paese che lo aveva conseguito.
  3. Potenziali applicazioni militari: La tecnologia spaziale aveva implicazioni dirette per la sicurezza nazionale, inclusa la possibilità di sviluppare nuovi sistemi di armamenti.
  4. Esplorazione e ricerca scientifica: La corsa allo spazio ha spinto verso nuove scoperte scientifiche e ha ampliato la conoscenza dell’universo.
  5. Conquista della Luna: Uno degli obiettivi più emblematici era l’atterraggio sulla Luna, che è stato infine realizzato dagli Stati Uniti nel 1969 con l’Apollo 11.

Questi obiettivi riflettevano la rivalità culturale, tecnologica e ideologica tra le due superpotenze.

Un articolo racconta i progressi tecnologici del 1958

Il 1958 un anno di importanza eccezionale nella storia dell'umanità; un anno che probabilmente i nostri nipoti dovranno mandare a memoria incontrandolo sui testi di storia, non diversamente da quanto abbiamo fatto noi con le date che si riferiscono alla caduta dell'impero romano o alla scoperta dell'America.

Quando scoccò la mezzanotte del 31 dicembre 1957, sulle nostre teste stavano girando i due primi Sputnik russi; pesavano rispettivamente 83 e 508 chili, roteavano in un'orbita sui mille chilometri dalla Terra. In questo momento, a un anno cioè di distanza, cinque satelliti artificiali, quattro americani e uno russo, viaggiano in una loro orbita. Ma più che la quantità, impressiona la qualità dei nuovi ordigni celesti. Uno di essi, il piccolo Vanguard alimentato da batterie solari, è destinato a durare due secoli.

Un altro, l’Atlas, pesa poco meno di 4000 chili, ossia circa cinquanta volte di più del primo Sputnik ed è stato definito “il postino degli spazi”; può infatti ricevere un messaggio per radio, accantonarlo nel suo cervello magnetico e ripeterlo a chiunque lo solleciti con un apposito segnale. Questo postino spaziale che riceve, conserva e distribuisce i radio-messaggi, fa il giro della Terra in cento minuti e, fu posto in orbita con un preciso sistema di guida.

Infine, un terzo satellite, il Pioneer II, ha raggiunto l'altezza di oltre 100 mila chilometri, cioè ha compiuto quasi un terzo del viaggio verso la Luna. (La Stampa 1 gennaio 1959)

 

Cronologia degli eventi

 Le varie fasi della corsa allo spazio.

Le varie fasi della corsa allo spazio. (rosso) missioni dell’Unione Sovietica, (blu) missioni degli USA, (verde) missioni della Gran Bretagna. Clicca sull’immagine per ingrandire.

Pionieri dell'ignoto: le sonde Pioneer e la conquista dello spazio

Nel vasto teatro del cosmo, l'umanità ha sempre cercato risposte, spinta da una curiosità insaziabile e dal desiderio di esplorare l'ignoto. Le sonde del Programma Pioneer hanno svolto un ruolo da protagoniste, aprendo sentieri inesplorati e svelando i segreti del nostro sistema solare.

Nato nel 1958, il Programma statunitense Pioneer fu un susseguirsi di missioni spaziali senza equipaggio, intraprese con l'obiettivo di spingersi oltre i confini terrestri. Le prime sonde, lanciate tra il 1958 e il 1960, furono un banco di prova che, pur segnato da fallimenti, gettò le basi per i successi futuri.

La responsabilità del programma era inizialmente dell’United States Army Space and Missile Systems Center. La prima generazione di sonde, note come tipo Able, furono lanciate tra il 1958 e il 1960. Tuttavia, a causa di frequenti fallimenti, il programma venne inizialmente sospeso.

Pioneer 0, 1 e 2 furono i primi tentativi lunari degli Stati Uniti. Questi veicoli spaziali identici, che non riuscirono tutti a raggiungere i loro obiettivi lunari, furono seguiti da Pioneer 3 e 4, che riuscirono a diventare le prime missioni lunari di successo dell'America.

Pioneer 5 ha fornito le prime mappe del campo magnetico interplanetario.

Nel 1965, la NASA ravvivò il programma, dando vita a una nuova generazione di sonde, alcune delle quali, come le Pioneer 7 e 8, continuano a trasmettere dati ancora oggi. Ma furono le missioni delle sonde Pioneer 10 e 11 a segnare un'epoca, spingendosi ai confini del sistema solare e oltre, verso l'immensità dello spazio interstellare. Queste sonde portavano a bordo una placca d’oro con il disegno di un uomo e di una donna e informazioni sulle origini e i creatori delle sonde, destinate a eventuali entità extraterrestri che le trovassero.

Le sonde Pioneer non si limitarono a viaggiare nello spazio, ma divennero i nostri occhi e le nostre mani, esplorando il Sole, Giove, Saturno e Venere, svelando la loro natura e i loro misteri. Pioneer 5 ci fornì le prime mappe del campo magnetico interplanetario, mentre Pioneer 6, 7, 8 e 9 formarono la prima rete di monitoraggio solare.

Pioneer 10 e 11, le gemelle coraggiose, furono le prime a visitare Giove e Saturno, fornendoci dati preziosi che avrebbero guidato la progettazione delle future missioni Voyager. E la missione Pioneer Venus, con le sue sonde Pioneer 12 e 13, ci regalò la prima mappa radar della superficie di Venere, svelandoci il volto nascosto di un pianeta avvolto nel mistero.

 

Pioneer 3: Un'Odissea Spaziale alla Scoperta delle Fasce di Van Allen

Il 6 dicembre 1958 fu lanciato un piccolo cono dorato nello spazio utilizzando un razzo June II. Pioneer 3, una sonda spaziale pionieristica, era pronta a svelare i misteri dello spazio che circondava la Terra. Nonostante il suo fallimento nel raggiungere la Luna, Pioneer 3 ha lasciato un'impronta indelebile nella storia dell'esplorazione spaziale, rivelando l'esistenza delle affascinanti fasce di Van Allen.

Un'Architettura Innovativa per l'Esplorazione Spaziale

Con la sua forma conica e il rivestimento dorato, Pioneer 3 era un'opera d'arte ingegneristica. Pioneer 3 era una sonda a forma di cono alta 58 cm e con un diametro alla base di 25 cm.

Ogni dettaglio era studiato per resistere alle rigide condizioni dello spazio: la vernice dorata per la conducibilità elettrica, le strisce bianche per il controllo della temperatura, il sensore fotoelettrico per rilevare la luce lunare. Un anello di batterie al mercurio forniva l'energia necessaria per alimentare gli strumenti di bordo, mentre una piccola sonda fungeva da antenna, pronta a trasmettere i dati raccolti.

 Pioneer 3. Fonte NASA

Pioneer 3. Fonte NASA

June II con il Pioneer 3

June II con il Pioneer 3 (fonte NASA Glenn Research Center (NASA-GRC))

Un Viaggio Interrotto, una Scoperta Rivoluzionaria

Il piano di volo prevedeva che la sonda Pioneer 3 passasse vicino alla Luna dopo 33,75 ore e poi entrasse in orbita solare. Tuttavia, l'esaurimento del propellente ha causato lo spegnimento del motore del primo stadio con 3,7 secondi di anticipo, impedendo alla navicella spaziale di raggiungere la velocità di fuga.

L'anomalia nel propellente del razzo vettore compromise la missione impedendo alla sonda di raggiungere la velocità di fuga. Nonostante il rientro prematuro nell'atmosfera terrestre, Pioneer 3 portò a termine una scoperta sensazionale: l'esistenza di due distinte fasce di radiazioni che circondano la Terra.

La sonda rientrò nell'atmosfera terrestre il 7 dicembre.

Le Fasce di Van Allen: Un'Eredità Duratura

James Van Allen, analizzando i dati della sonda sommati a quelli dei precedenti satelliti Explorer 1 ed Explorer 3, riuscì a scoprire l'esistenza di una seconda fascia di radiazioni attorno alla Terra. La radiazione venne intercettata a partire da qualche centinaio di chilometri dalla Terra e si estendeva per alcune migliaia di chilometri nello spazio. Le fasce di radiazioni che circondano la Terra vennero poi chiamate fasce di Van Allen in onore del suo scopritore.

La forma a cono della sonda Pioneer 3: un'innovazione ingegneristica

La sonda Pioneer 3, lanciata dagli Stati Uniti il 6 dicembre 1958, rappresenta un capitolo affascinante nella storia dell'esplorazione spaziale. Una delle sue caratteristiche distintive era la forma a cono, una scelta progettuale che offriva numerosi vantaggi in termini di aerodinamica, protezione e stabilità.

Una delle principali ragioni per la scelta della forma a cono risiedeva nell'aerodinamica. Durante il lancio e la discesa, era fondamentale che la sonda incontrasse la minima resistenza possibile. La forma a cono permetteva di ridurre la resistenza aerodinamica, consentendo alla sonda di mantenere una traiettoria stabile e prevedibile.

Un altro vantaggio significativo era la protezione offerta agli strumenti scientifici e ai sensori a bordo. La forma a cono agiva come uno scudo, riducendo il rischio di impatti e garantendo che gli strumenti potessero operare correttamente.

La stabilità della sonda durante il volo era  un aspetto critico per il successo della missione. La forma a cono contribuiva alla stabilità rotazionale della sonda, riducendo il rischio di oscillazioni o rotazioni indesiderate.

Obiettivo della Missione Pioneer 3

La missione Pioneer 3 aveva come obiettivo principale eseguire un flyby della Luna e inserirsi successivamente in un'orbita eliocentrica. Tuttavia, a causa di un malfunzionamento del razzo, la sonda non riuscì a raggiungere la Luna e ricadde sulla Terra.

Nonostante il fallimento della missione principale, Pioneer 3 riuscì a fornire dati preziosi sulla radiazione nello spazio. La sonda era equipaggiata con due tubi Geiger-Müller per misurare la radiazione all'esterno delle fasce di Van Allen. Questi dati contribuirono alla scoperta di una seconda fascia di radiazioni attorno alla Terra, chiamata appunto fascia di Van Allen esterna.

Reazioni della stampa

A pochi giorni dal lancio, la stampa diede la notizia del nuovo esperimento Pioneer 3 in programma

La Stampa 29 novembre 1958

La Stampa 29 novembre 1958

Il Juno II è il nome assegnato dall’esercito per il vettore che aveva il compito di lanciare il Pioneer 3 verso la Luna

La stampa 4 dicembre 1958

La stampa 4 dicembre 1958

June II è il missile che porterà in orbita anche satelliti più pesanti con il progetto Discoverer che prevede l’invio di animali da laboratorio (topi e scimmie).

Stampa Sera 6 dicembre 1958

Stampa Sera 6 dicembre 1958

NASA, Pioneer 3



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